22 aprile: sosteniamo Vincenzo

Il 20 gennaio 2022 si è svolta la prima udienza presso la Corte di Giustizia Europea (CDGE) in Lussemburgo e ha parlato la difesa. il 31 marzo 2022 si è espressa l’accusa. Entro l’estate è atteso il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea sul MAE (Mandato di Arresto Europeo) a cui seguirà la decisione della Cassazione francese.

Ormai siamo quasi alla conclusione dell'”affaire Vincenzo Vecchi”: una storia di lotta e ribellione che comincia durante le non molto lontane giornate del G8 di Genova del 2001 e nella repressione che ne è seguita . Questa sentenza farà prassi giuridica e inciderà su tutti coloro che si oppongono e si opporranno al sistema capitalista la cui disumanità e ingiustizia è sempre più una palese evidenza.

Venerdì 22 aprile alla Panetteria Occupata – Milano
dalle ore 19 aperitivo a buffet
alle ore 20:30 interventi e dibattito

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9 aprile: presentazione opuscolo “PER LA PALESTINA”

SABATO 9 APRILE DALLE ORE 17:30 PRESENTAZIONE DELL’OPUSCOLO “PER LA PALESTINA”

Un contributo per sviluppare una discussione sulla resistenza del popolo palestinese contro il progetto sionista di colonizzazione della Palestina e sulla situazione in Medio Oriente per comprendere la posizione dei vari attori di questo teatro di guerra e il ruolo del sionismo sia a livello internazionale sia nel nostro paese.

Saranno presenti – e anche online – compagne e compagni del Collettivo per la Palestina, ed il compagno palestinese Younis Kutaiba

Al termine è prevista una spaghettata

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8 aprile: La guerra vicino casa cosa succede in Ucraina?

VENERDI 8 APRILE DALLE ORE 21

La guerra vicino casa cosa succede in Ucraina?

Dalle radici del conflitto in Ucraina ai possibili sconvolgimenti economici e  geopolitici conseguenza diretta ed indiretta del conflitto.
Da un mondo unipolare ad un mondo multipolare, la fine della globalizzazione ed il passaggio ad una nuova fase di economia regionalizzata per macro aree ed il possibile fallimento della ristrutturazione produttiva prevista dal great reset di Schwab direttore esecutivo del forum economico di Davos
Proiezione di un documentario del 2014 sulle radici del conflitto e sulle terribili violenze di quell’anno

e successivo dibattito con Mario Pietri
esperto in materia, collaboratore di Radio Onda d’Urto e curatore del canale telegram di informazione geopolitica Mondo Multipolare

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2 aprile: manifestazione contro le politiche guerrafondaie dell’ENI e contro tutte le guerre

Sosteniamo e partecipiamo alla manifestazione di
Sabato 2 aprile dalle ore 14:30 in piazza Affari a Milano “contro le politiche guerrafondaie dell’ENI e contro tutte le guerre”
Riportiamo l’appello per la manifestazione prodotto dall'”Assemblea antimilitarista” e socializziamo gli interventi della gi0rnata del 19 marzo al Laboratorio Kasciavit dal titolo “Guerra e energia – L’Eni e le missioni militari italiane in Africa”. Gli interventi riportati forniscono interessanti informazioni ed analisi per affrontare e contrastare la tendenza alla guerra in atto e riflessioni utili per impostare una tesi atta alla trasformazione radicale dell’attuale sistema socio-economico.
“L’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia.
Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari*. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale.* La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue.
*Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. *
Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. *Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi.* Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe.
Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco invadendo l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell’Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell’Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35.
*Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia*. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.
*L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario* sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento e oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto e urgente fronte di lotta.
Il 2 aprile siamo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifestiamo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.
*Contro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare. *
*Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalle nostre città.*
*RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE ALL’ESTERO*
*CHIUSURA E RICONVERSIONE DELL’INDUSTRIA BELLICA*
*BASTA SPESE MILITARI*
*SOLIDARIETA’ E ACCOGLIENZA AI PROFUGHI DI TUTTE LE GUERRE*
*ASSEMBLEA ANTIMILITARISTA*”
Introduzione assemblea  – Stefano Capello:La politica energetica italiana tra la prima e la seconda repubblica
Daniele Ratti: L’Eni armata
Antonio Mazzeo: Le avventure neocoloniali dell’Italia dal Sahel al Mozambico
Andrea Turco: La colonizzazione mentale, il caso Eni a Gela
Massimo Varengo; Uno sguardo antimperialista sulla guerra in Ucraina
Interventi aperti assemblea 1
Interventi aperti assemblea 2 – conclusioni
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31 marzo: Documenti per tutt*

