Spaghettata Antifascista 25 Luglio 2020
Rispondiamo collettivamente alla repressione delle manifestazioni
Mercoledì 27 Maggio è stato indetto per le 17,30 del pomeriggio un presidio sotto il Palazzo della Regione Lombardia in Via Melchiorre Gioia a Milano, organizzato dalla CUB Milano e FLM Uniti e regolarmente autorizzato.
La locandina di indizione diceva: “PRENDIAMO PAROLA, RIPRENDIAMOCI LE PIAZZE” per una nuova primavera ecologica e sociale ed hanno partecipato in tanti: lavoratori precari, lavoratori in cassa integrazione, lavoratori ospedalieri, collettivi, disoccupati, singoli compagni e solidali. Tutti hanno portato in piazza la rabbia di chi sente sulle proprie spalle il peso della crisi e delle disuguaglianze sociali che il COVID ha solo amplificato, svelando il volto della criminale riorganizzazione del lavoro, che già serpeggiava nei mesi precedenti all’epidemia.
In questi giorni stanno arrivando multe per mancato rispetto delle norme sul distanziamento previste dai vari provvedimenti emessi dal Governo e non solo, per un importo in misura ridotta di 280€, se pagate entro 5 gg. e che poi aumentano a 400€ fino ad un massimo esorbitante.
Pagando, quindi, non solo si avalla una procedura repressiva, ma anche la portata di un attacco che va affrontato collettivamente e che può anche non essere il solo episodio, ma rientrare in una strategia per colpire da un punto di vista economico chi manifesta il proprio dissenso.
Per un confronto che vada oltre il solo senso del decidere come procedere insieme da un punto di vista pratico, ma che sia anche un momento di riflessione, invitiamo tutti
MARTEDI’ 14/7 alle ore 21,30 in Panetteria Occupata – Via Conte Rosso, 20
MARTEDI’ 21/7 sempre alle ore 21,30 – per un aggiornamento dal punto di vista legale
25 luglio: Incontro lavoratori sanità e Spaghettata antifascista
“ANDRA’ TUTTO BENE – INFERMIERI ANGELI – NESSUNO RESTERA’ SOLO”, recitavano cartelli e striscioni scritti da mani innocenti, ma ora poco tempo dopo la fine della chiusura, delle zone rosse, abbiamo ben chiaro davanti ai nostri occhi che non solo NIENTE VA BENE e che la decantata “normalità” alla quale dovevamo tornare non esiste e non esisterà più nei termini da noi conosciuti.
La salute non è una merce che si vende e si monetizza, è la nostra vita, è un diritto e non un favore!
Invitiamo tutte e tutti ad un momento di confronto, con la partecipazione di alcuni lavoratori della Sanità
Sabato 25 Luglio dalle ore 18,00 presso la Panetteria Occupata in Via Conte Rosso, 20 – Milano
Seguirà alle 21,00 SPAGHETTATA ANTIFASCISTA di CASA CERVI,
in ricordo di quella organizzata il 25 luglio 1943.
sabato 27 giugno: CONTRO L’OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA AL FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE
All’interno della giornata di mobilitazione internazionale contro l’annessione dei Territori palestinesi occupati Palestina Rossa invita tutte e tutti ad un momento di approfondimento sui dettagli previsti dal Piano Trump-Netanyahu e su come organizzarci per sostenere la causa palestinese, sabato 27 giugno, dalle 18.00 presso la Panetteria Occupata in via Conte Rosso, 20 – Milano
Mobilitazioni nazionali contro l’annessione dei Territori palestinesi occupati:
IL MARTEDI’ dalle 16:00 alle 19:00 SPAZIO APERTO
Il Martedì, dalle 16:00 alle 19:00 e il primo e l’ultimo sabato del mese, dalle 15:00 alle 18:00 la Panetteria è aperta per organizzare delle reti territoriali di mutuo sostegno a difesa delle condizioni di vita e di lavoro.
