11 luglio: presidio per la liberazione di Anan, Ali e Mansour

Per la  liberazione di Anan, Ali e Mansour, tre Palestinesi arrestati dall’Italia con l’accusa di sostegno alla Resistenza Palestinese

In solidarietà alla Resistenza Palestinese, contro il genocidio, per la liberazione dall’occupazione e dal colonialismo sionista

GIOVEDI 11 LUGLIO PRESIDIO ALLA PREFETTURA DALLE ORE 19 CORSO MONFORTE 31 MILANO

LA RESISTENZA NON SI ARRESTA!

Scendiamo in piazza, portiamo la nostra solidarietà ad Anan, Ali e Mansour, mobilitiamoci per la loro liberazione. Lo stato italiano si fà complice dell’entità sionista israeliana arrestando e criminalizzando chi sostiene la lotta del popolo palestinese. Incarcerando, denunciando, reprimendo la solidarietà alla Resistenza si vuole impedire che questo movimento si estenda, si rafforzi. Un operazione preventiva di ciminalizzazione della solidarietà a cui dobbiamo rispondere con fermezza e determinazione. Dobbiamo fare in modo che Anan, Ali e Mansour escano dalle carceri italiane (attualmente sono detenuti nel circuito carcerario di Alta Sicurezza dove hanno incontrato altri compagni italiani alcuni detenuti da oltre 40 anni), che non vengano estradati nelle carceri sioniste dove sistematica è la tortura nei confronti di tutti i prigionieri palestinesi. Nelle carceri sioniste sono detenuti più di 10 mila palestinesi, donne uomini e bambini, molti in detenzione amministrativa, in condizioni disumane. Nonostante questo i prigionieri palestinesi sono un esempio di lotta e di resistenza; un esempio per continuare nella lotta per la liberazione della Palestina tutta, per la fine del colonialismo, per la Rivoluzione fino alla vittoria! Raccogliamo questo spirito rivoluzionario continuando anche nelle nostre città la mobilitazione: contro le guerre dei padroni, contro le politiche repressive dell’Unione Europea e dell’Italia. In solidarietà con tutti i rivoluzionari prigionieri rilanciamo la lotta per la loro liberazione, rafforziamo la Resistenza!

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30 giugno: Assemblea pubblica contro 41bis ed ergastolo

DOMENICA 30 GIUGNO DALLE ORE 17 AL CSOA COX 18 Via CONCHETTA 18 MILANO – L’ASSEMBLEA MILANESE CONTRO 41BIS ED ERGASTOLO

PROMUOVE UN ASSEMBLEA PUBBLICA

per continuare la lotta contro la repressione, il carcere e il 41bis, a partire dal processo per il corteo dell’11 febbraio 2023 in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito, che inizierà il 3 luglio.

Si discuterà di:

– la tortura del 41 bis e l’ergastolo

– i fatti avvenuti al carcere minorile Beccaria

– i prigionieri Palestinesi

– l’appello “Vogliamo rompere un tabù”