A MILANO LA QUESTURA HA POSTO IL DIVIETO PER UN INIZIATIVA DAVANTI ALL’UFFICIO IMMIGRAZIONE – IL PRESIDIO SI TERRA’ IN PIAZZA CAVOUR
31 MARZO: CONTRO RAZZISMO E SFRUTTAMENTO, SCIOPERO DEGLI IMMIGRATI E DELLE IMMIGRATE IN TUTTA ITALIA!
Il 31 marzo saremo di nuovo in piazza, in varie parti d’Italia, per denunciare il razzismo istituzionale che affligge chi non ha la cittadinanza europea e per chiedere un radicale cambiamento delle politiche migratorie in questo paese. Mai come oggi è evidente quanto l’Italia e l’UE stiano adottando misure differenziali a seconda degli interessi geopolitici ed economici del momento. Improvvisamente, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione Europea ha tirato fuori dal cilindro una direttiva del 2001 (pensata per i profughi kosovari in fuga dalle bombe della NATO e mai applicata) che – giustamente – permette a chi scappa dalla guerra di essere regolarizzata/o senza passare per una richiesta d’asilo, mentre una potente macchina di solidarietà si è messa in moto in tutta Europa, Italia compresa, per accogliere i milioni di persone in fuga dai bombardamenti. Questi, nell’immaginario comune, sono “profughi veri” e meritevoli.
Dov’erano e dve sono questi imprescindibili strumenti, quando si trattava di persone in fuga dalla Libia, dalla Siria, dall’Iraq, dall’Afghanistan, dal Sudan, dalla Somalia, dallo Yemen, e da tutte le altre guerre, di cui l’Europa porta una responsabilità pesantissima? Non sono forse anche queste guerre “alle porte dell’Europa”, Libia in primis? Perché nel 2012 chi veniva costretto ad imbarcarsi dalla Libia per l’Italia, e sfuggiva alle bombe della NATO, è rimasto in Italia per anni senza uno straccio di documento, in condizioni deplorevoli, spesso sfruttato nelle campagne? Perché nel 2015 si parlava di “emergenza” per numeri molto più contenuti di ingressi? E perché l’accoglienza e la solidarietà incondizionate, anche oggi, sono riservate principalmente a chi ha il passaporto ucraino, mentre nel paese si trovano migliaia di studenti e studentesse, lavoratrici e lavoratori stranieri che ancora una volta vengono respinti alle frontiere o comunque sottoposti a ben maggiori ostacoli burocratici per poter entrare nello spazio UE? Per non parlare di ciò che oggi accade, nel silenzio quasi totale, in Libia e Tunisia, dove migliaia di persone, fuggite da guerre a più o meno alta intensità e accampate davanti ai quartier generali dell’agenzia ONU per i diritti umani in condizioni di estremo disagio, chiedono da mesi di essere evacuate, ricevendo in cambio rastrellamenti, morte e indifferenza. È chiaro poi che le guerre da cui si scappa oggi non sono soltanto quelle combattute con le armi, ma anche con il furto di risorse (magari con il supporto militare), con la corruzione, la violenza politica e le loro conseguenze su scala globale (in primis il cambiamento climatico).
Da anni, immigrati e immigrate in Italia come in altri paesi europei chiedono la fine di questo sistema che crea varie gradazioni di accesso ai diritti di cittadinanza e costringe chi ne è escluso a molteplici forme di violenza e sopruso. La politica sa benissimo quanto queste persone siano necessarie all’economia, come non manca di affermare periodicamente, facendo eco alle associazioni dei datori di lavoro, Confindustria in primis. Lavoratrici e lavoratori immigrati possono essere pagati meno, sia che siano irregolari o soggetti al ricatto del permesso di soggiorno. Quando non lavorano in nero, poi, contribuiscono in maniera determinante a pagare le pensioni degli italiani. Infine, anche come “ospiti” di centri di accoglienza che speculano sulla loro pelle, i richiedenti asilo sono una “risorsa”. Ma la politica fa finta di non volerli, alimentando le divisioni e l’odio per distrarci dai veri problemi e dai loro responsabili e favorire lo sfruttamento.
Contro tutto questo, consapevoli che soltanto sottraendoci dal lavoro avremo nelle nostre mani un’arma di ricatto potente, scenderemo in piazza il 31 marzo. Al governo portiamo rivendicazioni concrete frutto di lotte che vanno avanti da anni, fra cui: la regolarizzazione di chi non ha il permesso di soggiorno,lo sblocco delle richieste di sanatoria, la cancellazione del legame fra contratto di lavoro e permesso di soggiorno e della residenza come requisito per il rinnovo, l’accesso alla cittadinanza e la facilitazione dei ricongiungimenti familiari, l’abolizione della detenzione amministrativa, dei respingimenti e delle deportazioni, così come l’abolizione dei decreti sicurezza e la fine di ogni abuso e discriminazione da parte delle istituzioni.
Per documenti per tutti/e e repressione per nessuno/a!
APPUNTAMENTI NELLE CITTA’
– Roma: h. 10 Piazza dell’Esquilino
– Foggia: h.10 davanti alla Prefettura (C.so Giuseppe Garibaldi)
– Torino: h. 9.30 davanti all’Ufficio Immigrazione della Questura (C.so Verona)
– Milano: h. 9.30 davanti all’Ufficio Immigrazione della Questura (Via Montebello)
– Modena: h. 9.30 davanti alla Prefettura (Viale Martiri della libertà)
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Documenti per tutt*, repressione per nessun*! – assemblea