aperture_panetteria_testo_A4 aperture_panetteria_testo_A3
Foglio ri/belle – giugno 2020
Uscito il nuovo numero Foglio ri/belle – giugno 2020
Il collettivo RI/Belle si incontra presso la Panetteria Occupata di via Conte Rosso 20 – 20134 Milano – Lambrate
per contatti: coll.ri.belle@libero.it – fb Spazio Donne Ri/Belle
PANDEMIA E BARBARIE
Nonostante i divieti di questi ultimi mesi, non abbiamo mai smesso di ragionare e discutere sulla situazione che stiamo vivendo, abbiamo responsabilmente trovato altre forme per comunicare, analizzare e cercare di inquadrare il contesto in cui questa emergenza sanitaria si inserisce e quali altre emergenze ha fatto venire a galla. Vediamo come le risposte alle emergenze vanno solo a mettere pezze ad un sistema più ampio e articolato ma che ha un fine unico: trarre profitto ovunque e comunque. Le risposte alle emergenze concedono briciole a qualcuno e le negano ad un altro. Le emergenze sono strutturali al nostro sistema politico, economico e sociale. Proviamo a capirle queste emergenze.
Emergenza sanitaria: la salute è un business e l’hanno capito i privati sempre sostenuti e incoraggiati dai nostri governi. Il risultato l’abbiamo visto, il collasso del sistema sanitario. Eppure da anni i sanitari denunciavano la trasformazione della sanità pubblica in un sistema “aziendalizzato” che privilegia le prestazioni più redditizie a danno della prevenzione. Così come denunciavano la riduzione del personale ospedaliero, dei posti letto, di ospedali e ambulatori e l’ingresso delle tante cooperative e agenzie interinali che assumono parte del personale con contratti precari e privi di diritti. Nessuno li ha ascoltati.
Emergenza nell’agricoltura: il virus ha inceppato il meccanismo dello sfruttamento schiavistico a cui sono sottoposti migliaia di braccianti; il covid19 ha bloccato i lavoratori e i padroni hanno bisogno di loro perché frutta e verdura rischiano di marcire. In tutta fretta quindi il governo programma di concedere un documento (la chiamano sanatoria) a chi con il suo lavoro garantirà profitti ai padroni e giusto il tempo per portare a termine il lavoro. E non importa se si continuerà a lavorare per 3 euro all’ora e a vivere nelle baraccopoli. Le lotte e le mobilitazioni dei braccianti sono state numerose e importanti ma mai ascoltate da governi e istituzioni.
Emergenza carceri: il sovraffollamento endemico non ha retto all’emergenza sanitaria e i detenuti con le loro rivolte hanno fatto capire che lì dentro il diritto alla salute fisica e mentale è negato. Aggiungiamo l’emergenza casa, quante persone si trovano senza una casa e quante sono le case senza persone? Quante famiglie destinano un salario al pagamento di un affitto? E quante persone attendono una casa popolare? Ma in questo caso nessuna sanatoria perché le case pubbliche dovranno diventare sempre più private, ed è solo questione di tempo.
Emergenza violenza: durante il periodo di lockdown, del confinamento a casa 24 ore su 24, gli abusi e le violenze sulle donne sono aumentati esponenzialmente. In Italia nel mese di marzo 2020 le richieste di aiuto ai centri antiviolenza sono aumentati del 73 per cento rispetto alla media mensile del 2019. Inoltre le restrizioni e la sospensione dei servizi sanitari hanno provocato l’impossibilità a 44 milioni di donne con reddito medio/basso di 114 paesi di accedere ai contraccettivi, causando circa 1milione di gravidanze indesiderate.
