FACCIAMO PAGARE LA CRISI AI PADRONI!
SABATO 6 GIUGNO partecipiamo alla giornata di mobilitazione nazionale del “patto d’azione per un fronte unico anticapitalista”. A Milano concentramento ore 16 in Piazza San Babila.
La comparsa della pandemia da Covid 19 ha accentuato la situazione di crisi economica e sociale ed aumentato le disuguaglianze peggiorando in generale le condizioni per la maggioranza della popolazione. Da parte dei Governi è stato messo al primo posto la necessità di garantire i profitti, salvaguardare il dominio del capitale (e delle classi abbienti) anche attraverso un controllo ideologico e militare dei territori. Politiche di intervento in chiave autoritaria e repressiva che hanno colpito ulteriormente i lavoratori e gli strati più deboli della popolazione. Politiche che hanno accelerato processi già in atto:
Aumento dello sfruttamento, licenziamenti, chiusure di siti produttivi, attacco al diritto di sciopero, milioni che attendono ancora l’erogazione della cassa integrazione o della FIS, disoccupati ridotti alla fame, lavoratori messi per strada dalla sera alla mattina, mancanza di sicurezza e misure di prevenzione sui luoghi di lavoro, mobbing, discriminazioni e condotte antisindacali tese a colpire chi alza la testa, anche negli ospedali e nel comparto sanitario.
Privatizzazione della sanità, in una situazione già aggravata da anni di politiche di smantellamento dei presidi sanitari, di ridimensionamento della sanità pubblica affiancata da un sempre maggiore sostegno a quella privata.
Aumento della povertà con le conseguenti difficoltà a pagare l’affitto od il mutuo per la casa o non riuscire a fare la spesa.
A questa crisi economica, sociale e sanitaria, il Capitale e gli Stati Europei si sono uniti attorno ad una parola d’ordine: riforme strutturali. Riformare il welfare e il mercato del lavoro, con l’obbiettivo di tagliare il salario diretto e indiretto e aumentare la durata e l’intensità del lavoro. Si tratta di un aumento dello sfruttamento della classe dominata: ne sono colpiti i lavoratori delle fabbriche come quelli pubblici, la forza lavoro in formazione, cioè gli studenti, come i pensionati. Il Governo su indicazione di Confindustria e delle varie multinazionali chiede ai Sindacati concertativi un nuovo “Patto Sociale” nella tradizione di quei modelli neocorporativi che nel passato si sono rivelati tra le forme più efficaci nell’attacco alla classe lavoratrice e nell’imposizione sia di nuovi livelli di sfruttamento che della ristrutturazione sia dell’apparato produttivo che dei rapporti sociali. Un “Patto sociale” utile per l’attuazione di quei provvedimenti che con la destrutturazione dello Stato sociale e l’intensificazione dello sfruttamento capitalistico, con la precarizzazione e la liberalizzazione dell’impiego della forza-lavoro, con l’attacco ai salari (con la prevalenza dei contratti aziendali su quelli nazionali come indicato dal nuovo presidente di Confindustria, Bonomi) tendono a rendere le condizioni della classe lavoratrice totalmente dipendenti dagli interessi di profitto del capitale.
Anche le misure straordinarie che sono state indicate dall’UE e dalla BCE come i prestiti “solidali” e le iniezioni di liquidità nel bilancio degli Stati-nazione sono capitali che dovrebbero essere poi rimborsati dalle singole nazioni (nazioni come quella Italiana già con un debito pubblico elevato). Quindi operazioni di “economia di guerra” che significano un nuovo ciclo di memorandum, licenziamenti, riduzioni salariali e di pensioni, di spese sociali e di privatizzazioni. Quello che lo Stato sta dando oggi per fermare la sua crisi, domani lo vorrà far pagare ai lavoratori.
Insomma, per parafrasare uno slogan di moda: NON ANDRA’ TUTTO BENE. Da parte nostra dobbiamo prepararci a dare risposte concrete e a prospettare una fuoriuscita da un modo di produzione capitalistico sempre più distruttivo e mortifero. Forme di resistenza sul piano politico, sociale e culturale crescono di giorno in giorno: dagli scioperi dei lavoratori che non sono disposti ad essere sacrificati in nome del profitto, dalle richieste di una sanatoria generalizzata, dalle mobilitazioni sul diritto alla casa per organizzare lo sciopero degli affitti, dalle rivendicazioni del personale sanitario, al tentativo di categorie e soggetti dei nuovi lavori di auto organizzarsi e rivendicare condizioni lavorative migliori, dalle rivolte nelle carceri contro le già esasperate condizioni di salute e di sovraffollamento acuite dall’attuale pandemia. Queste lotte sono un importante terreno di ricomposizione della classe, sono un spazio dove concretamente costituire una rete attiva di solidarietà e sostegno alle lotte.
ALZIAMO LA TESTA! LOTTIAMO E ORGANIZZIAMOCI
Panetteria Occupata – Milano giugno 2020