SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI DEL GRUPPO TNT/FEDEX

SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI DEL GRUPPO TNT/FEDEX

Quanto è successo ieri notte al presidio davanti alla Zampieri-FedEx di Tavazzano (Lodi) per mano di squadracce al soldo della multinazionale che hanno ferito gravemente un operaio e che si prestano a fare da manu militare contro i lavoratori del Si.Cobas, è ignobile. I lavoratori presenti davanti ai cancelli della logistica sono in lotta da mesi contro il piano di ristrutturazione che prevede più di 6500 licenziamenti in tutta Europa e che solo nel sito di Piacenza ha riguardato 300 lavoratori, ma che colpirà molti altri con lo sblocco licenziamenti che avverrà a breve.

Non bastano le aggressioni continue da parte di polizia e carabinieri a difesa degli interessi della multinazionale, così come ai tempi della Fiat di Valletta, si organizzano anche le squadrette che per una manciata di soldi, o peggio qualche aleatoria promessa, si lanciano contro i lavoratori la cui lotta è per la difesa di un posto di lavoro, contro lo sfruttamento, i soprusi, i tempi e ritmi infernali.

Ogni conquista strappata è una conquista per tutta la classe lavoratrice e per questo ribadiamo: toccano uno, toccano tutti.

Siamo solidali e complici con i lavoratori della logistica, che stanno dimostrando grande forza e convinta determinazione e che né le manganellate della polizia, né i pesanti attacchi dei mazzieri al soldo dell’azienda, stanno facendo indietreggiare.

Saremo quindi presenti il 18 giugno allo sciopero nazionale del Trasporto merci e Logistica ed al presidio lo stesso giorno davanti all’Assolombarda di Milano per denunciare la strage di “morti per il lavoro”, perché con il lavoro sempre più precario e ricattatorio, aumenta lo sfruttamento, la povertà e l’indifferenza verso la morte di migliaia di lavoratori mandati allo sbaraglio senza protezioni e sicurezza. Gli stessi contenuti e parole d’ordine che esprimerà la manifestazione del 19 giugno a Roma.

Siamo solidali con i lavoratori che hanno subito questo durissimo attacco ed insieme continueremo nella lotta!

Milano, 11/6 Panetteria Occupata

Pubblicato in Generale, Lavoro | Commenti disabilitati su SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI DEL GRUPPO TNT/FEDEX

APRE “ESPERIENZE IN SANITÀ” PUNTO DI RACCOLTA

da   MARTEDÌ  8  GIUGNO, TUTTI   I  MARTEDÌ,   DALLE ORE 17 ALLE 19

APRE   “ESPERIENZE IN SANITÀ” PUNTO DI RACCOLTA

un punto di raccolta di esperienze ed anche difficoltà che ognuno di noi ha incontrato o direttamente vissuto nel mondo della sanità, non solo legate al Covid. Organizzeremo uno spazio per incontrarci, per trovare insieme delle risposte, proposte e organizzarci individuando le nostre priorità.  Pensiamo ad uno scambio costruttivo che ci permetta di uscire dall’isolamento che ormai molte persone vivono, condividere un problema che non deve rimanere individuale affinché la salute non sia più al servizio delle logiche del profitto.

intervento_sanità_29maggio

Pubblicato in Casa e territorio, Generale | Commenti disabilitati su APRE “ESPERIENZE IN SANITÀ” PUNTO DI RACCOLTA

7 giugno: presidio solidarietà per la Palestina e per i compagni sotto processo

Lunedì 7 giugno alle ore 9.30 si terrà la nuova udienza del processo contro 4 compagni accusati di aver contestato la presenza delle bandiere sioniste alla manifestazione del 25 aprile 2018 a Milano.

PROCESSIAMO IL SIONISMO – A FIANCO DEI COMPAGNI SOTTO PROCESSO – A FIANCO DELLA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINESE!

Invitiamo tutti, dai lavoratori agli studenti , i solidali di tutte le nazionalità a partecipare al presidio davanti al Tribunale di Milano lunedì 7 giugno 2021 dalle ore 9.00

Trasformiamo il 7 giugno, giorno del processo ai 4 compagni che hanno contestato la presenza delle bandiere dello Stato sionista il 25 aprile, in un  altro momento di mobilitazione e lotta a fianco della resistenza palestinese, perché chi deve essere processato è l’entità sionista!

L’appello di tutti gli imputati:antisionismo non è antisemitismo

 

Pubblicato in Generale, Internazionalismo, Repressione | Commenti disabilitati su 7 giugno: presidio solidarietà per la Palestina e per i compagni sotto processo

5 giugno: 2a ASSEMBLEA DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI COMBATTIVI di MILANO e LOMBARDIA

sabato 5 giugno ore 14 Arci Pessina via San Bernardo, 17, Chiaravalle

SABATO 5 GIUGNO PARTECIPIAMO TUTTI E TUTTE ALLA 2a ASSEMBLEA DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI COMBATTIVI di MILANO e LOMBARDIA

Per sabato 5 giugno  è indetta la seconda assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici combattivi/e di Milano e della Lombardia, in un contesto in cui la crisi sanitaria mondiale è comunque ancora in pieno atto e nella quale si predispongono   le misure per un’enorme processo di ristrutturazione che permetta al capitalismo nazionale e internazionale di avviare una   nuova fase di accumulazione e tentare di superare la grave crisi sistemica in cui sono immersi senza reale soluzione da   anni.

