Milano: il processo ex-Cuem assume una dimensione generale

DOMENICA 29 MARZO, dalle 17, OLGA organizza un incontro alla Panetteria Occupata

A seguire cena-buffet

Milano: il processo ex-Cuem assume una dimensione generale

Quel processo è stato spostato dopo le prime udienze nell’aula bunker di Milano (quella di Ponte Lambro, via Uccelli di Nemi) ed è anche stato stabilito che deve procedere “a porte chiuse per la serenità della corte” perché “turbata” dai saluti del “pubblico”, diretti in particolare a Graziano, nella precedente udienza.

E’ una mossa chiaramente intimidatoria diretta non soltanto contro i 7 compagni lì “imputati” ma fa parte dell’aggravamento repressivo scattato da mesi a Milano in vista dell’Expo – affinché si svolga con “serenità”.

Per queste ragioni, per la solidarietà agli “imputati”, compreso Graziano prigioniero nella sezione “alta sicurezza” di Ferrara, assieme a Lucio e Francesco suoi “co-imputati”, consideriamo importante cercare di essere presenti, martedì 31 marzo alle 10 del mattino, all’udienza in quell’aula bunker.

Che cosa sono le “aule bunker”?

Sono sede di aule giudiziarie costruite nelle maggiori città a partire dal 1978, dove lo spazio d’azione e di incontro fra “imputati” – specie se in carcere, l’accesso e l’iniziativa del “pubblico” sono maggiormente limitati e più controllati che nelle aule del tribunale ordinario. In queste vengono tenuti solitamente processi contro “terroristi” e la “criminalità organizzata”. A Milano ci sono ben due “aule bunker” di cui una in piazza Filangieri, ricavata nell’ex carcere minorile Beccaria e l’altra invece costruita a Ponte Lambro nell’estremo est di Milano, in via Uccelli di Nemi; in questa non a caso è stato trasferito questo processo.

La scelta del trasferimento in “aula bunker”, come già avvenuto ad esempio nei processi No Tav a Torino nel 2012 (maxi-processo) e nel processo iniziato nel maggio 2014 per un sabotaggio nel cantiere di Chiomonte, ha preso a pretesto, in particolare nel primo caso, il comportamento definito “ingiustificato” degli “imputati” e dei compagni e compagne solidali presenti in aula.

A Milano cos’è successo?

Il presidente del tribunale Cagi, sostenuto dal pm Basilone, di fronte alla vicinanza espressa apertamente dagli “imputati” come dal “pubblico” nei confronti di Graziano, anche per il sabotaggio nel cantiere di Chiomonte, circondato da un nugolo di secondini, tenuto in gabbia per impedirgli ogni contatto, ha deciso l’espulsione del “pubblico” e la prosecuzione” a porte chiuse” come già accennato.

Perché queste decisioni?

Noi la capiamo così: l’università statale di Milano è parte compresa dei poteri e delle congreghe che hanno voluto e imposto Expo 2015 accompagnato inevitabilmente dalle enormi speculazione sulle vaste aree destinate all’insediamento dei padiglioni e da devastazioni sul territorio legate alla costruzione di strade e infrastrutture utili solo alla cementificazione e al conseguente arricchimento dei padroni del cemento e non solo. L’università, insieme ai poteri economici accennati, in collaborazione con gli apparati repressivi (polizie e magistratura), vuole impedire con ogni mezzo l’esistenza di spazi di agibilità autodeterminati che contribuiscono alla costruzione del movimento di resistenza e di lotta nella metropoli, ancor di più nei lunghi mesi di Expo.

L’eterno tentativo dello stato di cancellare le ragioni politiche e sociali che contrastano il suo potere trova nell’aula bunker, nel processo in videoconferenza adottato già contro i compagni e prigionieri ribelli così come nell’isolamento carcerario, i mezzi per colpire, intimidire, ghettizzare la lotta contro lo sfruttamento, la devastazione sociale e ambientale.

La presenza attenta nell’aula bunker ha come obiettivo immediato l’entrata in aula per rivendicare, là dove lo stato vuole criminalizzarla, la giustezza di esperienze come lo spazio autogestito ex-Cuem, unita alla solidarietà ai compagni sotto accusa.

Domenica 29 marzo dalle 17 in Panetteria Occupata

  • incontro per capire come affrontare in generale il regime carcerario chiamato “alta sicurezza”, per aggiornare e organizzare la presenza solidale al processo a Graziano, Lucio e Francesco.

Dall’11 luglio questi tre compagni sono in carcere con l’accusa di aver partecipato a una azione al cantiere di Chiomonte nella notte tra il 13 e il 14 Maggio 2013. Per la stessa azione, erano già stati arrestati il 9 dicembre 2013 Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, attualmente ai domiciliari.

Il 23 aprile, Francesco Lucio e Graziano affronteranno la prima udienza del processo, per il quale hanno scelto il rito abbreviato, al Tribunale di Torino. Le accuse sono danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione e trasporto di armi da guerra.

Graziano, Lucio e Francesco si trovano attualmente nel carcere di Ferrara, nella sezione di AS2. Sono recentemente stati processati dal Consiglio Disciplinare del carcere, in seguito a una protesta contro l’isolamento di Alfredo, prigioniero della stessa sezione. La loro punizione è stata l’isolamento, a rotazione, di tutti i sei prigionieri della sezione.

L’Alta Sicurezza, i processi condotti in videoconferenza, lo spostamento delle udienze nelle Aule Bunker, sono elementi, tra tanti altri, che formano parte del loro apparato repressivo e sono parte del nostro presente. Ne parliamo?

Ricordiamo che due dei tre compagni attualmente in carcere per l’azione al cantiere sono sotto processo anche per i fatti riguardanti lo sgombero del’ ex Cuem. Risulta ancor più interessante, dunque, mettere in comune argomenti, opinioni e prospettive sui modi migliori per esprimere solidarietà con chi sta dentro e con chi vive la repressione nella città. Ed in particolare, per sviluppare strumenti comuni per essere più forti.

Ne parliamo domenica 29 marzo, dalle 17, in Panetteria Occupata. A seguire cena-buffet.

Milano, marzo 2015

OLGa, olga2005@autistici.org

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