Il 20 marzo in Via Siusi 12 si è tenuta l’assemblea per costruire a Milano una mobilitazione nella giornata nazionale di lotta del 31 marzo 2022.

Documenti per tutt*, repressione per nessun*!

Diversi interventi per affermare la volonta ché il 31 marzo saremo in piazza in tante città italiane: contro i decreti sicurezza, contro lo sfruttamento, il razzismo e il ricatto del permesso di soggiorno!

A MILANO 31 MARZO DALLE OR 9:30 ALL’UFFICIO IMMIGRAZIONE VIA MONTEBELLO (MM TURATI)

Gli interventi dell’assemblea:

– introduzione CiSiamo –  CiSiamo 1 – CiSiamo 2 – CiSiamo 3 – Campagne in lotta 1

– Campagne in lotta 2 – CiSiamo – un compagno tunisino

– Punto di Rottura contro i CPR – una compagna di Milano – Comitati di lotta per la casa – una attivista antirazzista – Mai più lager No ai CPR 1 – Mai più lager No ai CPR 2

– Panetteria Occupata – una compagna di Treviglio – conclusioni CiSiamo per lancio iniziativa del 31 marzo

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20 marzo: assemblea in vista della mobilitazione “Documenti per tutte/i”

IL 20 MARZO DALLE ORE 11:00 IN VIA SIUSI a MILANO

ASSEMBLEA DI CONFRONTO E ORGANIZZAZIONE
APPELLO PER UNA LOTTA DI EGUAGLIANZA
DOCUMENTI PER TUTTE/I SENZA DISCRIMINAZIONE
Ai nostri fratelli e sorelle allontanate/i dalle loro terre e dalle loro famiglie dal disastroso saccheggio colonialista.
A nostri fratelli e sorelle della diaspora che qui svolgono i lavori più duri e peggio pagati e che vivono in condizioni inumane.
Il ricatto dei documenti ci costringe, più di altri, a questa vita miserabile dove solo i padroni ci guadagnano. Ci usano e ci gettano a loro piacimento.
Siamo lavoratori e lavoratrici, mandiamo avanti i cantieri e i magazzini, siamo riders e facchini, puliamo uffici e hotel, mandiamo avanti le cucine, accudiamo bambini ed anziani e ci spezziamo la schiena in campagna.
È ora di unirci, di far sentire la nostra voce che è la stessa di tutte/i le
lavoratrici e lavoratori sfruttate/i, di mettere fine alle discriminazioni e ai ricatti.
Le nostre rivendicazioni sono chiare:
• permesso di soggiorno incondizionato per tutte/i, non legato al
contratto di lavoro né alla residenza;
• cittadinanza per tutte/i le/i bambine/i nate/i in Italia:
• abolizione di tutti i decreti sicurezza;
• fine degli abusi e dei lunghi tempi di attesa nelle questure;
• azzeramento dei costi dei permessi;
• chiusura dei centri di detenzione (CPR) e fine dei rimpatri;
• permesso di soggiorno valido in tutta l’Unione Europea.
Per questo chiamiamo ad una giornata di mobilitazione diffusa su tutto il territorio nazionale per il 31 marzo 2022.
Facciamo appello a tutte le forze, gruppi, movimenti studenteschi, associazioni e organizzazioni che hanno a cuore gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, che lottano contro il razzismo, lo sfruttamento, la precarietà, che non sopportano discriminazioni e ricatti, ad unirsi per discutere e prepararsi ad un percorso di lotta.
INSIEME POSSIAMO COSTRUIRE A MILANO UN PUNTO DI FORZA,