Il Governo Draghi, anche attraverso i miliardi del Recovery Fund, ha infatti predisposto le basi per un piano che adegui la   struttura produttiva e finanziaria nazionale a una competizione internazionale rinnovata dall’impatto  della pandemia da   Covid-19 e delle accelerazioni da queste determinate a tutti i livelli sociali ed economici. Un piano a vantaggio esclusivo del   padronato, già favorito nell’ultimo anno da sgravi di diversa natura e dall’erogazione di milioni di ore di CIG, che si tradurrà   in ulteriore debito da scaricare sulla classe lavoratrice.

Il prossimo termine della moratoria dei licenziamenti non potrà che aggravarne la condizione di impoverimento già   approfondita da anni di austerità: una moratoria peraltro più fittizia che reale, in quanto il mancato rinnovo dei contratti a   termine, la chiusura totale di attività, i licenziamenti disciplinari fittizi, l’espulsione del lavoro sommerso e in nero, ne   avevano decretato la fine da tempo con l’eccezionale rilevanza  del massacro del lavoro  delle donne costrette a tornare   al “lavoro di cura” nella propria casa. Un termine che permetterà altresì al padronato la sostituzione di forza lavoro più   tutelata e con salari più elevati con lavoratori precari e con garanzie minime. Sarà l’intera base occupazionale oggi data   che verrà erosa dall’incremento della precarizzazione e dalla tendenziale modificazione della struttura   produttiva determinata anche dalla scontata introduzione di mezzi innovativi e competitivi, che il Recovery Fund garantirà   al capitalismo nazionale. Ciò determinerà, come già oggi, un’accelerazione dei processi di concentrazione monopolistica   nei diversi settori produttivi insieme all’incremento del tasso di sfruttamento del lavoro per garantire la profittabilità dei   capitali investiti e margini di profitto adeguati.

A questo si lega il collasso del Sistema Sanitario Nazionale, che già versava in condizioni disastrose, ora  aggravate   ulteriormente dalla pandemia.  E le cause stanno nella privatizzazione e nell’aziendalizzazione di molte strutture e alla distruzione sistematica della medicina territoriale. Le innumerevoli morti tra i pazienti delle RSA e tra il personale sanitario, la diminuzione e la precarizzazione del personale sono il frutto di decine di miliardi di euro tagliati al settore pubblico, ormai da molti anni. Anche la scuola versa nella medesima situazione di indecenza: da anni i lavoratori e le lavoratrici sono sotto attacco di riforme strutturali come la Riforma Gelmini, che ha portato al taglio di più di centomila cattedre, la Buona scuola del governo Renzi che ha gerarchizzato il personale scolastico e rafforzato l’autonomia, continuando sulla strada dell’aziendalizzazione della scuola e offrendosi come sponda ai rinnovati tentativi di  attuare l’Autonomia differenziata.

La classe lavoratrice ha pagato e continua a pagare i costi “vivi” e non solo materiali della pandemia, sacrificata infatti a contagiarsi e morire nei luoghi della produzione per permettere al padronato di continuare a macinare profitti senza interruzione.

Un tributo di morte che si aggiunge al quotidiano e mai interrotto stillicidio di infortuni e decessi sul lavoro per il mancato rispetto delle più elementari norme di tutela. Ogni giorno ci sono infatti 4 morti sul lavoro – circa 1.450 ogni anno – e altre migliaia per malattie professionali ogni anno (solo per amianto 6.000); veri e propri omicidi di operaie/i e lavoratori/lavoratrici mandati al macello per realizzare il massimo profitto per i padroni, a cui si aggiungono altre centinaia di migliaia di lavoratori ed ex lavoratori resi invalidi dallo sfruttamento capitalista. Questo è il costo del profitto che gli sfruttati pagano sulla loro pelle.

Un profitto che giorno dopo giorno si accumula nelle tasche di padroni e padroncini ad ogni livello estorto dalla fatica dall’ipersfruttamento e dal sangue dei centinaia di migliaia di immigrati regolarizzati “a chiamata” nelle campagne , sulle biciclette come rider, negli scantinati dell’industria tessile, nelle cucine dei ristoranti “bene” come nel lavoro di cura degli anziani ecc.

La repressione colpisce le avanguardie di lotta con licenziamenti, denunce, arresti, fogli di via perché oggi l’unico diritto riconosciuto è quello del profitto, a cui tutti gli altri diritti “costituzionali” sono subordinati e applicati solo se non ostacolano il profitto. Ormai nei processi contro i licenziamenti – e ancor più in quelli penali dove si portano sul banco degli imputati i padroni colpevoli delle stragi operaie – sempre più spesso le vittime e le loro organizzazioni costituitesi parte civile, oltre alla beffa di vedere assolti gli assassini dei loro famigliari e compagni di lavoro, devono anche pagare le spese processuali com’è successo nel processo Breda/Ansaldo e nella strage ferroviaria di Viareggio e molti altri casi.