Emergenza ambientale: agricoltura intensiva con l’uso di diserbanti chimici e concimi, deforestazione di intere aree per monocolture a danno delle biodiversità, allevamenti intensivi responsabili delle evaporazioni dei liquami sparsi sui campi, piccole e grandi industrie che inquinano l’aria che respiriamo e dato ormai accertato, favoriscono la diffusione del virus. In queste emergenze vediamo un sistema, un modello, una prospettiva che ha una direzione ben precisa, difendere e rafforzare quel modello capitalistico che sta portando alla devastazione sociale e alla distruzione del nostro presente e del nostro futuro.
In questo contesto stabilmente emergenziale come ci collochiamo?
Sicuramente autorganizzandoci e non delegando a nessuno le nostre vite, le nostre scelte e la nostra forza, consapevoli che il compito che ci aspetta sarà duro. Questa pandemia ha solo accellerato tutti quei processi di impoverimento dei lavoratori che erano già profondamente in atto, ma per noi donne significa anche arretramento e un maggior carico di lavoro produttivo e riproduttivo che non possiamo e non vogliamo sostenere. Non è da ora che urliamo a gran voce che non è questo il mondo che vogliamo. Non ci aspettiamo nulla dalle istituzioni o dai i governi, vorremmo invece con altre donne costruire la nostra prospettiva, la nostra idea di società giusta dove lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e della terra che ci appartiene, siano i terreni su cui lottare, così come le guerre che affamano e ci affamano; in piena pandemia le fabbriche d’armi non si sono mai fermate e in Italia ne abbiamo 231 a fronte di una sola fabbrica che produce respiratori polmonari.
6 giugno – Manifestazione “patto d’azione per un fronte unico anticapitalista”
FACCIAMO PAGARE LA CRISI AI PADRONI!
SABATO 6 GIUGNO partecipiamo alla giornata di mobilitazione nazionale del “patto d’azione per un fronte unico anticapitalista”. A Milano concentramento ore 16 in Piazza San Babila.
La comparsa della pandemia da Covid 19 ha accentuato la situazione di crisi economica e sociale ed aumentato le disuguaglianze peggiorando in generale le condizioni per la maggioranza della popolazione. Da parte dei Governi è stato messo al primo posto la necessità di garantire i profitti, salvaguardare il dominio del capitale (e delle classi abbienti) anche attraverso un controllo ideologico e militare dei territori. Politiche di intervento in chiave autoritaria e repressiva che hanno colpito ulteriormente i lavoratori e gli strati più deboli della popolazione. Politiche che hanno accelerato processi già in atto:
Aumento dello sfruttamento, licenziamenti, chiusure di siti produttivi, attacco al diritto di sciopero, milioni che attendono ancora l’erogazione della cassa integrazione o della FIS, disoccupati ridotti alla fame, lavoratori messi per strada dalla sera alla mattina, mancanza di sicurezza e misure di prevenzione sui luoghi di lavoro, mobbing, discriminazioni e condotte antisindacali tese a colpire chi alza la testa, anche negli ospedali e nel comparto sanitario.
Privatizzazione della sanità, in una situazione già aggravata da anni di politiche di smantellamento dei presidi sanitari, di ridimensionamento della sanità pubblica affiancata da un sempre maggiore sostegno a quella privata.
Aumento della povertà con le conseguenti difficoltà a pagare l’affitto od il mutuo per la casa o non riuscire a fare la spesa.
A questa crisi economica, sociale e sanitaria, il Capitale e gli Stati Europei si sono uniti attorno ad una parola d’ordine: riforme strutturali. Riformare il welfare e il mercato del lavoro, con l’obbiettivo di tagliare il salario diretto e indiretto e aumentare la durata e l’intensità del lavoro. Si tratta di un aumento dello sfruttamento della classe dominata: ne sono colpiti i lavoratori delle fabbriche come quelli pubblici, la forza lavoro in formazione, cioè gli studenti, come i pensionati. Il Governo su indicazione di Confindustria e delle varie multinazionali chiede ai Sindacati concertativi un nuovo “Patto Sociale” nella tradizione di quei modelli neocorporativi che nel passato si sono rivelati tra le forme più efficaci nell’attacco alla classe lavoratrice e nell’imposizione sia di nuovi livelli di sfruttamento che della ristrutturazione sia dell’apparato produttivo che dei rapporti sociali. Un “Patto sociale” utile per l’attuazione di quei provvedimenti che con la destrutturazione dello Stato sociale e l’intensificazione dello sfruttamento capitalistico, con la precarizzazione e la liberalizzazione dell’impiego della forza-lavoro, con l’attacco ai salari (con la prevalenza dei contratti aziendali su quelli nazionali come indicato dal nuovo presidente di Confindustria, Bonomi) tendono a rendere le condizioni della classe lavoratrice totalmente dipendenti dagli interessi di profitto del capitale.
