Appello dall’occupazione abitativa di via Esterle a Milano

Appello in vista dell’imminente sgombero dell’occupazione
abitativa degli ex bagni pubblici di via Esterle a Milano

Oggi, venerdì 25 agosto alle ore 17:00 inizierà una
mobilitazione cittadina a difesa degli abitanti dello stabile
comunale di via Esterle ai quali il Comune ha chiesto di liberare
lo spazio per consegnarlo alla Casa della Cultura Musulmana
che deve iniziare i lavori per la realizzazione della moschea.
Agli abitanti, lavoratori stranieri sottopagati con contratti di
lavoro di breve durata, non è stata proposta alcuna soluzione
abitativa alternativa nonostante da oltre un anno le persone che
abitano nello stabile e la Rete Solidale Ci Siamo avevano chiesto
all’Amministrazione di intervenire per evitare che nessuno
finisse in strada.

Nella città di Milano nessun lavoratore con condizioni simili a
quelle degli abitanti di via Esterle può permettersi di affittare
una casa o una stanza sia nel mercato libero che in quello
calmierato, ma neppure di accedere all’offerta di alloggi pubblici
limitata alle famiglie con minori o alle persone più povere e
fragili.
Per un lavoratore straniero questa condizione è aggravata da una
politica razzista e discriminatoria che impedisce o rende difficile
la regolarizzazione, che favorisce forme di lavoro precario e
sottopagato, che criminalizza l’immigrazione occultando le

proprie responsabilità nello sfruttamento delle risorse dei paesi
di origine di coloro che decidono di migrare.
Questa mobilitazione, con un presidio permanente davanti
all’ingresso dello stabile di via Esterle, vuole essere un segnale
chiaro e determinato di affermazione dei propri bisogni vitali
contro qualsiasi accettazione passiva che ci viene imposta; vuole
portare avanti e estendere il confronto e il lavoro collettivo
iniziato prima dell’estate tra varie realtà cittadine che hanno
costituito una rete per il diritto all’abitare e sottoscritto una
piattaforma di lotta.

Breve cronistoria dei recenti avvenimenti

Negli ex bagni pubblici di proprietà comunale, in disuso da più
di trenta anni, abitano da circa sei anni una quarantina di persone
provenienti perlopiù dall’Africa centrale.
Nel mese di marzo dell’anno scorso (2022) lo stabile è stato
messo a bando per destinarlo a finalità religiose e la gara è stata
vinta dall’Associazione Casa della Cultura Musulmana di via
Padova.

Subito dopo l’uscita del bando, la Rete solidale Ci Siamo, che ha
sostenuto l’occupazione di via Esterle, si è attivata per incontrare

il Comune di Milano al fine di trovare delle possibili alternative
abitative per tutte le persone che lì ci vivono.
I silenzi che sono seguiti alle nostre richieste di incontro e il
segnale dato in occasione dei sopralluoghi in via Esterle, quando
alle comunità religiose interessate al bando è stato concesso di
visionare soltanto la parte dei locali non occupati come se la
parte dello stabile con i suoi abitanti dovesse restare invisibile,
hanno mostrato l’indifferenza del Comune.

Un’ulteriore conferma di questo atteggiamento si è avuta nel
mese di maggio (2022) in occasione di una manifestazione
pubblica davanti Palazzo Marino per chiedere al Comune di non
alienare l’edificio o in alternativa di impegnarsi a trovare
soluzioni abitative alternative. Anche allora nessuno
rappresentate dell’Amministrazione comunale fu disponibile a
incontrare una delegazione di manifestanti.
Così a metà luglio (2022) fu fatto un presidio all’interno degli
uffici comunali di via Larga e ottenuto un primo incontro con
l’Assessorato alla casa del Comune di Milano. Da quel primo
colloquio ne sono seguiti altri, stimolati da altre manifestazioni
che si sono rese necessarie di fronte al ritorno al silenzio da
parte dell’istituzione comunale.
1.

Nel confronto con i diversi assessori e i vari dirigenti tecnici del
Comune è sempre stata presente una delegazione composta da
abitanti e attivisti, che ha ribadito le ragioni alla base di questo
percorso di lotta.
Si è sempre detto che nessuno è contrario a una moschea a
Milano, tanto più che la maggioranza degli abitanti è di fede
musulmana, che nessuno è particolarmente affezionato ai vecchi
e malandati locali di via Esterle, e che la permanenza in quegli
spazi è dovuta principalmente alla mancanza di alternative
abitative valide: trovarsi per strada senza un posto dove vivere
comporta la perdita in un tempo breve del proprio lavoro e
quindi anche dei documenti, in pratica significa tornare indietro
di anni, quando si era appena arrivati in Italia.
La non contrarietà al progetto comunale è stata dimostrata nei
fatti dando disponibilità ad accompagnare una delegazione di
tecnici della Casa della Cultura Musulmana all’intero dello
stabile per effettuare dei rilievi tecnici necessari alla
finalizzazione del bando, precisando che per organizzare quello
ed eventuali ingressi futuri non era necessaria la mediazione
della Questura di Milano che avrebbe spostato la questione dal
tema abitativo a quello dell’ordine pubblico.
2.