A quest’opera di macelleria sociale l’unica risposta è la repressione di ogni lotta che fuoriesca dalla compatibilità e dagli angusti confini delle finte processioni del sindacalismo confederale e concertativo. E’ infatti evidente la regia governativa e il cambio di passo dell’attacco criminalizzante e repressivo nei confronti di chi sciopera e della solidarietà concreta e dell’unità operaia. Pur senza clamore questo governo sta infatti attuando una durissima repressione dei punti più significativi di resistenza operaia e proletaria, a partire dalla multinazionale USA TNT-Fedex, con l’espresso proposito di estromettere il sindacato conflittuale che rappresenta la grande maggioranza dei lavoratori, per cancellarne le conquiste, con licenziamento di 800 lavoratori su 1.600 e la loro parziale sostituzione con lavoratori interinali, accrescendo la precarizzazione.  Dopo l’attacco della magistratura ai lavoratori piacentini con perquisizioni, arresti domiciliari, fogli di via e avvisi di revoca dei permessi di soggiorno, la polizia ha sostenuto l’attacco padronale presidiando giorno e notte il magazzino FedEx di Peschiera Borromeo, mentre i padroni ingaggiano squadracce di body guard quali picchiatori anti-sciopero a San Giuliano e altri magazzini, forti della connivenza delle “forze dell’ordine”. Lo stesso trattamento vale per i lavoratori Esselunga di Pioltello, per i lavoratori della Maschio di Grezzago, per i lavoratori dell’UNES di Vimodrone, per le addette alle pulizie degli alberghi milanesi ( .le invisibili) costrette prima al lavoro a cottimo ed ora senza CIG…e la lista è destinata ad allungarsi a quelli delle decine e centinaia di aziende che dall’estate apriranno la stagione delle ristrutturazioni e dei licenziamenti, se non accetteranno le svendite dei sindacati confederali, che dalla loro concertazione subordinata al governo e al padronato sperano di trarre nuova vita e un rafforzato monopolio su rappresentanza e diritto di sciopero.

Negli scorsi mesi un ampio settore del sindacalismo di classe e delle avanguardie conflittuali che hanno saputo resistere e lottare in difesa degli interessi dei lavoratori anche nel pieno del lockdown, ha deciso di dar vita a un percorso unitario, l’assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi, accomunata da un unico obbiettivo: ridare voce, peso e visibilità nazionale alle lotte dei lavoratori, coordinarle e rafforzarle a partire da una piattaforma rivendicativa comune, indipendentemente da ogni appartenenza di categoria o di sigla sindacale.

Lo scorso 17 aprile abbiamo realizzato una importante giornata di controinformazione da un punto di vista di classe sulla salute, partecipata e resa viva da centinaia di lavoratori/lavoratrici, medici e operatori della sanità e militanti impegnati in un’ottica di classe, e nella quale sono state denunciate le responsabilità del sistema sanitario, politico e affaristico, e confrontate esperienze di lotta in difesa della salute per trarne linee comuni d’azione e per indicare nel modo di produzione capitalistico la causa di questa pandemia e di quelle che purtroppo verranno. Al tempo stesso abbiamo condotto, con lo sciopero generale del 29 gennaio e del’’8 marzo, e numerose manifestazioni, un’opposizione senza se e senza ma al governo Draghi, che sposta ancor più a favore del grande capitale il baricentro della sua azione e delle risorse pubbliche, centralizzando gran parte del parlamentarismo borghese e piccolo-borghese. All’alleanza governo-padronato-sindacati concertativi dobbiamo opporre un fronte comune di classe, sostenere le lotte dovunque abbiano luogo, dalla Fedex all’Ilva ai disoccupati di Napoli, ai portuali di Genova, Napoli, Gioia Tauro, ai NO TAV.

Anche a Milano occorre dare continuità a tale convergenza ed estendere e rafforzare questo percorso dei lavoratori combattivi, al di là delle appartenenze sindacali, per rispondere agli attacchi che subiscono tutti i proletari e per strutturare un fronte comune di azione e di lotta di massa che superi le mille vertenze in cui è tutt’ora scomposta la classe e le integri da un punto di vista politico.

Per interrogarci sule prospettive e le indicazioni di lotta per obiettivi unificanti tra la classe tradizionalmente intesa e le mille forme e i mille rivoli dello sfruttamento di classe della produzione post fordista.

Per questo ti chiediamo di partecipare all’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi di sabato 5 giugno ore 14 Arci Pessina via San Bernardo, 17, Chiaravalle

(bus 77 da Corso Lodi 90, fermata Brenta MM3, bus 140 da Rogoredo, via Cassinis 63)

Lavoratrici e lavoratori combattivi di Milano e Lombardia

lavcombattivimi@lists.riseup.net

Pubblicato in Generale, Lavoro | Commenti disabilitati su 5 giugno: 2a ASSEMBLEA DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI COMBATTIVI di MILANO e LOMBARDIA

29 maggio: Assemblea pubblica Punto di raccolta “Esperienze di Sanità”

ASSEMBLEA PUBBLICA SABATO 29 MAGGIO DALLE ORE 16

Piazza Vigili del Fuoco (davanti all’Esselunga di via Rubattino)
Punto di raccolta “Esperienze di Sanità”

“Per continuare a dare un senso concreto al lavoro iniziato un anno fa e che ci ha visti partecipi, al fianco e a sostegno dei lavoratori della sanità ( così come è stato per le iniziative e lo sciopero al San Carlo e San Paolo o al Pio Albergo Trivulzio), di chi lotta nei territori cercando di sensibilizzare e mobilitarsi attraverso presidi, inchieste, volantinaggi …,così come contro i tentativi di chiusura o ridimensionamento di Ospedali pubblici…abbiamo deciso di creare un punto di raccolta “esperienze di Sanità” per diversi motivi:

Pensiamo non sia giusto vivere in solitudine la malattia o gli episodi di disagio legati alla gestione privatistica e aziendalistica della sanità esportata a livello nazionale dal modello lombardo;
La salute non può essere una discriminante: chi ha soldi trova le soluzioni (cure, circuiti preferenziali, prevenzione) e chi non li ha deve rinunciare a curarsi;

