21 febbraio: presentazione “Rosso Banlieue”

VENERDI’ 21 FEBBRAIO DALLE ORE 21
INCONTRIAMO ATANASIO BUGLIARI GOGGIA AUTORE DI “ROSSO BANLIEUE” e di “LA SANTA CANAGLIA”
ed insieme a lui, partendo dal racconto di un esperienza diretta nelle banlieue francesi, una ricerca “militante” svolta nelle periferie parigine teatro di rabbia e rivolte, discutiamo dell’attuale composizione di classe nel presente contesto sociale metropolitano. Una riflessione comune, un percorso di analisi necessaria alla mobilitazione e alla lotta, su una realtà che parla ancora di impegno, solidarietà e lotta di classe. Conoscere la “banlieue” come luogo di concentrazione dei figli della classe operaia, dei proletari e dei sottoproletari che nella fase attuale di crisi sistemica del modo di produzione capitalistico diventa sia sperimentazione del controllo sociale che spazio della possibile rivolta sociale che vede pronti all’azione una nuova schiera di proletari. Una riflessione collettiva, oggi ancora più urgente, per ricercare piani d’azione comune contro le politiche di controllo sociale e di razzismo di stato che trovano il loro punto di arrivo con il DDL 1660 e con l’istituzione delle cosidette “zone rosse” in numerose aree delle città e che vedono nei proletari in generale e nelle popolazioni immigrate in particolare il bersaglio primario da colpire.
Nel movimento ancora parziale e contraddittorio del nuovo proletariato che attraversa le periferie delle metropoli imperialiste insieme al messaggio concreto di Resistenza che ci arriva dalla Rivoluzione Palestinese ritroviamo i contenuti sociali per l’unità della classe e le condizioni per continuare a mobilitarci per fermare guerra, deportazioni, razzismo di stato, DDL 1660… e riaffermare il principio che “ribellarsi è giusto”, che è possibile un’alternativa, che è possibile rovesciare questo sistema classista, iniquo e guerrafondaio.
Alla PANETTERIA OCCUPATA – Via Conte Rosso 20 – Milano

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7 febbraio: proiezione “From Ground Zero – Stories from Gaza”

Venerdì 7 febbraio ore 21 il Circolo Itinerante Proletario “Georges Politzer” e la Panetteria Occupata organizzano la proiezione del film

“From Ground Zero – Stories from Gaza” di Rashid Masharawi

Per parlare di Gaza e della Palestina partiamo da una serie di immagini, le stesse che ci hanno accompagnato per più di 15 mesi nel percorrere le strade di Milano e gridare tutta la rabbia ed il dolore per questo silenzio disumano che ha caratterizzato non le popolazioni, ma i governi di tutta Europa.

Un genocidio lento, inesorabile e reso spettacolo dai media e dai racconti di giornalisti senza scrupoli (a parte poche rare voci fuori dal coro) affinché sia da monito per chi non accetta di morire in silenzio, giorno dopo giorno: i Palestinesi per quasi un secolo e noi che ancora a livello di pensiero dominante ascoltiamo che a far partire tutto sia stato il 7 ottobre 2023. Eppure quel giorno è come un grido dirompente che ha messo a nudo la volontà di non arrendersi mai, di lottare per la propria terra, per la propria libertà nel senso più profondo della parola: “noi Palestinesi siamo qui e non siamo disposti a stare a guardare, né tanto meno a perdere la speranza nel futuro per noi, per i nostri padri e madri, per i nostri figli”.

A partire da quel momento quasi subito a levarsi è stato il fumo della polvere, il frastuono delle bombe e dei palazzi che crollano come fossero tessere del domino, le fiamme, il sangue, ma insieme alla sofferenza si è accesa ancora più forte la determinazione, si è saldato ancor più forte il legame che c’era tra la popolazione gazawi e la Resistenza, sia quella del vivere giorno dopo giorno nonostante il caos intorno, sia quella armata.

