19 novembre: presidio in solidarietà ai prigionieri palestinesi e non solo

Il 17 marzo 2022 attraverso un comunicato, il movimento dei prigionieri palestinesi inaspriva la lotta contro la decisione della direzione carceraria sionista di annullare tutti gli accordi con il movimento, in ritorsione all’evasione di sei palestinesi dal carcere di massima sicurezza e denunciando sia l’uso continuo dell’isolamento carcerario, che quello della violenza e tortura, anche collettive, da parte dei reparti speciali sionisti con irruzioni quasi quotidiane nelle diverse celle.

Lo stesso movimento sostiene e appoggia la lotta dei prigionieri in detenzione amministrativa, cioè sottoposti alla pratica ereditata dal colonialismo inglese, attraverso la quale si viene incarcerati senza dover fornire prova delle accuse, senza processo e per un tempo indefinito. Unitariamente e sotto lo slogan “la nostra decisione è libertà”, dall’inizio del gennaio 2022, hanno effettuato in diversi periodi un boicottaggio totale di tutti i procedimenti giudiziari relativi alla detenzione amministrativa, non riconoscendo né legittimando con questa azione, i tribunali sionisti d’occupazione.

Successivamente il 25 settembre 30 prigionieri in regime di detenzione amministrativa iniziano uno sciopero della fame, al quale il 9 ottobre scorso si uniscono altri 20 prigionieri, sciopero sospeso dopo aver ottenuto alcune delle loro rivendicazioni mentre proseguono altre forme di lotta.

Nonostante l’occupazione, il razzismo e l’apartheid mirino allo svuotamento della Terra di Palestina dalla presenza di popolazione autoctona con rappresaglie, eccidi, torture, nonostante la pianificazione scientifica del contenimento di ogni forma di dissenso (va ricordato che tali sistemi vengono “esportati” come fossero caciotte dato che i sionisti organizzano fiere/esposizioni di prodotti militari visitate dagli esperti di tutto il mondo), abbiamo davanti un popolo che si batte in diverse forme contro un esercito agguerrito.

I prigionieri sono quindi parte attiva della lotta di un popolo che si rifiuta di essere diviso e isolato, come esemplare è la figura del compagno George I. Abdallah, comunista libanese e militante prima del FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) e successivamente delle FARL (Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi) che si è sempre battuto per la liberazione delle masse popolari arabe e palestinesi. Sempre solidale verso i prigionieri palestinesi e non solo, ha partecipato ai vari scioperi della fame, ha espresso la sua vicinanza alle lotte sociali in Francia, riaffermando la sua identità di comunista e di combattente. Per questo i vari governi francesi succedutisi in questi anni si sono sempre opposti alla sua liberazione.

Anche in Italia esistono strutture carcerarie definite di Alta Sicurezza, dove sono rinchiusi da anni prigionieri politici (alcuni da più di 40 anni) che continuano a resistere e da oltre 17 anni i militanti comunisti Nadia Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi sono sottoposti al 41bis, introdotto nel 1986 con la legge Gozzini, un sistema che serve ad isolare completamente il detenuto dall’esterno (un ora di colloquio mensile con vetro divisorio e nessuna corrispondenza). Un regime carcerario di annientamento, studiato per provocare danni fisici e mentali tramite la tecnica della deprivazione sensoriale, una sorta di condanna alla morte politica e sociale. Dal maggio scorso questo regime speciale è stato applicato anche ad Alfredo Cospito che dallo scorso 20 ottobre ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza. In solidarietà alla lotta di Alfredo, altri due anarchici prigionieri, Juan Sorroche, detenuto nella Sezione Alta Sicurezza 2 del carcere di Terni, e Ivan Alocco, detenuto nel carcere di Villepinte in Francia, hanno iniziato uno sciopero della fame rispettivamente dal 25 e dal 27 ottobre.

Con il presidio del 19 novembre prossimo vogliamo dare voce e sostegno a tutte queste lotte sviluppando solidarietà concreta, in un momento in cui abbiamo davanti una crisi sociale, energetica ed ambientale a livello mondiale e siamo nel pieno di una guerra imperialista.

  • Contro la pratica sionista della detenzione amministrativa
  • contro l’articolo 41bis e l’ergastolo ostativo
  • per la liberazione di George I. Abdallah
  • libertà per tutti i prigionieri/e
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