Il 3 luglio 2024 ci sarà l’udienza di rinvio a giudizio per 13 compagni e compagne imputati
a vario titolo di resistenza aggravata, travisamento e danneggiamento relativi al corteo
dell’11 febbraio 2023.
Quel corteo era stato chiamato in solidarietà ad Alfredo Cospito che stava rischiando la
vita per lo sciopero della fame iniziato il 20 ottobre contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. È
stato un corteo molto partecipato come le tante iniziative che lo avevano preceduto.
La coraggiosa scelta di Alfredo insieme a quello che si era riusciti a ricavare dalle sue
parole gravemente silenziate dal regime di isolamento e di tortura del 41bis, avevano
spinto a partecipare anche chi era lontano dalle sue posizioni anarchiche.
Il fatto di non farne una battaglia personale ma anzi di estenderla a tutti i reclusi e le
recluse soggetti al regime del 41bis ha fatto sì che la voglia di sostenerlo si allargasse, e
tanto. Volantinaggi, presidi e cortei si sono succeduti sempre molto partecipati.
Il 19 aprile 2023 Alfredo Cospito ha fatto una scelta di vita, interrompendo lo sciopero della fame dopo che la Corte Costituzionale aveva emesso una dichiarazione di
incostituzionalità sui criteri del computo delle attenuanti per tutti i reati la cui pena
contempli il solo ergastolo. Dichiarazione a seguito della quale Alfredo ha ottenuto una
ridefinizione della pena dall’ergastolo a 23 anni.
Alfredo ha interrotto lo sciopero della fame e in poco tempo è tornato il silenzio.
Il 41 bis è stato, in quei mesi di mobilitazioni, messo in discussione come mai era
accaduto, ma oggi esiste ancora come prima e Alfredo, insieme a più di 700 altri detenuti
e detenute, vi è ancora rinchiuso.
Ora, vogliamo rompere questo nuovo silenzio caduto sul 41 bis, sull’ergastolo -ostativo e
non-, sulle gravissime condizioni nelle carceri per l’assenza di cure, per il cibo scadente,
per la mancanza d’acqua calda d’inverno e fredda in estate, per il sovraffollamento, per
l’assenza di quanto necessario alla sopravvivenza dignitosa. Le più recenti disposizioni
vietano pure, in alcune carceri, come quello di Opera, l’invio di pacchi e denaro ai detenuti,
se non si è autorizzati ai colloqui. Quindi, chi non ha nessuno in grado di assisterlo,
resterà ancora più privato di tutto. Senza dimenticare i continui abusi, pestaggi e brutalità
da parte degli agenti di custodia, servili secondini guardiani del potere. Quanto accaduto al
carcere minorile del Beccaria insegna.
Il carcere è la punta dell’iceberg della repressione sociale e politica che diventa sempre
più acuta man mano che le nuvole della guerra si addensano sulle nostre teste.
Polizia e magistratura sono strumenti istituiti allo scopo di contenere le contraddizioni
sociali e di attaccare i movimenti di resistenza economica e sociale contro gli effetti della
crisi, contro la devastazione ambientale, contro le politiche migratorie e le guerre del
capitale.
Nessuno deve essere lasciato solo. Dobbiamo tornare ad essere vicini, solidali e
compartecipi con Alfredo, con tutte le detenute e i detenuti al 41Bis e all’ ergastolo, con
Anan, Ali e Mansour, compagni palestinesi in carcere in Italia, con i migranti reclusi nei
CPR, con le prigioniere e i prigionieri politici rinchiusi da più di 40 anni, con i proletari
incarcerati perché esuberi di un sistema che non riesce più nemmeno a sfruttarli. E così non devono essere lasciati soli i proletari russi, ucraini, palestinesi e tutti gli altri prigionieri delle guerre del capitale.
Il processo che inizierà il 3 luglio sarà l’ occasione per ritrovare la forza di portare di nuovo
in strada il nostro grido contro il carcere e contro il 41 bis. In solidarietà a chi è inquisito
per ciò che insieme abbiamo portato avanti in quei mesi.
Chiamiamo un’assemblea pubblica per il 30 giugno al C.S.O.A Cox18 in via Conchetta, 18
dalle ore 17 per riaprire un confronto di idee e pratiche da riportare nelle strade, sempre
più urgenti in questa fase di guerre e di massacri. La Palestina è sotto un furente attacco,
un genocidio in corso d’opera. Le forze di occupazione israeliane, sostenute e alimentate
dalle potenze occidentali, stanno tentando di realizzare l’infame obiettivo di eliminare da
quella terra i suoi abitanti, i palestinesi. Nelle carceri sioniste le torture, le privazioni, le
uccisioni sono da sempre una costante, che dal 7 ottobre ha visto un atroce crescendo.
Non dimentichiamo che “Israele” è anche un laboratorio delle potenze occidentali su tanti
e diversi fronti, quello della repressione in testa.
Occorre prestare attenzione perché ciò che si sperimenta là prima o dopo arriva anche
alle nostre latitudini.

giugno 2024
Assemblea milanese contro 41 bis ed ergastolo

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30 giugno: Lodi corteo per la Palestina

CORTEO PER LA PALESTINA – LODI 30 GIUGNO ORE 10

PARTENZA PIAZZALE STAZIONE

Dal Coordinamento Lodi per la Palestina: Dopo la manifestazione del 28 gennaio, stiamo organizzando un secondo corteo per la mattina di domenica 30 giugno. Di seguito il
testo che racchiude le nostre ragioni.