La grande mattanza di questi 15 mesi e la devastazione totale del territorio sono in linea con le ripetute dichiarazioni dei sionisti, un progetto di pulizia etnica congegnato anni fa e sostenuto dai colonialisti americani con la complicità dell’Europa e delle forze reazionarie arabe, tutti convinti che con le condizioni di invivibilità create sia il momento di attuarlo. Il numero dei martiri continua ad aumentare, con il recupero dei corpi dalle strade e da sotto le macerie, il viaggio del ritorno verso il Nord dei gazawi è iniziato con un flusso ininterrotto di migliaia di giovani, donne, bambini, uomini, alcuni costretti a percorrere anche 24 Km a piedi, senza acqua né cibo, nonostante tutto la dura marcia viene vissuta come una festa di liberazione. Tutti sono consapevoli della realtà che troveranno con le loro case completamente spianate, i campi verdi che non esistono più, ciò nonostante sono contenti di tornare a respirare l’aria della propria terra. Vogliono anche riabbracciare i loro cari rimasti in vita e seppellire gli altri che sono stati assassinati. Questa è la eloquente risposta alle dichiarazioni del Presidente degli USA Trump circa l’ipotesi di una possibile deportazione. Certo, i gazawi dovranno fare i conti con tante difficoltà, prima fra tutte una quantità di bombe di vario tipo inesplose da rimuovere che il boia ha volutamente lasciato in ogni angolo con l’intenzione di continuare ad uccidere e mutilare. Soprattutto preoccupano le bombe camuffate da giocattoli, o da scatole di cibo, di caramelle o di bevande sparse sul territorio, trappole per i bambini che sono curiosi per natura. A tutto questo vanno aggiunte le difficoltà di reperire i materiali necessari per la ricostruzione, la mancanza di acqua e di attrezzi per rimuovere le macerie. Molti non riescono neppure a riconoscere il paesaggio, non riescono a trovare le proprie case, in quanto tutto è diventato un cumulo di cemento e ferraglia. Ma la gente vuole tornare e recuperare qualsiasi oggetto con la certezza che così il ricordo verrà tenuto vivo.

E noi che parte siamo disposti a fare?

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31 gennaio: lettura de “Il Capitale” – proiezione “Queimada”

S.O. FUTURA Vi invita all’incontro di presentazione del nuovo gruppo di lettura de “Il Capitale”, per fare alcune riflessioni sulla funzione di una rilettura di questo testo nel contesto odierno.

 In seguito all’incontro ci sarà una cena vegana (per allergie o intolleranze scriveteci in DM).

 Infine, proiezione del film “Queimada” di Gillo Pontecorvo, e dibattito! Il film sarà in italiano con sottotitoli in inglese.

 Il film Queimada affronta il tema dell’imperialismo, esprimendo il passaggio dalla forma coloniale allo sviluppo del dominio imperialista. Attraverso l’espediente narrativo di un’isola immaginaria colonizzata dal Portogallo, il film riesce a sintetizzare il dominio occidentale sui paesi del sud del mondo, passando dallo sfruttamento dei territori, materie prime e popoli, fino alla manipolazione dello spirito rivoluzionario dei popoli, strumentalizzato dalle potenze capitaliste per imporre la propria influenza.

Ci vediamo venerdì 31 gennaio alle ore 17:00 in Panetteria Occupata (Milano, via Conte Rosso 20, zona lambrate).

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24 gennaio: presentazione “Alla fine dell’estate”

VENERDI’ 24 GENNAIO ORE 21:00

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “ALLA FINE DELL’ESTATE” DI CARLO FRATTINI (Red Star Press 2021)

e presentazione Appello “Rompiamo un tabù”