Pensiamo ci sia bisogno di prevenzione e di rilancio della medicina del territorio (distretti sanitari, consultori, medici scolastici, del lavoro, ecc.), con una gestione improntata sulla partecipazione e il controllo diretto dei lavoratori. Una medicina che monitori il territorio e le sue problematiche socio-ambientali, perché il legame tra malattia-lavoro-ambiente è indivisibile e l’operato del medico non può essere, così come è diventato, prevalentemente burocratico-amministrativo;

pensiamo che la sanità non debba essere organizzata come un cottimo, sottoponendo i lavoratori a ritmi e turni massacranti anche di 12 ore, che non debba essere accettato che ci sia una carenza strutturale di personale e si faccia continuamente uso di lavoratori a tempo determinato assunti con le cooperative a cui viene costantemente esercitano il ricatto della non assunzione per eliminare ogni forma di rivendicazione, che i salari siano miserabili, che i lavoratori vivano la pressione e la paura di sanzioni disciplinari, così come successo ai lavoratori del San Paolo che hanno denunciato il clima in cui sono costretti ad operare e le scelte fatte dalla direzione sanitaria;

crediamo che la salute non possa e non debba, così come lo è ora, essere una merce su cui lucrare da parte delle multinazionali del farmaco, del mercato dei macchinari o attraverso l’utilizzo degli esami diagnostici, quelli da cui si possono trarre più profitto, così come dalla proprietà intellettuale, la cui ricerca a partire dai vaccini è finanziata, quasi totalmente, con i nostri soldi. La sanità deve essere gratuita ed universale, accessibile a tutti i lavoratori senza discriminazione alcuna;

Crediamo e questo lo confermano anche le esperienze di altri che sono state per noi interessanti spunti, che sia importante condividere conoscenze, pratiche, riflessioni, contenuti, per trovare risposte e non sentirsi inermi..

Facciamo “rete” con le altre esperienze che si muovono nel territorio, e nei posti di lavoro per accumulare sapere, partecipazione e forza, perché come ci ha detto una signora del quartiere: “Un sasso da solo non fa rumore, ma tanti sassi creano un fragore” .

Vi aspettiamo: le esperienze e i contributi sono preziosi per tutti.
PANETTERIA OCCUPATA
Alleghiamo il volantino di invito per l’assemblea del 29 maggio dalle ore 16,00 a Lambrate – Piazza Vigili del Fuoco.

Pubblicato in Casa e territorio, Generale | Commenti disabilitati su 29 maggio: Assemblea pubblica Punto di raccolta “Esperienze di Sanità”

A fianco del popolo Palestinese – sosteniamo la resistenza

RESISTENZA, SOLIDARIETA’ E PALESTINA

La storia e la realtà ci insegnano che la lotta di classe è fra sfruttati e sfruttatori, fra occupanti e occupati, come fu la Resistenza che sancì la lotta contro il nemico esterno, ma anche quello interno, responsabile di una società iniqua e classista.

Il popolo che da più di settant’anni, ad un prezzo altissimo, ancora resiste, circondato da un assordante silenzio ma anche da una ignobile narrazione che mette sullo stesso piano oppressore e oppressi, è quello palestinese che rivendica la propria identità ed esistenza nonostante tutte le azioni mirino allo svuotamento della Terra di Palestina dalla presenza di popolazione autoctona con rappresaglie, torture, eccidi ed embarghi.

Un sistema, quello dell’autoproclamato Stato d’Israele, che non è solo occupazione della Palestina, ma una presenza criminale in ogni Stato dove ha interessi: dall’Italia alla Grecia, dai paesi arabi a quelli del Sud America. Gli esempi non sono solo odierni, ma spaziano dall’appoggio ed addestramento delle squadre della morte del Guatemala, dei Contras in Nicaragua, agli attacchi alla Siria, all’ingerenza legislativa negli stati europei dove cerca di far passare leggi anti-boicottaggio, spacciandole per interventi contro l’antisemitismo.

Vediamo come anche in Italia la presenza sionista si consolida ed estende già da anni con le varie collaborazioni sul piano militare, securitario, tecnologico, universitario e scientifico che anche in pieno periodo di Covid non si sono arrestate.

Le direttrici su cui si muove la strategia dello stato sionista d’Israele è triplice: politica, militare e mediatica per imporre il proprio dominio e i propri interessi all’interno del disegno interimperialista.

In questa strategia rientra la tattica di far accettare e rafforzare il consenso attraverso l’uso dei mass media, mistificando la realtà e imponendo una narrazione in cui il sistema di occupazione delle terre palestinesi, il razzismo e l’apartheid israeliano è il risultato del perenne tentativo di “difendersi dagli attacchi” del popolo Palestinese.

Necessità resa indispensabile per rendere accettabili i propri crimini o addirittura per negarli. La parola d’ordine è “difesa”: visto che Haganà significa difesa; IDF è l’esercito “difensivo”; il muro è una barriera difensiva; una strage di innocenti si chiama “Margine Protettivo”.

La realtà si traduce in una lettura propagandistica in cui si sostiene vada bandita ogni forma di violenza, allineando sullo stesso piano la forza di una potenza militare e la resistenza di un popolo che si difende anche con i sassi, espropriato della propria terra, dell’acqua, di una economia autonoma e non allineato ai disegni e alle alleanze imperialiste in quell’area.