Lo scopo degli incontri con l’Amministrazione comunale non
era di chiedere una soluzione caritatevole né un’attenzione
privilegiata ma quello di far prendere atto dell’impossibilità di
accesso alla casa da parte di una gran numero di lavoratori, in
particolare immigrati, con contratti a termine di breve durata,
rinnovati a scadenza, e con salari bassi, di circa ottocento/mille
euro al mese. Non si tratta di un aspetto marginale, ma di un
problema ampio che riguarda la condizione lavorativa e abitativa
di migliaia di persone che sono impiegate in settori strategici
della più importante area metropolitana italiana.
Per questo motivo non è accettabile la criminalizzazione delle
occupazioni abitative che in questi anni hanno rappresentato
l’unica possibilità concreta di avere un tetto sopra la testa, degli
spazi e dei servizi minimi per poter vivere dignitosamente,
lavorare, rinnovare i documenti e mandare soldi alle famiglie nei
paesi di origine.
Una criminalizzazione che era sottesa nell’iniziale chiusura al
confronto da parte dell’Amministrazione comunale e che
lasciava presagire l’ennesimo sgombero a sorpresa che non
avrebbe dato agli abitanti nemmeno il tempo necessario a
riorganizzare la propria vita, a trasportare le proprie cose, a
trovare una nuova sistemazione provvisoria.
Esperienze che abbiamo già vissuto e subito una decine di volte
in sette anni, l’ultima lo scorso marzo (2023) con lo sgombero

dell’occupazione abitativa di via Siusi 12. Nei precedenti
sgomberi come anche in quest’ultimo l’unica soluzione concreta
è stata offerta dalla solidarietà degli abitanti di altre occupazioni
abitative che hanno accolto e ospitato le persone e le famiglie
buttate in strada affrontando così nuove difficoltà.

3.

Nel corso degli ultimi incontri (maggio-agosto 2023) abbiamo
fornito un censimento anonimo degli abitanti di via Esterle che
riportava notizie sui dati anagrafici, la nazionalità, il permesso di
soggiorno, il contratto di lavoro e il reddito medio annuo.
Una documentazione che era già stata inviata, come richiesto nel
primo incontro con l’Assessorato alla Casa (luglio 2022), a
Milano Abitare – l’Agenzia per l’affitto accessibile del Comune
di Milano, che sulla base di questa documentazione ci aveva
comunicato che soltanto coloro che avevano un contratto a
tempo indeterminato o determinato di un anno avrebbe potuto
iscriversi alla suddetta Agenzia per ricevere informazioni sulle
offerte di appartamenti a canone calmierati.
Nell’ultimo incontro avvenuto on line il 14 agosto 2023, in cui
erano presenti Marco Granelli Assessore alla sicurezza,
Lamberto Bertolè Assessore al welfare, Pierfrancesco Maran
Assessore alla casa, insieme a una delegata della vice sindaco
Anna Scavuzzo e a diversi dirigenti delle direzioni Sicurezza,

Casa e Welfare, ci è stato detto che le uniche soluzioni trovate
erano dei posti letto in alcuni pensionati e ostelli/alberghi
individuati dal Comune, di cui però erano certi solo 4/6 posti
presso il pensionato Belloni a 450 euro a persona, e la possibilità
di rivolgersi al Centro di via Sammartini per le persone senza
fissa dimora. Ma da una ricognizione che abbiamo fatto in
queste ultime ore i pensionati proposti dal Comune sono tutti al
completo mentre i costi degli ostelli sono di circa 24-30 euro al
giorno e in molti casi prevedono una permanenza di solo una
settimana.

Senz’altro più rilevante è stata la richiesta, più volte ribadita, di
lasciare vuoto lo stabile di via Esterle entro fine agosto in modo
da consentire l’ingresso dell’Associazione Casa della Cultura
Musulmana dal momento che alla stipula dell’atto di cessione
del diritto di superficie fra i due soggetti, avvenuta il 10 luglio
2023 (ma di cui siamo venuti a conoscenza solo il 31 luglio), il
Comune si è impegnato a consegnare lo stabile libero da persone
e cose entro trenta giorni, e che il periodo successivo al 10
agosto, giorno previsto per la consegna dei locali, rappresenta
una proroga concertata con la Prefettura di Milano.
Rete Solidale Ci Siamo
25 agosto 2023

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