10 maggio: PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI SAN VITTORE

Il 10 maggio inizierà al tribunale di Milano il processo nei confronti di 9 prigionieri accusati a vario titolo delle rivolte nel carcere di San Vittore del marzo dell’anno scorso. In solidarietà è indetto un presidio

DALLE 11 ALLE 13 DAVANTI AL CARCERE DI SAN VITTORE IN P.LE AQUILEIA


riportiamo l’appello del Collettivo OLGa:

Il terrorismo dello Stato in città come in carcere
Solidarietà con i rivoltosi di San Vittore a processo

Il 10 maggio inizierà al tribunale di Milano il processo per “devastazione”, “sequestro di persona”, “lesioni personali” e “rapina” nei confronti di 9 prigionieri accusati a vario titolo delle rivolte nel carcere di San Vittore del marzo dell’anno scorso. Processi che coinvolgono anche le carceri di Pavia e Varese, limitandoci alla Lombardia e per quel che sappiamo.
In quei giorni di marzo i detenuti insorsero in una trentina di carceri, da nord a sud Italia, a seguito dell’interruzione dei colloqui, dei contatti con l’esterno con sospensione di tutte le attività. Restavano solo loro e le guardie. Tanti ulteriori problemi che si aggiungevano a condizioni già prima invivibili.
Misure che prima della gestione della pandemia erano emergenziali o in via di sperimentazione ora caratterizzano la quotidianità: la videoconferenza sostituisce la presenza in tribunale, impedendo le possibilità di difesa, ostacolando la partecipazione attiva alle fasi del processo, la sua dimensione pubblica e l’incontro degli imputati in aula, per arrivare senza intralci all’esecutività della condanna; le videochiamate sostituiscono i colloqui. Facile capire a quanti aspetti della relazione si debba rinunciare non potendosi incontrare fisicamente. Anche quando riaprono, i colloqui sono resi difficili a causa delle regole di prenotazione e del distanziamento imposto con barriere di plexiglass e mascherine.
Affidarsi alla tecnologia per videoconferenze e videochiamate comporta problemi tecnici di funzionamento con collegamenti che frequentemente si interrompono lasciando il prigioniero davanti a uno schermo nero. Tutte queste ristrutturazioni rendono i prigionieri sempre più isolati.
Si tratta indubbiamente di un obiettivo voluto quando si vedono gli esperti della repressione impiegati per amministrare anche la gestione della pandemia.
Antonio Rinaudo ex P.M. torinese, già noto nei processi contro i No Tav, viene nominato commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 della regione Piemonte.
Alberto Nobili P.M., coordinatore del pool antiterrorismo della procura di Milano, che interviene al minimo segnale dell’emergere di un conflitto. 300 ragazzi si incontrano a piazzale Selinunte per girare il video di un rapper, reagiscono agli attacchi della polizia e i provvedimenti che vengono emessi nei loro confronti sono firmati da Nobili. Si trattava di terrorismo?
Lo stesso Nobili che intervenne come mediatore per fare scendere dai tetti i rivoltosi di San Vittore, per poi richiederne il rinvio a giudizio. Si trattava di terrorismo?
Queste due figure le conosciamo anche da inchieste contro compagni anarchici accusati di terrorismo. Nobili era a capo del pool di magistrati nell’operazione Prometeo (il processo inizierà proprio il 10 maggio) in cui le parti offese risultano essere Rinaudo e il DAP.
Quel DAP che dopo le rivolte di marzo ha visto un repentino cambio della guardia ai suoi vertici, per la prima volta nelle mani dell’antimafia nelle figure dei nuovi dirigenti Petralia e il suo vice Tartaglia.
La gestione della pandemia e quella della repressione si incontrano, sono nelle mani di chi ha rappresentato l’antimafia e l’antiterrorismo fino a oggi.
Se da un lato lo Stato tenta di archiviare le stragi, come quelle avvenute nel carcere di Modena, dall’altro con estrema velocità manda in tribunale chi si mette di traverso. Come i 120 lavoratori di Italpizza che, sempre nella stessa città, si trovano sotto processo, in aula bunker per altro.
Collettivo OLGa

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25 aprile: RESISTENZA, SOLIDARIETA’ E PALESTINA

RESISTENZA, SOLIDARIETA’ E PALESTINA

La Resistenza italiana quella che tutti abbiamo imparato a conoscere più che dai libri di storia, dai racconti delle famiglie, dei nostri nonni/e, anticipata dai grandi scioperi operai di Torino e Milano del marzo 1943, si sviluppa a partire dall’estate 1943 ed ha un comune obiettivo: lotta contro il nazifascismo, per la liberazione del paese dal nemico straniero, ma anche da quello interno. Partecipano alla lotta militari e civili, persone di ogni età, sesso, religione, provenienza geografica e si oppongono con azioni di guerra, di guerriglia e sabotaggi, ad un nemico che si scaglia non solo contro i combattenti, ma anche contro la popolazione, che rappresenta un bersaglio più semplice: rappresaglie, torture ed eccidi sono il duro prezzo pagato.