In questi otto mesi di bombardamenti ininterrotti, 36.479 sono i Palestinesi assassinati dalle bombe e dalla fame, data l’impossibilità per loro di ricevere aiuti umanitari per via del blocco intorno a Gaza, ma anche per l’assedio dei camion con i viveri da parte di bande di sionisti. Un numero di morti impressionante che aumenta di giorno in giorno e al quale vanno aggiunti, come in un macabro conteggio, le migliaia di corpi ancora sepolti sotto le macerie e quelli delle fosse comuni non ancora ritrovate. I feriti sono 82.775 e gli assalti dei coloni armati in Cisgiordania hanno già causato 520 morti dall’inizio dell’anno.
Non è solo una questione di “numeri”: non sembrano esserci limiti allo spregio di qualsiasi
regola stabilita dal diritto internazionale. Anche su Rafah, definita zona sicura, è stata avviata un’offensiva brutale appoggiata dagli USA, nonostante la disapprovazione di gran parte della comunità internazionale. La popolazione sopravvissuta è stata costretta a evacuare per la propria “sicurezza”, salvo poi essere comunque colpita a fuoco dalle forze occupanti durante gli spostamenti. Il 10 maggio, dopo giorni di pressioni, coloni appiccano fuoco alla sede dell’UNRWA di Gerusalemme sotto l’occhio inerte dei soldati. A fine maggio la Corte Internazionale di Giustizia ordina a Israele di fermare l’operazione su Rafah, e poco dopo Israele risponde con bombardamenti sulle tende di nylon, causando incendi che hanno carbonizzato gli sfollati che lì vivevano. Una delle peggiori immagini di questo genocidio è pervenuta al mondo: un piccolo corpo a malapena riconoscibile, carbonizzato, senza testa. E le principali testate italiane ne hanno dato notizia includendo e amplificando le parole dei leader israeliani: “tragico incidente”, “errore”.
Durante l’assemblea generale dell’ONU per valutare la promozione della Palestina a stato
membro, il rappresentante israeliano osa rimproverare i favorevoli all’ammissione e riduce con un tritacarte la Carta delle Nazioni Unite sostenendo di rappresentare così la “vergognosa” decisione di ammettere la Palestina, composta da soli “terroristi”.
Quello che i sionisti stanno compiendo a Gaza, dopo aver raso al suolo case, scuole, ospedali, università, siti archeologici, chiese, moschee e sparato agli animali che avevano la sola colpa di muoversi sul terreno, è un genocidio sistematico, organizzato e con tanti complici, a partire dagli USA, agli Stati dell’Unione Europea con l’Italia che oltre a sostenere Israele continua ad astenersi nelle varie votazioni all’ONU. Colpendo in modo scientifico anche medici, operatori sanitari, ambulanze e giornalisti, si tende ad eliminare ogni tipo di possibile testimonianza di questo orrore, con una disumanità che non ha precedenti. Viviamo una realtà rovesciata: i genocidi si permettono di dare lezioni di moralità, la maggior parte degli europei scesi alle urne ha scelto più militarizzazione, depredazione e orrori.
Eppure l’intifada studentesca che da aprile ha preso corpo nelle Università di tutto il mondo per chiedere il blocco degli accordi con le Università israeliane e le aziende dell’industria militare coinvolte nel genocidio, ha dato nuova forza a chi si batte per la Palestina, dimostrando con le proprie vittorie che attivarsi seguendo la propria coscienza vale lo sforzo.

Pensiamo quindi che in una città come Lodi dove le voci solidali sono tante ed eterogenee sia arrivato il momento di fare un secondo corteo a sostegno della lotta del popolo palestinese che, nonostante le condizioni disumane in cui sopravvive, continua a resistere.
Non chiediamo una “pace generica”, chiediamo un cessate il fuoco immediato, la fine del
genocidio, il ritiro delle truppe d’occupazione per una Palestina libera (“dal fiume al mare”) con il diritto al ritorno per tutti i profughi e che non vengano fornite ulteriori armi ad Israele, ancor più considerando che l’Italia ne è il terzo principale fornitore e che il materiale militare è prodotto nelle nostre democratiche fabbriche di morte che si trovano anche nei territori limitrofi a Milano e nella città stessa.