Viene nascosta una visione del mondo che sta alla base della logica dell’oppressore, cioè lo sradicamento, l’occupazione, il contenimento di ogni forma di dissenso.

Gioco forza è l’associazione tra sionismo e antisemitismo, cioè tra critica/attacco ad una politica imperialista e l’odio razziale, con cui Israele tenta di esportare il suo agire contro ogni forma di dissenso, resistenza e contrapposizione ai suoi piani; disegno a cui i governi europei, e non solo, si sono allineati, adattando il quadro legislativo con norme punitive il cui scopo è colpire ogni forma di solidarietà internazionale.

Consapevoli che la lotta del popolo palestinese è la stessa lotta che combattiamo ogni giorno contro i padroni, l’imperialismo e il sionismo, ricordiamo che il 7 giugno ci sarà la terza udienza del processo per la contestazione della presenza delle bandiere dello stato sionista alla manifestazione del 25 aprile 2018.

Processo che non riguarda solo i quattro compagni accusati, ma si inserisce in un’ampia campagna internazionale che ha come fine colpire la solidarietà  alla resistenza del popolo palestinese. È l’altra faccia della politica sionista: da una parte si massacrano i Palestinesi, dall’altra si usano le leggi degli Stati contro chi vive la solidarietà come un’arma di lotta quotidiana contro un sistema di oppressione, dominio, sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente.

Sono le stesse ragioni che ci spingono ad essere al fianco e con i lavoratori, degli immigrati per il permesso di soggiorno senza discriminazioni alcune, con i riders, con gli sfrattati, per una sanità gratuita ed universale, con chi alza la testa e lotta con e per la propria classe proletaria per una condizione umana libera dalla società capitalistica colpevole e causa di questa pandemia, della distruzione della terra e dell’alienazione dell’umanità. Questa è la solidarietà in cui crediamo e per la quale continueremo a batterci.

La stessa solidarietà e lo stesso senso di appartenenza che in più parti del mondo, dal Marocco a New York, dalla Giordania a  Milano,  dalla Cisgiordania a Napoli e in quasi tutte le città italiane ed europee, in questi giorni ha riempito le piazze della rabbia e dell’odio verso questa nuova forma di colonialismo, intriso di razzismo classista di cui il sionismo israeliano è portatore.

Le piazze hanno dimostrato la distanza tra le politiche, gli accordi e le alleanze dei governi (Egitto, Marocco, Italia…) con Israele e il sentimento del popolo che fa della lotta palestinese la propria lotta. A Milano abbiamo assistito ad un fenomeno nuovo: si è riversato nelle piazze un proletariato giovanile estremamente eterogeneo (egiziani, marocchini, algerini, palestinesi, libanesi, italiani…), proveniente prevalentemente dalle periferie della città che tramite i social si sono organizzati e hanno catalizzato e caratterizzato la piazza con vitalità e forza: gli stessi che quotidianamente devono fare i conti con l’emarginazione, la repressione continua ed il controllo nei loro territori, che hanno difficoltà a intravedere un futuro, che vivono di lavoro nero o in condizioni di sfruttamento che rasenta lo schiavismo, che hanno problemi a trovare una casa,  ad avere un documento che gli permetta di circolare o essere riconosciuti come cittadini. La stessa rabbia e condizione che si è espressa nelle rivolte delle banlieue parigine o contro l’ingiustizia e il razzismo di Stato negli USA.

Una boccata d’ossigeno, che ci fa pensare, che per quanto il potere tenti di addomesticare e annientare le lotte, sotto la cenere cova il fuoco!

Siamo a fianco del popolo palestinese nella sua lotta, sottolineando che non deve chiedere a nessuno il “diritto a resistere” perché come ci hanno insegnato i nostri partigiani, il nemico si caccia e non serve nessuna “autorizzazione”!

Invitiamo a trasformare Il 7 giugno, giorno del processo ai 4 compagni che hanno contestato la presenza delle bandiere dello Stato sionista il 25 aprile, in un  altro momento di mobilitazione e lotta a fianco della resistenza palestinese, perché chi deve essere processato è lo Stato d’Israele per la pulizia etnica che da 78 anni sta compiendo nella terra di Palestina!

PANETTERIA OCCUPATA – Milano maggio 2021

RESISTENZA _PALESTINA_MAGGIO2021

Pubblicato in Generale, Internazionalismo | Commenti disabilitati su A fianco del popolo Palestinese – sosteniamo la resistenza

12 MAGGIO: PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ CON I LAVORATORI DELLA FEDEX/TNT

MERCOLEDI 12 MAGGIO ORE 15 PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ CON I LAVORATORI DELLA FEDEX/TNT DAVANTI ALLA PREFETTURA DI MILANO CONTRO I FOGLI DI VIA E LA REPRESSIONE DELLE LOTTE!