L’azione e il fatto di resistere, il modo e i mezzi stessi con cui si attuano, nella memoria collettiva portano all’idea di due figure precise: l’occupante, colui che si impossessa della terra, delle risorse, dei mezzi di produzione e … colui che tutto questo subisce e si ribella.

Attualizzando tutto questo, il popolo che da più di settant’anni con un prezzo altissimo che ricorda rappresaglie, torture ed eccidi di cui si parlava prima ancora resiste, è quello palestinese che, nonostante tutte le azioni che mirano allo svuotamento della Terra di Palestina dalla presenza di popolazione autoctona, ed anche se circondato da un assordante silenzio: se non si scrive nulla, se non se parla, il problema non esiste.

Ecco perché il passaggio delle insegne di Israele durante tutti i cortei del 25 aprile a Milano, dal 2004 ad oggi, è stato accompagnato da immagini di bombardamenti, fotografie dei morti civili di Sabra e Chatila, bandiere palestinesi, slogan, fischi, ecc. a qualcuno potrà essere sembrato poco educato, ma domando: cosa c’è di educato in una occupazione che dura da 73 anni?

Cosa c’è di educato in un sistema, quello sionista, non solo come occupazione della Palestina, ma come presenza criminale in ogni stato dove riesce ad infilarsi, dall’Italia alla Grecia o nei paesi arabi e del Sud America? In questo caso gli esempi non sono solo odierni, ma spaziano dall’appoggio ed addestramento delle squadre della morte del Guatemala, dei Contras in Nicaragua, all’ingerenza legislativa negli stati europei dove cerca di far passare leggi anti-boicottaggio, spacciandole per interventi contro l’anti-semitismo.

Vediamo come anche in Italia la presenza sionista si consolida ed estende già da anni con le varie collaborazioni sul piano militare, securitario, tecnologico, universitario e scientifico ed anche in un periodo come l’attuale, caratterizzato dal Corona Virus, le cose si accentuano. Da un lato è evidente come il sionismo stia usando questo scenario di emergenza sanitaria per incrementare il suo attacco al popolo e alla resistenza palestinese. Oltre infatti alla situazione in Cisgiordania, sono peggiorate le condizioni che vivono in carcere i prigionieri palestinesi e sono continuati gli arresti, approfittando della quarantena, e poi il razzismo e l’apartheid nei territori del ’48, per non parlare delle condizioni di vita a Gaza.

Dall’altro, il tentativo è quello di farci accettare il sistema di occupazione delle terre palestinesi, il razzismo e l’apartheid israeliano, continuando a citare i risultati in campo medico, idrico, agricolo, tacendo il fatto che sono tutti prodotti dell’industria militare e testati direttamente sul campo, come a Gaza ad esempio. Con questi argomenti in tutto il mondo Israele collabora con tutti quei governi, incluso il nostro, che preferiscono spendere in repressione e controllo, piuttosto che in estensione dei diritti sociali.

Ma non è solo una questione di “affari” perché viene esaltata una visione del mondo che sta alla base della logica dell’oppressore, cioè lo sradicamento, l’occupazione, il contenimento di forme di dissenso.

A questa visione del mondo noi contrapponiamo quella della resistenza dei popoli e sosteniamo il popolo palestinese non solo per la tenacia, ma perché consapevoli di essere coinvolti insieme a loro, nella stessa dinamica globale di lotta contro i padroni, l’imperialismo e il sionismo.

E’ la “questione sionista” la causa, l’origine del dramma che si consuma in Palestina nel silenzio complice; il sionismo, questa parola che per decenni è stata un tabù e chiunque tenta una critica a questa ideologia sia in passato, che nel presente, era ed è attaccato, accusato di antisemitismo, di essere contro la democrazia, contro la pace o, nella migliore delle ipotesi, un sognatore amante delle utopie.