 

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28 giugno: presentazione “Avanguardia”

È uscito il nuovo numero di Avanguardia!

Il Fronte della Gioventù Comunista lo presenta venerdì 28 giugno alla Panetteria Occupata dalle ore 19

Per avere una copia vieni venerdì alla presentazione

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25 giugno: Genova – FERMIAMO LA LOGISTICA DI GUERRA BLOCCHIAMO IL PORTO

25 GIUGNO TUTTI A GENOVA
FERMIAMO LA LOGISTICA DI GUERRA
BLOCCHIAMO IL PORTO
DALLE ORE 6 PIAZZALE SAN BENIGNO
SOLIDARIETA’ ALLA RESISTENZA PALESTINESE

Sosteniamo la giornata di lotta del 25 giugno partecipando a Genova al blocco del porto. Domenica 16 giugno all’Acampada studentesca di fronte al Politecnico di Milano abbiamo raccolto l’invito e le indicazioni del CALP, collettivo autonomo lavoratori portuali di Genova, e dell’Assemblea genovese di costruzione della giornata contro la logistica di guerra del 25 giugno per proseguire la mobilitazione contro il genocidio in Palestina e le guerre in corso. Continuiamo le mobilitazioni di solidarietà al popolo Palestinese e contro chi finanzia e sostiene Israele. Continuiamo le presenze davanti ai Carrefour, le manifestazioni del sabato, la mobilitazione contro le fabbriche di armi come la Cabi Cattaneo e le multinazionali della logistica come Maersk. Continuimao i presidi davanti al consolato americano ed sviluppiamo ulteriori iniziative di lotta che investano tutta la città individuando chi si fà complice del genocidio del popolo Palestinese, chi sostiene le guerre delle multinazionali e dei paesi imperialisti. La giornata di lotta a Genova del 25 giugno si inserisce appieno in questa ampia mobilitazione contro la guerra ed in solidarietà alla Resistenza Palestinese. “Milano per la Palestina” invita tutt* a partecipare alla giornata di lotta al porto di Genova: “Pensiamo che essere presenti al blocco di un porto dove transitano o si caricano armi da guerra sia importante sia per ostacolare la logistica di guerra e l’invio degli armamenti, ma ancor di più per manifestare la nostra solidarietà, non simbolica, alla resistenza palestinese tutta e al popolo palestinese e a opporci al sistema capitalistico e coloniale, che utilizza le guerre e i genocidi per rendere possibile la propria esistenza ed egemonia in alcune aree del mondo strategiche e ricche di materie prime.
Pensiamo che le pratiche di resistenza partano anche da piccole/grandi lotte replicabili e che rendano visibile e attuabile la Possibilità di potersi organizzare contro un sistema umanamente mortifero e persuasivo come quello capitalistico, sopravvivendo e creando comunità in lotta, con una prospettiva di trasformazione radicale.
Questo ha fatto si che si in tutto il mondo si siano propagate e diffuse lotte internazionaliste, con parole d’ordine comuni, con al centro delle contestazioni e degli attacchi le stesse strutture e istituzioni complici della guerra al popolo palestinese e a chi prova a muoversi e resistere loro: dalle università e i rettorati, alle stazioni ferroviarie, ai porti, alle ambasciate e consolati Usa, alle industrie e fabbriche di morte, alle multinazionali come Carrefour.
In particolar modo le studentesse e gli studenti universitari hanno messo in discussione, in maniera netta e decisa, non solo la ricerca tecnologica legata ai progetti militari, finanziati anche da aziende come Leonardo, protagonista dei principali programmi strategici a livello globale e partner tecnologico di Governi, Amministrazioni della Difesa, Istituzioni e imprese, che si stanno arricchendo sulla morte e il genocidio, ma anche il progetto formativo di costruzione di una futura classe dirigente e di una società educata alla guerra e al consenso delle logiche militariste e guerrafondaie, intrise di radici razziste, sessiste e autoritarie.
Un progetto che fa rabbrividire e si inserisce molto bene nel quadro repressivo statale, anzi ne fa da cornice teorica e giuridica, contro quella POSSIBILITÀ e replicabilità delle pratiche di resistenza.
Ricordiamo per questo i compagni Anan Yaeesh, Ali Saji Rabhi Irar e Mansour Doghmosh palestinesi imprigionati a Terni, Ferrara e Rossano Calabro.”
25 GIUGNO TUTTI A GENOVA
FERMIAMO LA LOGISTICA DI GUERRA
BLOCCHIAMO IL PORTO

