A fianco del popolo Palestinese – sosteniamo la resistenza

RESISTENZA, SOLIDARIETA’ E PALESTINA

La storia e la realtà ci insegnano che la lotta di classe è fra sfruttati e sfruttatori, fra occupanti e occupati, come fu la Resistenza che sancì la lotta contro il nemico esterno, ma anche quello interno, responsabile di una società iniqua e classista.

Il popolo che da più di settant’anni, ad un prezzo altissimo, ancora resiste, circondato da un assordante silenzio ma anche da una ignobile narrazione che mette sullo stesso piano oppressore e oppressi, è quello palestinese che rivendica la propria identità ed esistenza nonostante tutte le azioni mirino allo svuotamento della Terra di Palestina dalla presenza di popolazione autoctona con rappresaglie, torture, eccidi ed embarghi.

Un sistema, quello dell’autoproclamato Stato d’Israele, che non è solo occupazione della Palestina, ma una presenza criminale in ogni Stato dove ha interessi: dall’Italia alla Grecia, dai paesi arabi a quelli del Sud America. Gli esempi non sono solo odierni, ma spaziano dall’appoggio ed addestramento delle squadre della morte del Guatemala, dei Contras in Nicaragua, agli attacchi alla Siria, all’ingerenza legislativa negli stati europei dove cerca di far passare leggi anti-boicottaggio, spacciandole per interventi contro l’antisemitismo.

Vediamo come anche in Italia la presenza sionista si consolida ed estende già da anni con le varie collaborazioni sul piano militare, securitario, tecnologico, universitario e scientifico che anche in pieno periodo di Covid non si sono arrestate.

Le direttrici su cui si muove la strategia dello stato sionista d’Israele è triplice: politica, militare e mediatica per imporre il proprio dominio e i propri interessi all’interno del disegno interimperialista.

In questa strategia rientra la tattica di far accettare e rafforzare il consenso attraverso l’uso dei mass media, mistificando la realtà e imponendo una narrazione in cui il sistema di occupazione delle terre palestinesi, il razzismo e l’apartheid israeliano è il risultato del perenne tentativo di “difendersi dagli attacchi” del popolo Palestinese.

Necessità resa indispensabile per rendere accettabili i propri crimini o addirittura per negarli. La parola d’ordine è “difesa”: visto che Haganà significa difesa; IDF è l’esercito “difensivo”; il muro è una barriera difensiva; una strage di innocenti si chiama “Margine Protettivo”.

La realtà si traduce in una lettura propagandistica in cui si sostiene vada bandita ogni forma di violenza, allineando sullo stesso piano la forza di una potenza militare e la resistenza di un popolo che si difende anche con i sassi, espropriato della propria terra, dell’acqua, di una economia autonoma e non allineato ai disegni e alle alleanze imperialiste in quell’area.

Viene nascosta una visione del mondo che sta alla base della logica dell’oppressore, cioè lo sradicamento, l’occupazione, il contenimento di ogni forma di dissenso.

Gioco forza è l’associazione tra sionismo e antisemitismo, cioè tra critica/attacco ad una politica imperialista e l’odio razziale, con cui Israele tenta di esportare il suo agire contro ogni forma di dissenso, resistenza e contrapposizione ai suoi piani; disegno a cui i governi europei, e non solo, si sono allineati, adattando il quadro legislativo con norme punitive il cui scopo è colpire ogni forma di solidarietà internazionale.

Consapevoli che la lotta del popolo palestinese è la stessa lotta che combattiamo ogni giorno contro i padroni, l’imperialismo e il sionismo, ricordiamo che il 7 giugno ci sarà la terza udienza del processo per la contestazione della presenza delle bandiere dello stato sionista alla manifestazione del 25 aprile 2018.

Processo che non riguarda solo i quattro compagni accusati, ma si inserisce in un’ampia campagna internazionale che ha come fine colpire la solidarietà  alla resistenza del popolo palestinese. È l’altra faccia della politica sionista: da una parte si massacrano i Palestinesi, dall’altra si usano le leggi degli Stati contro chi vive la solidarietà come un’arma di lotta quotidiana contro un sistema di oppressione, dominio, sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente.

Sono le stesse ragioni che ci spingono ad essere al fianco e con i lavoratori, degli immigrati per il permesso di soggiorno senza discriminazioni alcune, con i riders, con gli sfrattati, per una sanità gratuita ed universale, con chi alza la testa e lotta con e per la propria classe proletaria per una condizione umana libera dalla società capitalistica colpevole e causa di questa pandemia, della distruzione della terra e dell’alienazione dell’umanità. Questa è la solidarietà in cui crediamo e per la quale continueremo a batterci.

La stessa solidarietà e lo stesso senso di appartenenza che in più parti del mondo, dal Marocco a New York, dalla Giordania a  Milano,  dalla Cisgiordania a Napoli e in quasi tutte le città italiane ed europee, in questi giorni ha riempito le piazze della rabbia e dell’odio verso questa nuova forma di colonialismo, intriso di razzismo classista di cui il sionismo israeliano è portatore.

Le piazze hanno dimostrato la distanza tra le politiche, gli accordi e le alleanze dei governi (Egitto, Marocco, Italia…) con Israele e il sentimento del popolo che fa della lotta palestinese la propria lotta. A Milano abbiamo assistito ad un fenomeno nuovo: si è riversato nelle piazze un proletariato giovanile estremamente eterogeneo (egiziani, marocchini, algerini, palestinesi, libanesi, italiani…), proveniente prevalentemente dalle periferie della città che tramite i social si sono organizzati e hanno catalizzato e caratterizzato la piazza con vitalità e forza: gli stessi che quotidianamente devono fare i conti con l’emarginazione, la repressione continua ed il controllo nei loro territori, che hanno difficoltà a intravedere un futuro, che vivono di lavoro nero o in condizioni di sfruttamento che rasenta lo schiavismo, che hanno problemi a trovare una casa,  ad avere un documento che gli permetta di circolare o essere riconosciuti come cittadini. La stessa rabbia e condizione che si è espressa nelle rivolte delle banlieue parigine o contro l’ingiustizia e il razzismo di Stato negli USA.

Una boccata d’ossigeno, che ci fa pensare, che per quanto il potere tenti di addomesticare e annientare le lotte, sotto la cenere cova il fuoco!

Siamo a fianco del popolo palestinese nella sua lotta, sottolineando che non deve chiedere a nessuno il “diritto a resistere” perché come ci hanno insegnato i nostri partigiani, il nemico si caccia e non serve nessuna “autorizzazione”!

Invitiamo a trasformare Il 7 giugno, giorno del processo ai 4 compagni che hanno contestato la presenza delle bandiere dello Stato sionista il 25 aprile, in un  altro momento di mobilitazione e lotta a fianco della resistenza palestinese, perché chi deve essere processato è lo Stato d’Israele per la pulizia etnica che da 78 anni sta compiendo nella terra di Palestina!

PANETTERIA OCCUPATA – Milano maggio 2021

RESISTENZA _PALESTINA_MAGGIO2021

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