Il sionismo è una ideologia razzista, basata su un concetto etnico, che si rivolge ad una sola popolazione accumunata dalla religione, perché si basa su concetti sciagurati: la superiorità della razza, la terra promessa per il popolo eletto e sullo slogan “una terra senza popolo per un popolo senza terra”. Uno slogan che non solo non vede gli altri come abitanti viventi di un territorio, ma da subito agisce per la cacciata dei palestinesi dalle loro terre.

Ecco perché il nostro rapporto con il sionismo “non è educato!”, ma conflittuale e per due motivi precisi:

  • ci sentiamo veramente a fianco del popolo palestinese nella sua lotta
  • un preciso concetto di lotta comune visti i riflessi delle prassi israeliane sulla vita di tutti noi, dal punto di vista legislativo, economico e socio-culturale.

Ricordo che 7 GIUGNO 2021 al Tribunale di Milano ci sarà la terza udienza del processo per la contestazione della presenza delle bandiere dello Stato sionista alla manifestazione del 25 aprile 2018.  Un processo prettamente politico che si inserisce in un’ampia e articolata campagna internazionale, che ha come fine di indurre

forzatamente l’equiparazione dell’antisionismo all’antisemitismo e di colpire la solidarietà internazionalista alla resistenza del popolo palestinese.

 PANETTERIA OCCUPATA

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11 aprile: DOCUMENTI PER TUTTE/I SENZA DISCRIMINAZIONI

LUNEDI 12 APRILE ORE 11 PRESIDIO
ALLA PREFETTURA DI C.SO MONFORTE MILANO

Fratelli e sorelle, compagne e compagni uniamoci tute/i per far sentire la nostra voce
DOCUMENTI PER TUTTE/I SENZA DISCRIMINAZIONI
Questa è la richiesta che viene da tanti/e fratelli e sorelle che soffrono, che lavorano per pochi euro, che hanno freddo e hanno fame.
Con la pandemia questo sistema è diventato ancora più aggressivo e razzista. I nostri contratti di lavoro non ci permettono di avere una casa, di aggiustare i documenti, di curarci e di vivere dignitosamente.
La situazione diventerà peggiore nei prossimi mesi quando ci sarà lo sblocco massiccio dei licenziamenti e degli sfratti.
Dobbiamo unirci, difenderci, organizzarci in ogni città e in tutto il Paese.
Vogliamo:
– documenti sganciati dal contrato di lavoro e dalla residenza e validi in Europa
– cittadinanza per le/i bambine/i nate/i in Italia
– fine degli abusi delle questure e abolizione dei costi per il rinnovo dei documenti
– abolizione dei decreti contro gli immigrati e chiusura dei CPR

Ci Siamo Rete Solidale

CiSiamo_12aprile

NO AL RAZZISMO DI STATO!

Nell’ultima assemblea nazionale, il Patto d’azione ha fatto propria la necessità di sviluppare una discussione e un intervento più organico ed articolato a livello territoriale e nazionale sulle questioni legate all’immigrazione. Ha recepito la proposta di un’iniziativa articolata sul territorio nazionale espressa dalla realtà di Campagne in lotta che da tempo lavora su queste tematiche e ha attivato una rete di relazioni in città diverse, fra cui Milano, su una piattaforma che pone al centro la rivendicazione di documenti per tutti senza discriminazione alcuna, slegati dal contratto di lavoro, dalla residenza e validi in tutta Europa; la cittadinanza per i bambini/e nati/e in Italia; la fine degli abusi in questura e  abolizione dei costi per il rinnovo dei documenti; la chiusura dei CPR e l’ abolizione dei decreti sicurezza, applicati, così come successo per la vicenda  tnt/FedEx di Piacenza, in funzione repressiva, nell’intento di  indebolire la lotta, attaccando i lavoratori con fogli di via, arresti domiciliari e il ricatto della revoca del permesso di soggiorno: chi lotta potrà essere rispedito al suo paese, segnalato come un eversore a governi ultra-repressivi (vedi l’Egitto, Giulio Regeni, Patrick Zaki).

Decreti sicurezza  che, a parte le multe rimosse alle ONG, rimangono intatti nel loro obiettivo persecutorio e repressivo e che rappresentano un filo nero di continuità razzista tra il primo governo Lega-5stelle  prima, 5stelle-PD poi e ora con il nuovo governo Draghi di unità padronale.