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14 giugno: presentazione “la scuola va alla guerra”

VENERDI 14 GIUGNO DALLE ORE 21

Presentiamo il libro con Antonio Mazzeo “La scuola va alla guerra” 2024 Manifestolibri

Partendo dall’inchiesta sulla militarizzazione dell’istruzione in Italia dalle Scuole ai territori, discutiamo e confrontiamoci sul ruolo dell’Italia nelle guerre in corso e sulle mobilitazioni di opposizione e resistenza alla guerra, partendo dall’esperienza dell’Intifada Studentesca

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9 giugno: Prima assemblea cittadina “La casa è un bisogno”

Domenica 9 giugno 2024
Centro Internazionale di Quartiere
Via Fabio Massimo, 19 – Milano
Prima assemblea cittadina
10:30-13:00 Sfratti: Chi sono le famiglie e le persone sotto sfratto; per quali ragioni sono state sfrattate; qual è l’iter che viene seguito dal Tribunale; quando e come interviene la forza pubblica; quali sono le offerte dell’Amministrazione comunale; come il sindacato sostiene le famiglie sotto sfratto; quali iniziative di lotta e/o azioni possono essere messe in campo per fermare gli sfratti senza una soluzione abitativa alternativa; quali sono i risultati che si riescono a raggiungere con le vertenze sindacali.
Interventi: Asia, Sicet, Unione Inquilini Milano, Unione
Inquilini Sesto.
13:00-14:30 Pranzo condiviso
14:30-17:00 Sgomberi e criminalizzazione: Breve cronistoria, dall’occupazione allo sgombero; le procedura di sgombero: come (e se) si è venuti a conoscenza dell’ordinanza
di sgombero; conseguenze e riflessioni a seguito dello sgombero: qual è stata la risposta della città, del quartiere e delle realtà di lotta attive sul territorio; cosa ha comportato
perdere un luogo fisico; quali risposte sono state pensate e messe in atto dopo lo sgombero; legittimità e azione: lotte e pratiche per il diritto all’abitare.
Interventi: Aldo Dice 26×1, Ci Siamo, Collettivo 20092
Cinisello, Comitato di Lotta Casa e Territorio, Lume.


Assemblee cittadine

LA CASA È
UN BISOGNO.

La lotta per la casa si intreccia inevitabilmente con
le condizioni del lavoro salariato e dello sfruttamento,
della precarietà e ricattabilità nei posti di lavoro,
e deve diventare terreno comune di crescita,
consapevolezza e organizzazione per l’affermazione
dei propri interessi di classe.
Con la coscienza di questa necessità, è maturata l’idea
di favorire e sviluppare un percorso assembleare
cittadino attraverso il quale ci si propone di condividere
esperienze e saperi, individuare obiettivi e strategie
comuni necessari a rafforzare e unificare le lotte.
Il percorso sarà strutturato in più incontri, ognuno dei
quali incentrato su temi specifici e organizzato in luoghi
significativi della città metropolitana di Milano. Ogni
incontro sarà formato da un momento assembleare al
mattino, un pranzo condiviso e un secondo momento
di discussione e confronto al pomeriggio.

reteperildirittoallabitare@gmail.com
Rete per il diritto all’abitare

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2 giugno: FESTA DELLA CONTROREPUBBLICA CORTEO A MILANO

