41 BIS E LOTTA DI CLASSE

Pubblichiamo il testo distribuito sabato 24 febbraio alle manifestazioni contro la guerra. Essendo stato preparato in anticipo non si riporta la scelta di mantenere Alfredo Cospito sotto il regime carcerario del 41 Bis che i giudici della Corte di Cassazione hanno riconfermato Venerdi 23 febbraio sancendo in definitiva una condanna a morte.

41 BIS E LOTTA DI CLASSE

Il 41 bis è un trattamento penitenziario introdotto in via eccezionale nel 1992, nel quadro
della lotta alla mafia per impedire i collegamenti tra il detenuto e l’organizzazione di
riferimento. Nato con una durata limitata è diventato norma (così come tutte le
emergenze nate come speciali e temporanee di questi ultimi decenni), allargato ad altre
tipologie di reato e categorie sociali e ad oggi sono 750 le persone sottoposte a questo
regime, così come sono aumentati di pari passo il numero dei detenuti all’ergastolo negli
ultimi decenni.
La vicenda di Alfredo Cospito, il compagno anarchico detenuto al 41 bis, in sciopero della
fame dal 20 ottobre scorso, contro questo sistema carcerario e l’ergastolo, ha svelato la
vera natura di questo trattamento: attraverso la tortura dell’isolamento totale protratto
nel tempo si punta a colpire non tanto l’atto in sé – il reato – quanto le idee – il soggetto.
Privando l’individuo non solo della libertà, come se questa non fosse già una punizione-
limite, ma isolandolo 24 ore su 24 da qualsiasi forma di relazione, affettività, bisogno
primario di socialità e di conoscenza (letture, informazione), si cerca di piegarne l’identità,
di costringere il prigioniero al pentitismo e/o a denunciare altri da mandare al proprio
posto. È una forma di tortura legalizzata ed istituzionalizza di “messa a morte in vita”,
così come si prefigura, nella sua essenza, anche l’ergastolo.
Lo Stato italiano è in guerra.
Non solo perché presente in 54 missioni militari, molte di esse strettamente legate agli
interessi economici e neocoloniali della multinazionale ENI, ma anche perché dalle basi
militari USA e NATO presenti sui nostri territori partono le missioni di guerra verso
l’Oriente e l’Africa e per il controllo del Mediterraneo, perché sostiene ed arma il conflitto
imperialista tra NATO-Ucraina contro la Russia;
Lo Stato italiano è in guerra perché, stanziando una parte cospicua delle sue finanze
sottraendole alle spese per sanità, scuola, edilizia pubblica, ambiente, sostegno al reddito.
È in guerra contro i lavoratori, i proletari, gli immigrati, le donne e gli studenti che
devono pagare scelte utili solo a mantenere in vita gli interessi del capitale, dei padroni in
questa fase di profonda crisi a livello mondiale.
Lo Stato italiano è in guerra e lo si riscontra anche dal linguaggio bellicista e militare
adottato già nel periodo della pandemia: amico/nemico, difesa dello Stato, attacco allo
Stato, le armi contro il virus, e altre amenità del genere, in cui si afferma un pensiero
unico, si addita di tradimento e disfattismo ogni pensiero critico e in nemico chi se ne fa
portatore.
Si militarizzano le idee e le risposte sono sempre più autoritarie con un aumento del
controllo sociale e repressivo che si abbatte sulle lotte.
Fioccano le denunce per associazione sovversiva, a delinquere, devastazione e saccheggio,
i fogli di via, i daspo, le misure cautelari, sorveglianze speciali e avvisi orali… si rispolvera
un armamentario giuridico di guerra contro le lotte che mettono in discussione lo
sfruttamento, la precarietà, la devastazione ambientale, la privatizzazione ed

aziendalizzazione della sanità e della scuola; è sotto attacco chiunque lotti per un
permesso di soggiorno e per la residenza, chi lotta per sopravvivere…
Oggi come ieri, il controllo e la repressione sono necessità che ha lo Stato per poter
silenziare qualsiasi dissenso o idea di trasformazione sociale, per annullare qualsiasi
conflitto e legame solidale espresso in forme e modi differenti.
Questo è il fronte di una guerra interna, il prodotto di un sistema basato sull’esproprio e
lo sfruttamento, che si rivolge contro chi non può o non vuole essere complice dello
stato di cose presenti.
La storia ce lo insegna e le misure degli ultimi decenni ce lo confermano: l’ “eccezionalità”
diventa norma e serve a poter essere utilizzata ed ampliata, a seconda del periodo storico, ad
altre categorie e soggetti sociali, con il chiaro scopo di spezzare le lotte, recidere legami di
solidarietà, lasciare cadere nell’oblio la memoria storica e il contributo, quanto meno ideale,
della storia delle diverse espressioni del movimento di classe, così come sta accadendo per 16
prigionieri appartenenti alle formazioni guerrigliere, da 41 anni reclusi nelle prigioni e
sottoposti all’ergastolo, fine pena mai, a meno che non svendano la loro identità.
Non si tratta di condividere le scelte e l’ideologia di questa o quell’altra organizzazione ma
di comprendere che la lotta di Alfredo contro la tortura del 41 bis e dell’ergastolo è parte
della lotta, la stessa, condotta perché si aumentino i salari, vengano eliminate le norme
che consentono l’utilizzo dei contratti di lavoro precari e flessibili attraverso anche le
Agenzie interinali o il sistema delle false cooperative o l’obbligo del lavoro autonomo,
contro la TAV, il MOUS, la devastazione ambientale e climatica, le politiche razziste e
coloniali nei confronti dei proletari immigrati, per l’accoglienza e per i documenti, per una
scuola non classista e fautrice di precarietà, per una sanità gratuita ed universale, per il
soddisfacimento del bisogno di una casa, per un cambiamento sociale ed economico.
Per questo lo sciopero di Alfredo contro il 41 bis e l’ergastolo ci riguarda, perché
repressione/carcere e condizioni di vita sono le due facce dello Stato e del capitale, ed è
per questo che non possiamo tacere.
Sul nostro silenzio la repressione si rafforza, i nostri bisogni vengono calpestati e la
possibilità di una società senza sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, libera da
diseguaglianze e discriminazioni di qualunque genere e provenienza diventa sempre più
lontana.

Alla Guerra – Precarietà – Devastazione ambientale e sociale
contrapponiamo la partecipazione e la lotta

come motore di emancipazione per milioni di lavoratori e disoccupati
SOLIDALI CON ALFREDO – NO AL 41 BIS – NO ALL’ERGASTOLO
“GUERRA ALLE GUERRE È UNA GUERRA DA ANDARE
LOTTA DI CLASSE È LA GUERRA DA FARE” (E. Sanguineti)

“Assemblea Cittadina Milanese” contro il 41 bis e l’ergastolo

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