Il ricatto del permesso di soggiorno serve invece a mettere a disposizione del padronato più retrivo manodopera senza diritti da sfruttare senza ritegno. Spezziamo il ricatto dei documenti, della reclusione nei CPR, delle false illusioni di sanatorie-truffa che favoriscono le condizioni di sfruttamento semi-schiavista e di assoggettamento alle esigenze dei padroni sostenute ideologicamente da campagne razziste e classiste. Tutti i proletari immigrati devono essere regolarizzati e godere della parità di diritti con i lavoratori regolari, italiani o stranieri.

La lotta degli immigrati è parte di una lotta più complessiva verso l’emancipazione della classe tutta, così come stanno dimostrando i lavoratori della logistica, così come hanno espresso i lavoratori immigrati delle campagne o le continue rivolte negli USA contro un razzismo classista di Stato diffuso.

Organizziamo, sosteniamo e sviluppiamo le lotte: la solidarietà è un’arma. Uniti si vince !

Partecipiamo Lunedì 12 aprile alle ore 11 al  presidio davanti alla Prefettura di Milano 

Documenti per tutti senza condizioni e abolizione dei decreti sicurezza

Patto d’Azione Anticapitalista Milano

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Foglio Ri/belle – marzo 2021

La controinformazione è un’arma, la solidarietà è un’arma

In questo anno tutto il mondo ha visto le donne protagoniste di lotte sociali, contro il patriarcato, contro il sistema mondiale di produzione e riproduzione, per decidere sul proprio corpo.

Condividiamo il nostro Foglio Ri/Belle con cui abbiamo cercato di ricostruire questi movimenti, consapevoli che è un lavoro che va ampliato.

Avremmo voluto parlare inoltre delle lotte delle donne palestinesi a Gaza, della protesta delle donne turche dopo che la Turchia è uscita dalla Convenzione contro la violenza sulle donne, delle donne afroamericane negli USA, delle manifestazioni  di Città del Messico,  Sidney, di tutta l’Europa in occasione dell’8 marzo. Lo faremo al più presto.

Per un mondo diverso   Rompiamo il silenzio
Consapevolezza, autodeterminazione, ribellione
Le compagne del Collettivo Ri/belle

2021 03 25 FOGLIO RI-BELLE

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NON PER NOI MA PER TUTTI – Sosteniamo le lotte dei lavoratori