2 GIUGNO – FESTA DELLA CONTROREPUBBLICA
CORTEO A MILANO
ore 15:00 in Piazzale ACCURSIO con termine in via Gallarate
alla CABI CATTANEO che produce e invia armi a Tel Aviv
Partenza: Piazza Accursio
Arrivo: Cabi Cattaneo

a fianco del popolo Palestinese solidali con la sua Resistenza.
33° manifestazione in piazza per la Palestina

BLOCCHIAMO C.A.B.I. CATTANEO, FINCANTIERI E LEONARDO

2 giugno 2024: la repubblica italiana compie 78 anni. Le rituali parate militari con cui viene festeggiata ci dovrebbero ricordare il suo ruolo di cane da guardia dell’imperialismo USA, servendo da portaerei della NATO nel centro del Mediterraneo. Senza dimenticare le politiche neocoloniali svolte in proprio, come in Libia.
Pochi invece conoscono il ruolo giocato dalla neonata repubblica nella nascita dello stato d’Israele, nel 1948, attraverso la collaborazione segreta di pezzi dell’esercito e della marina con le bande terroristiche sioniste che stavano compiendo la pulizia etnica del popolo palestinese, ovvero la Nakba (catastrofe).
In queste azioni ebbe un ruolo anche una fabbrica di morte, che si trova a Milano, a due passi da un centro commerciale, tra i complessi residenziali del Gallaratese.
La C.A.B.I. Cattaneo è un’azienda nazionale leader in progettazione, sviluppo e fornitura di mezzi subacquei per le forze speciali della marina militare, che tuttora coltiva lo storico rapporto con la marina israeliana.
In tempi recentissimi, da agosto 2023, CABI ha stretto un’alleanza con Fincantieri e il 12
dicembre 2023 ha presentato con Leonardo al Polo nazionale della Dimensione Subacquea della Spezia un mezzo declassificato per l’utilizzo di mini-siluri nei raid da parte della marina militare statunitense e di quella israeliana.
Ricordiamo che il 21 febbraio 2024 la modifica della legge 185/90 è passata al senato e il progetto di legge è stato presentato alla Camera. Se fosse approvato, sarebbe più difficile riuscire a ottenere informazioni sul traffico di armi. Grazie alla legge, sappiamo invece che dopo il 7 ottobre, con l’intensificazione del genocidio, il flusso di armi dall’Italia verso Israele è notevolmente aumentato nonostante le false promesse di Tajani e Meloni, e per questo riteniamo CABI, Fincantieri e Leonardo e le istituzioni direttamente coinvolte nel massacro dei palestinesi.
Gli accordi commerciali e di ricerca, insieme alla presenza delle navi della marina militare
italiana nel mar Rosso manifestano chiaramente la volontà del governo di continuare a essere complice del genocidio del popolo palestinese e del massacro di altri popoli per lo sfruttamento delle risorse e l’egemonia politico-militare nella logica imperialista, coloniale e capitalista dell’occidente, con Stati uniti ed Europa in prima fila.
La lotta contro l’occupazione e l’apartheid in Palestina è lotta per la liberazione dal
colonialismo, massima espressione del capitalismo, in cui la classe lavoratrice salariata è
sottoposta a condizioni di vita sempre più degradanti; è per la liberazione, lì come da noi, dallo sfruttamento e dall’oppressione sistemica su terra, corpi e spazi.

Non c’è libertà senza una Palestina libera

SCENDI IN STRADA CON NOI PER BLOCCARE LA C.A.B.I. CATTANEO

NOI NON SAREMO COMPLICI

Milano per la Palestina

 

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Milano Student Intifada

SOSTENIAMO LA LOTTA DI LIBERAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE

SOSTENIAMO L’INTIFADA DEGLI STUDENTI

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Con “L’intifada degli studenti”

L’intifada degli studenti” , lanciata dai Giovani Palestinesi in avvicinamento al 15 maggio, giornata del ricordo della Nakba e resa ancora più necessaria dagli ultimi avvenimenti, con l’attacco a Rafah, si sta espandendo e ha raccolto l’adesione a livello internazionale degli studenti e delle studentesse di gran parte degli atenei e in molti casi dei docenti e del personale universitario. Appello che si caratterizza non come ricorrenza e ricordo, ma lotta, critica e ribellione contro il sionismo, le politiche coloniali, l’imperialismo Usa e il capitalismo europeo e italiano.