Anche le misure straordinarie che sono state indicate dall’UE e dalla BCE come i prestiti “solidali” e le iniezioni di liquidità nel bilancio degli Stati-nazione sono capitali che dovrebbero essere poi rimborsati dalle singole nazioni (nazioni come quella Italiana già con un debito pubblico elevato). Quindi operazioni di “economia di guerra” che significano un nuovo ciclo di memorandum, licenziamenti, riduzioni salariali e di pensioni, di spese sociali e di privatizzazioni. Quello che lo Stato sta dando oggi per fermare la sua crisi, domani lo vorrà far pagare ai lavoratori.
Insomma, per parafrasare uno slogan di moda: NON ANDRA’ TUTTO BENE. Da parte nostra dobbiamo prepararci a dare risposte concrete e a prospettare una fuoriuscita da un modo di produzione capitalistico sempre più distruttivo e mortifero. Forme di resistenza sul piano politico, sociale e culturale crescono di giorno in giorno: dagli scioperi dei lavoratori che non sono disposti ad essere sacrificati in nome del profitto, dalle richieste di una sanatoria generalizzata, dalle mobilitazioni sul diritto alla casa per organizzare lo sciopero degli affitti, dalle rivendicazioni del personale sanitario, al tentativo di categorie e soggetti dei nuovi lavori di auto organizzarsi e rivendicare condizioni lavorative migliori, dalle rivolte nelle carceri contro le già esasperate condizioni di salute e di sovraffollamento acuite dall’attuale pandemia. Queste lotte sono un importante terreno di ricomposizione della classe, sono un spazio dove concretamente costituire una rete attiva di solidarietà e sostegno alle lotte.
ALZIAMO LA TESTA! LOTTIAMO E ORGANIZZIAMOCI
Panetteria Occupata – Milano giugno 2020
Punto d’incontro per il mutuo soccorso solidale
APERTURA DA MARTEDI 9 GIUGNO 2020
Punto d’incontro per il mutuo soccorso solidale
Riprendiamoci la vita contro chi la uccide
Durante questo periodo di pandemia vediamo che una serie di processi, in atto da molti anni, hanno avuto un’accelerazione.
- Licenziamenti, aumento dello sfruttamento, attacco al diritto di sciopero. La cassa integrazione aperta per l’emergenza Covid riguarda quasi 6 milioni e mezzo di lavoratori in Italia che oltre a non aver ancora ricevuto il versamento di aprile rischiano di non tornare più al lavoro. Chi continua a lavorare è costretto a ritmi di lavoro più intensi, all’aumento della giornata lavorativa e non può nemmeno scioperare.
- Chiusure dei piccoli esercizi produttivi e commerciali. Molti verranno assorbiti dalla rete della grande distribuzione organizzata e dal commercio on-line (Amazon) aumentando a dismisura il loro potere di determinare prezzi e condizioni di lavoro su tutta la filiera: braccianti agricoli, lavoratori della logistica e del commercio.
- Privatizzazione della sanità. Negli ospedali pubblici San Paolo e San Carlo, che già prima della pandemia erano in via di chiusura, diversi reparti vengono destinati all’emergenza Covid scaricando così i servizi non remunerativi. Intanto si vorrebbe privatizzare l’ospedale di Casalpusterlengo e si smantella il presidio di terapia intensiva al Portello di Milano.