NON PER NOI MA PER TUTTI
Con queste parole i lavoratori Riders si mobilitano e indicono per venerdì 26 marzo una giornata di sciopero su tutto il territorio nazionale per lottare contro il caporalato digitale e per il riconoscimento dello status di lavoratori dipendenti.
Il 26 marzo i lavoratori della logistica incroceranno le braccia per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, per adeguamenti salariali, per una riduzione dell’orario di lavoro, contro la precarietà, per migliorare le condizioni di vita e per il diritto alla salute. Per il rinnovo del contratto collettivo anche i lavoratori del Trasporto pubblico locale scendono in lotta.
Il 26 marzo il personale Docente, Educativo e ATA delle scuole sciopera per ottenere un intervento di risarcimento per i tagli decennali subiti, per un rilancio della scuola pubblica, come protesta contro l’ulteriore riduzione del diritto di sciopero imposta dal recente accordo tra governo e Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
Da diversi settori lavorativi continua la lotta contro i tagli sui salari diretti e indiretti, contro l’aumento della durata ed intensità del lavoro, contro i tagli ai finanziamenti per servizi, istruzione, sanità e ambiente che le istituzioni nazionali ed internazionali ed il padronato cercano di imporre facendo leva sull’emergenza Covid.
L’aumento dello sfruttamento e della precarietà e l’intermediazione del lavoro (cooperative e agenzie interinali) riguardano tutti noi lavoratori (italiani e immigrati) e gli studenti come forza lavoro in formazione. Contro i tentativi di divisione, differenziazione, competizione ed individualizzazione dei lavoratori rispondiamo con la solidarietà, unificando e sostenendo le lotte che sempre più si stanno sviluppando.
Il 22 marzo anche i lavoratori della multinazionale Amazon sciopereranno per migliorare le condizioni di lavoro imposte (carichi e ritmi di lavoro insostenibili, turnazioni, orari di lavoro, bassi salari, precarietà dovuta in particolare al massiccio utilizzo di tempi determinati tramite agenzie interinali, ricattabilità permanente etc). Devono combattere anche contro l’arroganza delle imprese multinazionali che cercano in tutti i modi di reprimere ogni forma di organizzazione dei lavoratori attraverso procedimenti disciplinari, licenziamenti e mancato rinnovo dei contratti a termine. Aziende agevolate dall’atteggiamento concertativo dei sindacati confederali che individualizzando le trattative eliminano il carattere collettivo della lotta e la sua forza data dall’unità e dalla solidarietà reciproca. A questo difficile percorso di emancipazione e di riscatto riconosciamo tutti gli elementi che ci portano a lottare insieme.
Il 26 marzo rilanciamo le lotte a fianco dei lavoratori TNT-Fedex di Piacenza che per essersi mobilitati contro il piano di ristrutturazione che prevedeva 6300 licenziamenti nell’intero comparto europeo sono stati colpiti da un ondata repressiva con denunce e perquisizioni nelle abitazioni di numerosi lavoratori e che ha portato Arafat e Carlo (coordinatori del sindacato Si.Cobas) agli arresti domiciliari e alla notifica, grazie all’utilizzo dei decreti sicurezza, di 6 avvisi di revoca dei permessi di soggiorno. A fianco dei braccianti agricoli e nelle aree metropolitane che si stanno organizzando e mobilitando attorno alla parola d’ordine “documenti per tutti senza nessuna discriminazione” quale elemento di lotta per l’eguaglianza e per l’unità della classe lavoratrice, contro i decreti sicurezza usati come un maglio contro la lotta dei lavoratori.
Stiamo assistendo ad un fortissimo attacco padronale e governativo (accentuato dal nuovo governo Draghi che incarna gli interessi della borghesia, del padronato e delle oligarchie europee) sostenuto da un apparato repressivo che continua in un’azione “preventiva” di eliminazione di ogni dissenso sia sui posti di lavoro che nelle piazze, nel tentativo di bloccare sul nascere qualsiasi contestazione.
Il 26 marzo diamo sostegno a queste lotte, costruiamo insieme momenti di
organizzazione nei nostri territori, riconosciamoci in un fronte comune di lotta!

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Solidarietà e unità nella lotta!

SEMPRE E COMUNQUE A FIANCO DEI LAVORATORI IN LOTTA CONTRO CHI SFRUTTA E REPRIME!

La risposta dei padroni e sempre la stessa :REPRIMERE!
la forza dei lavoratori e sempre la stessa : non lasciarsi intimidire, unire le lotte e le forze, perché uniti si è più forti. Perché l’unione dei lavoratori fa paura ai padroni e allo stato così come dimostra questo ennesimo tentativo di criminalizzazione ai danni di lavoratori combattivi, il cui obiettivo padronale è piegare la forza che la lotta condotta alla TNT – Fedex ha prodotto e la solidarietà che ha generato!

La lotta dei lavoratori di Piacenza e’ la nostra lotta!
Solidarietà e liberta’ per i compagni perquisiti ed arrestati!
Organizziamo e sosteniamo mobilitazioni!
TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI!

ARRESTI E PERQUISIZIONI!
Stato e padroni piombano contro gli operai.
Questa mattina 25 operai della Tnt sono stati portati in Questura questa dopo perquisizioni in casa mentre due coordinatori del Si Cobas, Carlo ed Arafat, sono stati arrestati ai domiciliari con accuse di resistenza aggravata per gli straordinari scioperi alla Tnt di 13 giorni contro l’arroganza della FedEx che si conclusero con un accordo in Prefettura.
Compagni e solidali si sono raggruppati subito fuori la Questura di Piacenza.
CARLO ED ARAFAT LIBERI!
COMUNICATO_SICOBAS_PIACENZA

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Workers lives matter – Le vite dei lavoratori contano

Alcune note sul lavoro in Amazon nei magazzini dei nostri territori. Sono solo alcune delle conoscenze che mettiamo a disposizione, ma molto altro c’è da sapere e da condividere. Non esitare a contattarci se pensi anche tu che sia arrivato il momento di ricominciare a parlare tra lavoratori, per conoscere quanto contrattualmente stabilito o conquistato in altri magazzini (es. turnazioni giuste e applicazione del job rotation,aumento ticket restaurant, maggiore tutela della salute dei lavoratori, etc…), per condividere le problematiche, per unirsi ed essere più forti e determinati, per organizzarsi e saper rispondere in modo consapevole e collettivo alle prepotenze della dirigenza e di un sistema che, pur di fare profitti, se ne frega dei ritmi di lavoro, dei turni, delle condizioni di salute e d isicurezza in cui le persone lavorano (anche se apparentemente viene venduta un’immagine differente, scaricando, nei fatti, le responsabilità sugli stessi lavoratori).