“Alla fine dell’estate”:
“Il lavoro è poco. Nocivo. Malpagato. I desideri, al contrario, non si contano. E come i sogni, abbracciano orizzonti illimitati. Parlando di un mondo in cui gli uomini e le donne sono davvero nati uguali. È mostrando come la felicità sia un’incredibile forza collettiva. Una forza che niente e nessuno può avere il diritto di negare, nemmeno quando ci si ritrova a vivere alla fine dell’estate, nella stagione che coincide con gli anni ottanta della lotta armata in Italia: il luogo da cui prende le mosse il romanzo-verità di Carlo Frattini, dedicato a un tempo in cui “la vita si confondeva con la storia e la storia con la vita” e ogni cosa sembrava ancora possibile. Persino la rivoluzione”.
Appello: vogliamo rompere un tabù
È quel desiderio di rivoluzione, che si espresse negli anni ‘70-’80 del secolo scorso, che dette vita ad un grande e importante movimento di classe in l’Italia, così come a livello internazionale. Un movimento che seppe organizzare e costruire una forza e un sapere che mise in discussione i rapporti di potere e dominio esistenti, seppe coniugare le rivendicazioni per la casa, il lavoro, l’istruzione, la salute, la salvaguardia dell’ambiente con una lotta più generale di emancipazione per un cambiamento rivoluzionario dei rapporti capitalistici ed imperialisti.
Da quella stagione di lotte che si espresse in modi e forme diverse e che vide tra la metà degli anni 70 e i primi anni 80, una forte repressione che si tradusse in oltre 20.000 indagati/e, 6.000 compagni/e in galera, 15.000 anni comminati e 100 ergastoli, che ancora oggi, dopo più di 40 anni 16 compagni delle Br sono in galera e 3 al 41 bis.
Compagni protagonisti di quel ciclo di lotte, che ancor oggi fanno paura perché memoria ed espressione viva e diretta di quegli anni. Anni sui quali il potere ha esercitato una grande opera ideologica di mistificazione e demonizzazione e che utilizza ideologicamente e a livello repressivo come monito e spauracchio sulle classi subalterne per impedire ogni idea di rivolta, possibilità di cambiamento sia, non solo possibile, ma immaginabile, ancor di più oggi, in questa fase di profonda crisi e di guerra, in cui le contraddizioni sono più profonde e globalizzate.
La campagna “Vogliamo rompere un tabù”, vuole contribuire a ridare dignità e verità storica a quegli anni, smascherare l’obiettivo da parte dello Stato di utilizzare questi compagni come strumento di una vera e propria “guerra alla memoria”; mettere in evidenza come le ragioni di una così lunga permanenza in carcere siano più attuali e vicine, di quanto si possa immaginare, alle strette repressive, economiche, politiche e sociali che stiamo vivendo e alle aspirazioni per un cambiamento e l’ emancipazione delle classi subalterne.

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PROVOCAZIONE DEL DAP CONTRO I PRIGIONIERI DELLA SEZ. AS2 DI ALESSANDRIA

Riceviamo e pubblichiamo questa denuncia di parenti, amici e solidali di prigionieri  delle Brigate Rosse, relativa a gravi fatti che stanno avvenendo nel carcere di Alessandria. Rompiamo il silenzio, stiamo vicini ai compagni prigionieri, rafforziamo la solidarietà!

In una sezione di 7 celle, insieme a 4 prigionieri delle Brigate Rosse da più di 40 anni in carcere, da oltre 3 mesi è stato assegnato un noto, soprattutto al DAP, individuo che ha più volte insultato e minacciato gli altri prigionieri e che continua a creare un’ oggettiva situazione di pericolo e incolumità, favorita dall’immobilismo da parte della direzione del carcere.
Il trattamento privilegiato a cui è sottoposto questo personaggio che gode della libertà di
spostamento fino a sera inoltrata, usufruisce di innumerevoli videochiamate della durata
superiore di gran lunga a quella consentita agli altri detenuti (h.2:30), che, nonostante il
divieto assoluto in AS2, si sposta liberamente dalla sezione all’infermeria dove intrattiene
rapporti con i detenuti comuni, che ha picchiato due agenti, deteneva in cella una
chiavetta e un computer con accesso a internet, che mette in pericolo l’incolumità delle
altre persone detenute nella sezione lascia pensare alla non casualità della sua
assegnazione in questo carcere da parte del Dap.
Ricordiamo, che l’uso dei vari personaggi come provocatori non è una novità nella storia
delle carceri italiane quale forma di pressione ed annientamento dei prigionieri politici.
Per la situazione intollerabile ed inaccettabile che è stata creata nella sezione di AS2, l’
incolumità dei 4 prigionieri delle Brigate Rosse e del prigioniero kurdo, attivista del partito HDP anche lui detenuto nella stessa sezione, non possiamo che ritenere responsabili il DAP e il Ministero.
Chiediamo al sottosegretario Delmastro, se anche questo è un modo, così come per chi è al
41 bis, utilizzato per “non fare respirare i detenuti politici” per il quale prova tanto
godimento.

