Le proteste negli Stati Uniti continuano incessanti da ormai più di 3 mesi in seguito agli omicidi e alle violenze a danno degli afroamericani da parte della polizia. In più di 100 città statunitensi ed in moltissime altre città in tutto il mondo si sono svolti partecipatissimi cortei e presidi in solidarietà alle rivolte di Minneapolis dopo la morte di George Floyd il 25 maggio scorso.
Non è la prima volta che gli Stati Uniti assistono alla nascita di movimenti su larga scala – l’ultima volta nel 2014 a Ferguson dopo la morte di Michael Brown, Tamir Rice ed Eric Garner e la nascita del movimento Black Lives Matter – ma questa volta vi è la partecipazione massiccia anche di numerosi bianchi soprattutto nelle rivolte più radicali in città come Portland e Seattle dove da oltre 120 giorni vi sono cortei giorno e notte.
Le manifestazioni sono tutte molto determinate e spesso vengono represse con violenza e soprusi dalla polizia, dalla Guardia Nazionale, anche dall’Fbi e dai Servizi Segreti e per la loro intensità molti sindaci hanno addirittura imposto il coprifuoco, che in ogni caso viene violato per continuare a manifestare. E’ importante ricordare che il sostegno alle manifestazioni è stato dato anche dai detenuti delle carceri e dei Cie dell’intero Paese nonché da comparti della società quali autisti dei mezzi pubblici che si sono rifiutati di trasportare gli arrestati, medici e infermieri che hanno scioperato in supporto alle rivolte ed anche insegnanti e diversi lavoratori delle grandi multinazionali della logistica.
Ma le rivolte sono espressione di un problema molto più ampio e strutturale del paese. Una società iper capitalista e razzista che da sempre divide le persone in chi ha e chi non ha ed in questo contesto, la vita dei neri, dei latinos e degli indigeni è svalutata da un apparato statale repressivo che poggia sulle fondamenta secolari della supremazia bianca.
Gli Usa assistono così ad un momento storico mai visto prima di questa intensità che ha fatto da detonatore ad una profonda crisi che è scoppiata da tempo e che sta attanagliando l’intero paese: il contesto è quello planetario della pandemia di Covid19, che negli Usa sta mietendo un enorme numero di vittime soprattutto nei settori più poveri ed emarginati (circa l’80% dei contagi sta avvenendo tra le cosiddette minoranze etniche) aggravata dalla mancanza di un’assicurazione sanitaria universale; con la pandemia anche la disoccupazione di massa si è acuita ed ha lasciato a casa milioni di nordamericani aumentando così la povertà e l’homelessness in moltissime aree del Paese e con l’attuale amministrazione anche la linea repressiva si è inasprita, incitando lo scontro sociale e l’utilizzo delle armi tanto che qualcuno sta già parlando di guerra civile.
Per provare a tracciare un fil rouge di tutto quello che sta accadendo negli Stati Uniti e provare a comprendere i vari fenomeni focalizzandoci su alcuni aspetti principali, ne discuteremo insieme a Silvia Baraldini, attivista ed ex detenuta politica negli Stati Uniti.