- Aumento della povertà. Che vuol dire anzitutto non riuscire a fare la spesa né a pagare l’affitto o il mutuo della casa. Gli aiuti governativi, se e quando arrivano, non bastano, il blocco degli sfratti è solo temporaneo e i finanziamenti finiranno in tasca alle banche per non farle fallire. Dalle banche viene data una pioggia di soldi solo ai grandi potentati, per non parlare di FCA (Fiat-Chrysler) che chiede 6,3 miliardi di euro ai cittadini italiani.
- Disinvestimento nella Scuola. L’utilizzo delle nuove tecnologie spacciate come innovativa didattica a distanza non fanno altro che aumentare le diseguaglianze economiche e culturali: a causa delle differenti possibilità degli strumenti e capacità di gestione della didattica sulle spalle, prevalentemente, delle donne. Non tutti posseggono computer a casa e se c’è deve essere suddiviso tra i componenti della famiglia. La gestione di tipo didattico viene presa in totale carico dalle famiglie e soprattutto dalle donne che si trovano, da sole, a sostenere un enorme carico di lavoro.
Di fronte a questo scenario è necessario organizzare delle reti territoriali di mutuo sostegno a difesa delle condizioni di vita e di lavoro. Ci rendiamo disponibili a questo progetto aprendo la nostra sede per condividere problemi e per cominciare a trovare insieme le soluzioni.
Martedì, dalle 16:00 alle 19:00
Il primo e l’ultimo sabato del mese, dalle 15:00 alle 18:00
Panetteria Occupata, via Conte Rosso, 20 (MM Lambrate) – Milano
Solidarietà con le compagne e i compagni arrestati il 13 maggio 2020
Solidarietà con le compagne e i compagni arrestati il 13 maggio 2020
In questi giorni inizia a prendere forma la realtà che avremo davanti nell’immediato futuro:
- da una parte un pesante peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato, con la crescita della disoccupazione e con l’attuazione di una cassa integrazione generalizzata per emergenza Covid (soldi che però i lavoratori non hanno ancora ricevuto da quando sono stati messi in CIG); con la continua privatizzazione della sanità, al di là delle dichiarazioni ipocrite su medici ed infermieri dipinti come “angeli” ma sanzionati disciplinarmente non appena si lamentano delle carenze; la completa chiusura delle scuole e dei servizi educativi/assistenziali per i minori, ecc.
- dall’altra il tentativo di cancellare ogni forma di libertà di espressione e di organizzazione sindacale e politica, perché resta primario solo “lavorare e produrre profitto”. Ogni manifestazione di dissenso viene immediatamente punita utilizzando strumenti economici, le sanzioni e le multe, su una popolazione già sfinita dall’isolamento di questi mesi e utilizzando l’arresto ed il carcere quando la resistenza diventa più forte.
Il 13 maggio scorso, 12 compagni, fra i quali lavoratori, studenti e precari, sono stati arrestati con l’accusa di associazione sovversiva (art. 270 bis). Sono accusati anche di aver dato sostegno alla “campagna anti-carceraria” o meglio per aver lottato insieme ai detenuti contro le condizioni di sovraffollamento, di mancanza di garanzie sanitarie, contro i massacri avvenuti nelle carceri (che hanno causato la morte di almeno 15 persone) e rivendicando la libertà per tutti.
L’operazione ha un chiaro fine che non è solo la repressione usata come mezzo per assestare colpi ad ogni opposizione sociale, ma ha “una valenza preventiva” per impedire ulteriori momenti di tensione sociale generati dalla situazione emergenziale, come gli stessi responsabili di sfruttamento, disoccupazione, povertà, hanno tranquillamente dichiarato dalle pagine dei loro giornali.
Ai compagni arrestati va l’abbraccio della nostra solidarietà e della nostra lotta.
Panetteria Occupata, Milano