Parenti, amici, solidali dei prigionieri
16/01/2025

Si allegano alcuni articoli di giornali
https://www.europeandemocracy.eu/efd-project/the-case-of-hmidi-saber/
https://ilsicilia.it/isis-detenuto-fa-proselitismo-in-carcere-trasferito-a-siracusa/
https://www.poliziapenitenziaria.it/public-post-chi-e-hmidi-saber-laposaposestremista-
islamico-arrestato-oggi-e-tutte-le-sue-vicende-nelle-carce-6251-asp/
https://ristretti.org/milano-qil-covid-una-punizione-di-allahq-il-reclutatore-di-terroristi-
in-carcere
https://www.fratelli-italia.it/carceri-fidanza-trasferire-subito-tunisino-condannato-per-
reati-di-terrorismo/
https://www.poliziapenitenziaria.it/public-post-chi-e-hmidi-saber-laposaposestremista-
islamico-arrestato-oggi-e-tutte-le-sue-vicende-nelle-carce-6251-asp/

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24 gennaio: presentazione “Alla fine dell’estate”

VENERDI’ 24 GENNAIO ORE 21:00

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “ALLA FINE DELL’ESTATE” DI CARLO FRATTINI (Red Star Press 2021)

e presentazione Appello “Rompiamo un tabù”

https://www.redstarpress.it/prodotto/alla-fine-dellestate/

https://www.rompiamountabu.org

 

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20 dicembre: festa St.Ambroeus Figc Piccione

Questo venerdì 20 dicembre dalle ore 22:00 la squadra FIGC del Piccione serve da bere a forestiere e forestieri che giungeranno alla Panetteria Occupata in Via Conte Rosso 20 nel cuore di Lambrate in cerca di un posto caldo e accogliente con musica e bella gente.
Vi aspettiamo!!
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14 dicembre: Cena Sociale

SABATO 14 DICEMBRE ORE 20:30
CENA SOCIALE alla Panetteria Occupata
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29 novembre: Gaza, un documentario

29 novembre ore 21 Fermiamo il massacro! Libertà per il popolo palestinese
GAZA – Investigating war: Al Jazeera ha realizzato questo documentario su Gaza che denuncia i crimini di guerra israeliani nella Striscia di Gaza attraverso foto e video postati online dagli stessi soldati israeliani durante il conflitto durato un anno.
La I-Unit ha costruito un database di migliaia di video, foto e post sui social media. Dove possibile, ha identificato i poster e le persone che vi compaiono.
Il materiale rivela una serie di attività illegali, dalle distruzioni e dai saccheggi alla demolizione di interi quartieri e agli omicidi.
Il film racconta anche la storia della guerra attraverso gli occhi dei giornalisti palestinesi, degli operatori dei diritti umani e dei comuni abitanti della Striscia di Gaza. E denuncia la complicità dei governi occidentali, in particolare l’uso della RAF Akrotiri a Cipro come base per i voli di sorveglianza britannici su Gaza.
“L’Occidente non può nascondersi, non può affermare di essere ignorante. Nessuno può dire che non lo sapeva”, afferma la scrittrice palestinese Susan Abulhawa
In collaborazione con Circolo Itinerante Proletario “Georges Politzer”
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26 novembre: presidio all’Assessorato Welfare