E’ da mesi che i lavoratori della Fedex/TNT sono in lotta contro i licenziamenti e la chiusura politica dell’hub di Piacenza per eliminare la presenza del sindacato SiCobas e dei lavoratori combattivi che ne fanno parte. Dopo gli arresti di Arafat e Carlo a Piacenza, le denunce e le continue aggressioni poliziesche e delle squadracce private armate di taser e manganelli estraibili, come provato dai numerosi filmati, il ministero dell’interno per fermare la lotta e la resistenza operaia sta ora utilizzando i “fogli di via ” per pericolosità sociale contro i lavoratori in lotta. Questo è  uno strumento normalmente utilizzato contro i  mafiosi e la criminalità organizzata, assimilando cosi e riducendo la resistenza operaia ad un problema di ordine pubblico in un tentativo continuo di normalizzazione e pacificazione delle lotte per riportarle nell’ambito della compatibilità e subordinazione politica. L’occupazione simbolica della sede del Pd e il corteo spontaneo della scorsa settimana a Roma, hanno prodotto positivamente un incontro con il ministro del lavoro Orlando che ha organizzato un tavolo di trattativa con il ministero dello sviluppo economico per sbloccare la situazione in stallo per la rigidità dell’amerikana Fedex che vuole importare nuove modalità di relazioni sindacali per arrivare al l’eliminazione del Sicobas con la servile complicità dei sindacati confederali, in primis della Cgil, all’interno della quale si è vista una protesta significativa per la sua condotta da parte di una trentina di propri delegati di Piacenza. Chiediamo a tutte e tutti di schierarsi a fianco di questi lavoratori che stanno combattendo una partita importante per il lavoro, un momento fondamentale di lotta di classe partecipando al presidio di mercoledì 12 maggio alle ore 15 davanti alla prefettura di Milano in C.so Monforte.

UNITI SI VINCE!
GIU’ LE MANI DAI LAVORATORI!

Patto d’Azione per un fronte unico di classe – Milano www.fronteanticapitalista.org

Pubblicato in Generale, Lavoro | Commenti disabilitati su 12 MAGGIO: PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ CON I LAVORATORI DELLA FEDEX/TNT

10 maggio: PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI SAN VITTORE

Il 10 maggio inizierà al tribunale di Milano il processo nei confronti di 9 prigionieri accusati a vario titolo delle rivolte nel carcere di San Vittore del marzo dell’anno scorso. In solidarietà è indetto un presidio

DALLE 11 ALLE 13 DAVANTI AL CARCERE DI SAN VITTORE IN P.LE AQUILEIA


riportiamo l’appello del Collettivo OLGa:

Il terrorismo dello Stato in città come in carcere
Solidarietà con i rivoltosi di San Vittore a processo

Il 10 maggio inizierà al tribunale di Milano il processo per “devastazione”, “sequestro di persona”, “lesioni personali” e “rapina” nei confronti di 9 prigionieri accusati a vario titolo delle rivolte nel carcere di San Vittore del marzo dell’anno scorso. Processi che coinvolgono anche le carceri di Pavia e Varese, limitandoci alla Lombardia e per quel che sappiamo.
In quei giorni di marzo i detenuti insorsero in una trentina di carceri, da nord a sud Italia, a seguito dell’interruzione dei colloqui, dei contatti con l’esterno con sospensione di tutte le attività. Restavano solo loro e le guardie. Tanti ulteriori problemi che si aggiungevano a condizioni già prima invivibili.
Misure che prima della gestione della pandemia erano emergenziali o in via di sperimentazione ora caratterizzano la quotidianità: la videoconferenza sostituisce la presenza in tribunale, impedendo le possibilità di difesa, ostacolando la partecipazione attiva alle fasi del processo, la sua dimensione pubblica e l’incontro degli imputati in aula, per arrivare senza intralci all’esecutività della condanna; le videochiamate sostituiscono i colloqui. Facile capire a quanti aspetti della relazione si debba rinunciare non potendosi incontrare fisicamente. Anche quando riaprono, i colloqui sono resi difficili a causa delle regole di prenotazione e del distanziamento imposto con barriere di plexiglass e mascherine.
Affidarsi alla tecnologia per videoconferenze e videochiamate comporta problemi tecnici di funzionamento con collegamenti che frequentemente si interrompono lasciando il prigioniero davanti a uno schermo nero. Tutte queste ristrutturazioni rendono i prigionieri sempre più isolati.
Si tratta indubbiamente di un obiettivo voluto quando si vedono gli esperti della repressione impiegati per amministrare anche la gestione della pandemia.
Antonio Rinaudo ex P.M. torinese, già noto nei processi contro i No Tav, viene nominato commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 della regione Piemonte.
Alberto Nobili P.M., coordinatore del pool antiterrorismo della procura di Milano, che interviene al minimo segnale dell’emergere di un conflitto. 300 ragazzi si incontrano a piazzale Selinunte per girare il video di un rapper, reagiscono agli attacchi della polizia e i provvedimenti che vengono emessi nei loro confronti sono firmati da Nobili. Si trattava di terrorismo?
Lo stesso Nobili che intervenne come mediatore per fare scendere dai tetti i rivoltosi di San Vittore, per poi richiederne il rinvio a giudizio. Si trattava di terrorismo?
Queste due figure le conosciamo anche da inchieste contro compagni anarchici accusati di terrorismo. Nobili era a capo del pool di magistrati nell’operazione Prometeo (il processo inizierà proprio il 10 maggio) in cui le parti offese risultano essere Rinaudo e il DAP.
Quel DAP che dopo le rivolte di marzo ha visto un repentino cambio della guardia ai suoi vertici, per la prima volta nelle mani dell’antimafia nelle figure dei nuovi dirigenti Petralia e il suo vice Tartaglia.
La gestione della pandemia e quella della repressione si incontrano, sono nelle mani di chi ha rappresentato l’antimafia e l’antiterrorismo fino a oggi.
Se da un lato lo Stato tenta di archiviare le stragi, come quelle avvenute nel carcere di Modena, dall’altro con estrema velocità manda in tribunale chi si mette di traverso. Come i 120 lavoratori di Italpizza che, sempre nella stessa città, si trovano sotto processo, in aula bunker per altro.
Collettivo OLGa