per mettersi in contatto scrivi a:
sportellolavorotlt@gmail.com (Treviglio, Bergamo e dintorni)
rossoconte@hotmail.com (Lambrate, Milano)

WORKERS LIVES MATTER

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20 febbraio: giornata di mobilitazione – La salute non è una merce La sanità non è un’azienda

Sabato 20 febbraio in 30 Piazze ed Ospedali lombardi e sotto il palazzo della Regione Lombardia sono organizzati presidi in contemporanea dalle ore 10 alle 12 per mettere al centro la necessità di un Servizio Sanitario Pubblico. L’iniziativa promossa dal “Coordinamento Lombardo per il diritto alla salute” vede l’adesione di numerose realtà sociali, politiche e lavorative, che si sono organizzate per denunciare e affermare che la nostra salute deve essere garantita, che abbiamo diritto ad una sanità pubblica funzionante sia ospedaliera che territoriale e che dobbiamo mobilitarci per cancellare la pessima Legge Sanitaria Regionale n°23. La data del 20 febbraio è un passaggio nel rafforzamento di un movimento che criticando la gestione della salute e della sanità, sia a livello nazionale che locale, esprime un altro punto di vista, altri interessi, una visione totalmente differente di quello che deve essere il concetto di salute e sanità. Un percorso indispensabile per opporci alla barbarie che lega la salute al profitto, che tratta la malattia e lo star bene come una merce su cui lucrare. Attiviamoci collettivamente, prendiamo in mano la nostra salute personale e quella collettiva, perché nessuno ci darà nulla se non lottiamo.

PARTECIPIAMO ALLA MOBILITAZIONE DI SABATO 20 FEBBRAIO

DALLE ORE 10 CI TROVIAMO DAVANTI ALL’OSPEDALE BASSINI DI CINISELLO BALSAMO

Volantino della Panetteria Occupata distribuito al poliambulatorio di Via Doria e al Centro analisi del gruppo Synlab e sul territorio di Lambrate
volantino_ViaDoria_febb2021

Volantino della Rete Salute Sanità Pubblica di Sesto San Giovanni per il 20 febbraio
Rete_salute_Sesto_San_Giovanni

Adesione del Patto d’azione per un Fronte unico anticapitalista alla mobilitazione del 20 febbraio
Adesione_patto_dazione_20feb

Appello per mobilitazione nella giornata del 20 febbraio dal Coordinamento Lombardo per il diritto alla salute
locandina_20 feb 2021
Appello_20febb

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13 febbraio: presentazione “La salute & il profitto”

Sabato 13 febbraio dalle ore 17

presentazione opuscolo “LA SALUTE & IL PROFITTO” con vari interventi in preparazione della mobilitazione di Sabato 20 febbraio promossa dai Comitati della Rete Salute

volantino-sanità-13febbraio

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60 giovani israeliani rifiutano il servizio militare

Abbiamo ricevuto la traduzione della lettera scritta da diversi giovani israeliani che hanno deciso di rifiutare il servizio militare, rifiutando di prendere parte all’occupazione e rifiutando il colonialismo, dimostrando concretamente la solidarietà al popolo palestinese sotto occupazione, ai profughi ed a tutti quelli in esilio. Ci pare un gesto importante e da sostenere iniziando con il darne diffusione.

Lettera Shministiyot 2021

Chiediamo ai senior delle scuole superiori (shministiyot) della nostra età di porsi una domanda: cosa e chi stiamo servendo quando ci arruoliamo nell’esercito? Perché ci arruoliamo? Quale realtà costruiamo servendo nell’esercito dell’occupazione? Vogliamo la pace e la vera pace richiede giustizia. La giustizia richiede il riconoscimento delle ingiustizie storiche e presenti e della continua Nakba. La giustizia richiede riforme sotto forma di fine dell’occupazione, fine dell’assedio di Gaza e riconoscimento del diritto al ritorno per i profughi palestinesi. La giustizia richiede solidarietà, lotta congiunta e rifiuto.

La lettera completa 2021 Shministiyot Letter ITALIANO

https://www.refuser.org/refuser-updates/shministim

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