Tutta la nostra solidarietà attiva va a questi studenti e studentesse che, qui in Italia, così come in gran parte del mondo, coraggiosamente, nonostante la forte repressione, stanno occupando le università per imporre la fine degli accordi di ricerca e il disinvestimento dalle imprese che beneficiano delle attività con lo Stato sionista.

Siamo a fianco e con la resistenza del popolo palestinese, contro il genocidio coloniale in atto per mano del sionismo israeliano e con la complicità italiana, europea ed USA.

Paesi responsabili di fare affari, accordi economici di cooperazione per progetti di milioni di euro con istituti di ricerca o universitari, imprese industriali, per sistemi di produzione energetica innovativi ad alta efficienza; tecnologie dell’informazione e della comunicazione, comunicazioni di dati, software e cybersicurezza; spazio e osservazione della terra… i cui scopi, spacciati per miglioramenti in campo civile, sono in realtà largamente impiegati per rafforzare l’armamentario militare e di controllo.

Tecnologie, conoscenze e strumenti utilizzati per annientare, manu militare, la resistenza di un popolo e silenziare ogni voce critica e lotta contro l’occupazione e l’apartheid in Palestina, per la liberazione dal colonialismo, massima espressione del capitalismo e per la liberazione, lì come da noi, dallo sfruttamento e dall’oppressione sistemica su terra, corpi e spazi.

Così come viene espresso da Samah Jabr, psichiatra e psicoterapeuta, Direttrice dell’Unità di salute mentale del ministero della salute palestinese che è nata e vive a Gerusalemme est.:” Grazie alle loro energie, il loro idealismo, la loro empatia e la loro sete di giustizia, questi studenti e studentesse, i giovani in generale, hanno il potenziale per costituire una bussola morale per qualsiasi nazione. Il loro attivismo per la Palestina riflette un impegno per i valori universali dei diritti dell’uomo, della dignità e dell’uguaglianza. Inoltre, la loro volontà di sfidare le strutture di potere esistenti testimonia una profonda comprensione dell’interconnessione delle lotte globali contro l’ingiustizia”.

La solidarietà, così come ogni lotta contro lo sfruttamento, le condizioni di vita e di lavoro, in Palestina, da noi e in tutte le parti del mondo, sono un passo per rovesciare il racconto dell’oppressore e ridare verità, dignità e voce agli oppressi, un passo verso la costruzione di un mondo libero da ingiustizia, miseria, morte e oppressione.

Volentieri riportiamo qui di seguito, il comunicato dei Giovani palestinesi

Appello dei Giovani Palestinesi
L’INTIFADA DEGLI STUDENTI
DAGLI STATI UNITI ARRIVA IN ITALIA
QUEST’ANNO LA NAKBA NON SARÀ SOLO TRISTE RICORDO, MA GIORNATA DI LOTTA

Da novembre in Italia lə studentə stanno ininterrottamente manifestando nelle università per la Palestina. Assistiamo a una mobilitazione senza precedenti per la causa palestinese in Italia, con occupazioni e proteste che esigono con fermezza la cessazione degli accordi tra le università italiane e quelle israeliane, la fuoriuscita delle aziende belliche, in particolare la Leonardo, dagli atenei e dei militari dagli spazi accademici. Inoltre chiediamo la rottura di ogni collaborazione con ENI che, nel mezzo del genocidio palestinese, sigla accordi con Israele per l’esplorazione di giacimenti di gas nelle acque antistanti Gaza.

Negli ultimi mesi, la società italiana nel suo complesso, e lə studentə in particolare, si sono nettamente schieratə al fianco della resistenza palestinese e contro l’occupazione coloniale sionista. Nonostante ciò, i rettori e i senati accademici delle università, i ministeri e il governo stesso continuano ad opporsi alle nostre rivendicazioni, palesando una chiara presa di posizione ideologica e politica di complicità con Israele e le sue politiche coloniali e genocide in Palestina.