Pubblicato in Generale, Repressione | Commenti disabilitati su 10 maggio: PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI SAN VITTORE

25 aprile: RESISTENZA, SOLIDARIETA’ E PALESTINA

RESISTENZA, SOLIDARIETA’ E PALESTINA

La Resistenza italiana quella che tutti abbiamo imparato a conoscere più che dai libri di storia, dai racconti delle famiglie, dei nostri nonni/e, anticipata dai grandi scioperi operai di Torino e Milano del marzo 1943, si sviluppa a partire dall’estate 1943 ed ha un comune obiettivo: lotta contro il nazifascismo, per la liberazione del paese dal nemico straniero, ma anche da quello interno. Partecipano alla lotta militari e civili, persone di ogni età, sesso, religione, provenienza geografica e si oppongono con azioni di guerra, di guerriglia e sabotaggi, ad un nemico che si scaglia non solo contro i combattenti, ma anche contro la popolazione, che rappresenta un bersaglio più semplice: rappresaglie, torture ed eccidi sono il duro prezzo pagato.

L’azione e il fatto di resistere, il modo e i mezzi stessi con cui si attuano, nella memoria collettiva portano all’idea di due figure precise: l’occupante, colui che si impossessa della terra, delle risorse, dei mezzi di produzione e … colui che tutto questo subisce e si ribella.

Attualizzando tutto questo, il popolo che da più di settant’anni con un prezzo altissimo che ricorda rappresaglie, torture ed eccidi di cui si parlava prima ancora resiste, è quello palestinese che, nonostante tutte le azioni che mirano allo svuotamento della Terra di Palestina dalla presenza di popolazione autoctona, ed anche se circondato da un assordante silenzio: se non si scrive nulla, se non se parla, il problema non esiste.

Ecco perché il passaggio delle insegne di Israele durante tutti i cortei del 25 aprile a Milano, dal 2004 ad oggi, è stato accompagnato da immagini di bombardamenti, fotografie dei morti civili di Sabra e Chatila, bandiere palestinesi, slogan, fischi, ecc. a qualcuno potrà essere sembrato poco educato, ma domando: cosa c’è di educato in una occupazione che dura da 73 anni?

Cosa c’è di educato in un sistema, quello sionista, non solo come occupazione della Palestina, ma come presenza criminale in ogni stato dove riesce ad infilarsi, dall’Italia alla Grecia o nei paesi arabi e del Sud America? In questo caso gli esempi non sono solo odierni, ma spaziano dall’appoggio ed addestramento delle squadre della morte del Guatemala, dei Contras in Nicaragua, all’ingerenza legislativa negli stati europei dove cerca di far passare leggi anti-boicottaggio, spacciandole per interventi contro l’anti-semitismo.

Vediamo come anche in Italia la presenza sionista si consolida ed estende già da anni con le varie collaborazioni sul piano militare, securitario, tecnologico, universitario e scientifico ed anche in un periodo come l’attuale, caratterizzato dal Corona Virus, le cose si accentuano. Da un lato è evidente come il sionismo stia usando questo scenario di emergenza sanitaria per incrementare il suo attacco al popolo e alla resistenza palestinese. Oltre infatti alla situazione in Cisgiordania, sono peggiorate le condizioni che vivono in carcere i prigionieri palestinesi e sono continuati gli arresti, approfittando della quarantena, e poi il razzismo e l’apartheid nei territori del ’48, per non parlare delle condizioni di vita a Gaza.

Dall’altro, il tentativo è quello di farci accettare il sistema di occupazione delle terre palestinesi, il razzismo e l’apartheid israeliano, continuando a citare i risultati in campo medico, idrico, agricolo, tacendo il fatto che sono tutti prodotti dell’industria militare e testati direttamente sul campo, come a Gaza ad esempio. Con questi argomenti in tutto il mondo Israele collabora con tutti quei governi, incluso il nostro, che preferiscono spendere in repressione e controllo, piuttosto che in estensione dei diritti sociali.

Ma non è solo una questione di “affari” perché viene esaltata una visione del mondo che sta alla base della logica dell’oppressore, cioè lo sradicamento, l’occupazione, il contenimento di forme di dissenso.

A questa visione del mondo noi contrapponiamo quella della resistenza dei popoli e sosteniamo il popolo palestinese non solo per la tenacia, ma perché consapevoli di essere coinvolti insieme a loro, nella stessa dinamica globale di lotta contro i padroni, l’imperialismo e il sionismo.

E’ la “questione sionista” la causa, l’origine del dramma che si consuma in Palestina nel silenzio complice; il sionismo, questa parola che per decenni è stata un tabù e chiunque tenta una critica a questa ideologia sia in passato, che nel presente, era ed è attaccato, accusato di antisemitismo, di essere contro la democrazia, contro la pace o, nella migliore delle ipotesi, un sognatore amante delle utopie.

Il sionismo è una ideologia razzista, basata su un concetto etnico, che si rivolge ad una sola popolazione accumunata dalla religione, perché si basa su concetti sciagurati: la superiorità della razza, la terra promessa per il popolo eletto e sullo slogan “una terra senza popolo per un popolo senza terra”. Uno slogan che non solo non vede gli altri come abitanti viventi di un territorio, ma da subito agisce per la cacciata dei palestinesi dalle loro terre.