Martedì 26 novembre 2024 ore 10:00
Presidio davanti all’Assessorato al Welfare in via Sile, 8
Contro una politica sociale discriminatoria e razzista, per riportare al centro del dibattito la questione della casa, l’autonomia e l’emancipazione degli individui.
Basta con soluzioni temporanee nei dormitori pubblici con orari e regolamenti oppressivi che non tengono conto delle necessità quotidiane e lavorative delle persone.
Basta con i ricatti, le minacce e le denunce che mirano a cacciare gli adulti e i bambini dalle strutture di accoglienza con lucido cinismo.
Più risorse pubbliche sulle case popolari, meno soldi ai servizi abitativi gestiti dai privati che hanno tutto l’interesse a speculare sull’emergenza.
Più case e autonomia! Meno assistenza e prevaricazione!
In seguito agli sgomberi delle occupazioni abitative di via Siusi e via Esterle, e all’incendio dello stabile di via Fracastoro, la Rete solidale Ci Siamo ha seguito diverse famiglie di lavoratori stranieri prese in carico dai servizi sociali del Comune di Milano e ha potuto constatare quanto segue.
A Milano, una famiglia con minori che si rivolge all’Amministrazione comunale perché è senza casa a causa di uno sfratto o dell’impossibilità di affittarla, quasi sicuramente finisce per essere presa in carico dai servizi sociali piuttosto che da quelli abitativi.
Ciò accade perché viene data la responsabilità di questa condizione al nucleo familiare piuttosto che inquadrare la loro condizione all’interno di un contesto sempre più escludente, precario e razzista. Così il bisogno di una casa, che fino a quel momento rappresentava la necessità prevalente, passa in secondo piano.
Questo pregiudizio sulle persone povere, molto radicato tra gli assistenti sociali, porta a una conseguenza altrettanto dannosa, cioè quella di considerare il nucleo familiare divisibile, da una parte la mamma con i figli minori, dall’altra il padre con quelli maggiori come se per la tutela e il benessere dei minori non fosse importante l’unità della famiglia e la figura paterna.
Una consuetudine ormai diffusa che prevede l’individuazioni di soluzioni abitative temporanee e in emergenza solo per i soggetti considerati fragili del nucleo familiare, a cui viene offerta nell’immediato ospitalità nei dormitori pubblici.
L’accesso in queste strutture, costituite da spazi angusti e asettici con regole rigide e
vessatorie, avviene nella maggioranza dei casi senza sapere il tempo che si resterà al loro interno e neppure se verrà individuata un’altra soluzione stabile e duratura.
Dunque, si resta a lungo separati, in una condizione di incertezza sul futuro, di precarietà quotidiana e di assoluta dipendenza e assoggettamento alle scelte degli assistenti sociali, che agiscono in totale autonomia individuando, tra le risorse a disposizione del pubblico, quella che ritengono più adeguata.
Si tratta di soluzioni come le case di accoglienza o le residenze sociali, gestite dal privato con costi molto elevati per il Comune, che nella maggioranza dei casi non rispondono alle esigenze reali.
Il tutto avviene in una gestione che infantilizza gli adulti e prolunga a tempo indeterminato la loro condizione emergenziale fino a trasformarla in “ordinaria”.
Il più delle volte queste “soluzioni”, presentate come l’unica risorsa che l’Amministrazione può mettere in campo, vengono imposte dagli assistenti sociali alle sole donne, in assenza dei mariti e solo verbalmente, con notevoli pressioni affinché queste siano accette o meno in tempi molto brevi, un paio di giorni al massimo.
Se la famiglia, nonostante le pressioni ricevute, mostra dubbi sulla proposta individuata oppure la rifiuta chiedendo una soluzione abitativa dignitosa, stabile e duratura per l’intero nucleo familiare, allora gli assistenti sociali cambiano registro, prima minacciano la segnalazione al Tribunale dei minori, poi intimano alla donna con i figli minori di lasciare la struttura in cui sono ospitati per poi allontanarli con la forza.
In questo modo, il servizio sociale territoriale, con arbitrio e ostilità, sposta ulteriormente il piano del discorso, da quello abitativo a quello assistenziale a quello penale, cioè ti dice in modo brusco e netto “o fai esattamente quello che diciamo noi, oppure te ne puoi andare e lasciare il posto a qualcun altro. Se non lo fai ti cacciamo e denunciamo!”
Rete solidale Ci Siamo- Lume Occupato- S.O Futura- Rete per il Diritto all’Abitare Municipio 4 – Drago Verde – FGC Milano- Asia USB Milano- Aderisce Unione Inquilini Milano
Milano, 22.11.2024
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