Nonostante ciò nelle ultime settimane abbiamo assistito a una vera e propria “intifada studentesca”, che si sta diffondendo globalmente, soprattutto negli Stati uniti, dove il livello del conflitto ha raggiunto una fase critica di rottura totale con l’establishment politico: questo è il momento perfetto per ottenere delle vittorie storiche che facciano avanzare la causa del popolo palestinese.

È giunto il momento di globalizzare la lotta studentesca per la Palestina e renderla un fenomeno di massa che coinvolga tutte le istituzioni accademiche dell’Occidente complici del genocidio. Unire gli sforzi è ora fondamentale per tutte le realtà solidali con la causa palestinese. Quello che viviamo è un momento critico storico per rinvigorire le nostre lotte comuni e per creare un fronte unito contro imperialismo e colonialismo. Lə nostrə compagnə negli Stati uniti, nonostante le violentissime repressioni, stanno continuando a resistere a testa alta. Noi non possiamo, e non dobbiamo essere da meno!

Il 15 maggio sarà il 76esimo anniversario della Nakba, ma quest’anno Israele non avrà motivo di festeggiare, poiché la fine del sistema coloniale è dietro l’angolo: dobbiamo infliggere il colpo finale al sionismo e ai paesi occidentali che lo sostengono e lo mantengono in vita! La mobilitazione studentesca deve fare un altro salto di qualità, contro il divieto di governi e rettori, contro ogni repressione, sull’esempio dellə nostrə compagnə negli Stati uniti. È ora il momento di scendere in campo e unire gli sforzi per portare un cambiamento che sia davvero reale e profondo nella nostra società.

Chiediamo a tutta la comunità accademica, a studentə, a professorə, a lavoratorə e a chiunque sostenga la nostra lotta di Liberazione, di convergere nelle università e accamparsi nei cortili finchè gli atenei non accetteranno una revoca totale di tutti gli accordi con le università israeliane, parte integrante del progetto coloniale sionista e risorsa fondametnale del sistema israeliano per l’attuazione della pulizia etnica in Palestina, di cui il genocidio a Gaza è solo l’ultimo e inquietante capitolo.

MOBILITIAMOCI TUTT3 PER CHIEDERE:
– L’arresto del genocidio, l’impedimento dell’invasione di Rafah e il supporto alla Resistenza palestinese;
– La risoluzione immediata di TUTTI gli accordi universitari con atenei e aziende ubicate in Israele e il boicottaggio totale del sistema accademico israeliano;
– La risoluzione dell’Accordo bilaterale di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico del 2000 tra Italia e Israele.

FUORI ISRAELE
FUORI LA NATO
FUORI I MILITARI
DALLE UNIVERSITÀ!

Appello dei Giovani Palestinesi Italia

L’INTIFADA DEGLI STUDENTI 
DAGLI STATI UNITI ARRIVA IN ITALIA
QUEST’ANNO LA NAKBA NON SARÀ SOLO TRISTE RICORDO, MA GIORNATA DI LOTTA

È giunto il momento di globalizzare la lotta studentesca per la Palestina e renderla un fenomeno di massa che coinvolga tutte le istituzioni accademiche dell’Occidente complici di genocidio. Unire gli sforzi è ora fondamentale per tutte le realtà solidali con la causa palestinese. Quello che viviamo è un momento storico che dobbiamo sfruttare per rinvigorire le nostre lotte comuni e creare un fronte unito contro imperialismo e colonialismo negli spazi liberi delle università. Lə nostrə compagnə negli Stati Uniti, nonostante le violentissime repressioni, stanno continuando a resistere a testa alta.

Noi non possiamo, e non dobbiamo, essere da meno!

TUTTE LE UNIVERSITÀ E TUTTE LE CITTÀ D’ITALIA DEVONO MOBILITARSI PER

– L’arresto del genocidio, l’impedimento dell’invasione di Rafah e il supporto alla Resistenza palestinese;
– La risoluzione immediata di TUTTI gli accordi universitari con atenei e aziende ubicate in Israele e il boicottaggio totale del sistema accademico israeliano;
– La risoluzione dell’Accordo bilaterale di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico del 2000 tra Italia e Israele.

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