Ecco perché il nostro rapporto con il sionismo “non è educato!”, ma conflittuale e per due motivi precisi:

  • ci sentiamo veramente a fianco del popolo palestinese nella sua lotta
  • un preciso concetto di lotta comune visti i riflessi delle prassi israeliane sulla vita di tutti noi, dal punto di vista legislativo, economico e socio-culturale.

Ricordo che 7 GIUGNO 2021 al Tribunale di Milano ci sarà la terza udienza del processo per la contestazione della presenza delle bandiere dello Stato sionista alla manifestazione del 25 aprile 2018.  Un processo prettamente politico che si inserisce in un’ampia e articolata campagna internazionale, che ha come fine di indurre

forzatamente l’equiparazione dell’antisionismo all’antisemitismo e di colpire la solidarietà internazionalista alla resistenza del popolo palestinese.

 PANETTERIA OCCUPATA

Pubblicato in Generale, Internazionalismo | Commenti disabilitati su 25 aprile: RESISTENZA, SOLIDARIETA’ E PALESTINA

11 aprile: DOCUMENTI PER TUTTE/I SENZA DISCRIMINAZIONI

LUNEDI 12 APRILE ORE 11 PRESIDIO
ALLA PREFETTURA DI C.SO MONFORTE MILANO

Fratelli e sorelle, compagne e compagni uniamoci tute/i per far sentire la nostra voce
DOCUMENTI PER TUTTE/I SENZA DISCRIMINAZIONI
Questa è la richiesta che viene da tanti/e fratelli e sorelle che soffrono, che lavorano per pochi euro, che hanno freddo e hanno fame.
Con la pandemia questo sistema è diventato ancora più aggressivo e razzista. I nostri contratti di lavoro non ci permettono di avere una casa, di aggiustare i documenti, di curarci e di vivere dignitosamente.
La situazione diventerà peggiore nei prossimi mesi quando ci sarà lo sblocco massiccio dei licenziamenti e degli sfratti.
Dobbiamo unirci, difenderci, organizzarci in ogni città e in tutto il Paese.
Vogliamo:
– documenti sganciati dal contrato di lavoro e dalla residenza e validi in Europa
– cittadinanza per le/i bambine/i nate/i in Italia
– fine degli abusi delle questure e abolizione dei costi per il rinnovo dei documenti
– abolizione dei decreti contro gli immigrati e chiusura dei CPR

Ci Siamo Rete Solidale

CiSiamo_12aprile

NO AL RAZZISMO DI STATO!

Nell’ultima assemblea nazionale, il Patto d’azione ha fatto propria la necessità di sviluppare una discussione e un intervento più organico ed articolato a livello territoriale e nazionale sulle questioni legate all’immigrazione. Ha recepito la proposta di un’iniziativa articolata sul territorio nazionale espressa dalla realtà di Campagne in lotta che da tempo lavora su queste tematiche e ha attivato una rete di relazioni in città diverse, fra cui Milano, su una piattaforma che pone al centro la rivendicazione di documenti per tutti senza discriminazione alcuna, slegati dal contratto di lavoro, dalla residenza e validi in tutta Europa; la cittadinanza per i bambini/e nati/e in Italia; la fine degli abusi in questura e  abolizione dei costi per il rinnovo dei documenti; la chiusura dei CPR e l’ abolizione dei decreti sicurezza, applicati, così come successo per la vicenda  tnt/FedEx di Piacenza, in funzione repressiva, nell’intento di  indebolire la lotta, attaccando i lavoratori con fogli di via, arresti domiciliari e il ricatto della revoca del permesso di soggiorno: chi lotta potrà essere rispedito al suo paese, segnalato come un eversore a governi ultra-repressivi (vedi l’Egitto, Giulio Regeni, Patrick Zaki).

Decreti sicurezza  che, a parte le multe rimosse alle ONG, rimangono intatti nel loro obiettivo persecutorio e repressivo e che rappresentano un filo nero di continuità razzista tra il primo governo Lega-5stelle  prima, 5stelle-PD poi e ora con il nuovo governo Draghi di unità padronale.

Il ricatto del permesso di soggiorno serve invece a mettere a disposizione del padronato più retrivo manodopera senza diritti da sfruttare senza ritegno. Spezziamo il ricatto dei documenti, della reclusione nei CPR, delle false illusioni di sanatorie-truffa che favoriscono le condizioni di sfruttamento semi-schiavista e di assoggettamento alle esigenze dei padroni sostenute ideologicamente da campagne razziste e classiste. Tutti i proletari immigrati devono essere regolarizzati e godere della parità di diritti con i lavoratori regolari, italiani o stranieri.

La lotta degli immigrati è parte di una lotta più complessiva verso l’emancipazione della classe tutta, così come stanno dimostrando i lavoratori della logistica, così come hanno espresso i lavoratori immigrati delle campagne o le continue rivolte negli USA contro un razzismo classista di Stato diffuso.

Organizziamo, sosteniamo e sviluppiamo le lotte: la solidarietà è un’arma. Uniti si vince !

Partecipiamo Lunedì 12 aprile alle ore 11 al  presidio davanti alla Prefettura di Milano 

Documenti per tutti senza condizioni e abolizione dei decreti sicurezza

Patto d’Azione Anticapitalista Milano

Pubblicato in Casa e territorio, Generale | Commenti disabilitati su 11 aprile: DOCUMENTI PER TUTTE/I SENZA DISCRIMINAZIONI