PER QUESTO CHIAMIAMO AD UNA
ASSEMBLEA DI CONFRONTO E ORGANIZZAZIONE
IL 20 MARZO DALLE ORE 11:00 IN VIA SIUSI

Ci Siamo – Rete Solidale
cisiamoretemilano@gmail.com

volantino20marzo22

piattaforma31Marzo2022

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8 marzo: giornata di lotta – giornata di festa

Nella giornata di lotta dell’8 marzo LA RETE “TANTA SALUTE A TUTTI” sostiene e partecipa al presidio

CONTRO IL TRASFERIMENTO DEL CONSULTORIO DI VIA MONREALE ALL’OSPEDALE SAN CARLO MARTEDI 8 MARZO ORE 10,00 PRESIDIO POPOLARE

La Regione Lombardia e l’ASST Santi Paolo e Carlo, alla faccia delle tante dichiarazioni pubbliche sull’importanza della medicina territoriale, hanno deciso di spostare il Consultorio familiare di via Monreale all’interno (7° piano) dell’Ospedale San Carlo.

Il Consultorio Familiare è un servizio fondamentale, a cui si rivolgono donne, coppie, bambini, adolescenti e famiglie provenienti da un ampio territorio, svolgendo l’importante funzione di rispondere ai bisogni socio sanitari di molte persone.

Qual è il motivo di questo trasferimento?

Vogliono istituire una Casa di Comunità in Via Monreale, cioè una specie di grande poliambulatorio con servizi amministrativi (es scelta/revoca del medico).

La Regione (Fontana-Moratti) ha fretta di mostrare la propria efficienza e tempestività nell’istituire le Case di Comunità, nonostante la mancanza di personale; vuole “convertire” le strutture già esistenti/funzionanti nei territori dismettendo i servizi già attivi da anni.

IL CONSULTORIO DEVE RIMANERE IN VIA MONREALE

La Regione dovrà trovare un’altra sede per la Casa della Comunità visto che i soldi per queste strutture li prenderà dal PNRR.

NO ALLO SPOSTAMENTO DEL CONSULTORIO    ALL’INTERNO DELL’OSPEDALE

DIFENDIAMO LA MEDICINA TERRITORIALE E TUTTI I  SERVIZI SOCIO SANITARI DEI NOSTRI QUARTIERI

Il Comitato di difesa della Sanità Pubblica

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6 marzo: Cena del Collettivo OLGa (è ora di liberarsi dalle galere)

Domenica 6 marzo, cena organizzata dal Collettivo OLGa (è ora di liberarsi dalle galere)

dalle ore 20 alla Panetteria Occupata cena e spettacolo della nostra drag queen preferita I compagni e le compagne di OLGa nel corso della serata presenteranno il presidio a San Vittore di martedì 8 marzo dalle ore 18 in piazzale Aquileia a Milano. A due anni dalle rivolte in carcere.

Siete calorosamente invitati a partecipare a entrambi i momenti.

Collettivo OLGa (è ora di liberarsi dalle galere)

8 marzo san vittore

A due anni di distanza dall’inizio della pandemia, nelle carceri la situazione non è cambiata, anzi è decisamente peggiorata. Le ragioni che hanno portato all’ondata di rivolte in tutte le carceri di Italia tra il marzo e l’aprile 2020 sono sempre più valide e reali.

Martedì 8 marzo, dalle ore 18 saremo sotto il carcere di San Vittore

per chiedere:

– la ripresa dei colloqui in presenza fra detenuti e familiari, senza barriere artificiali né riduzioni nella frequenza (6 ore)

– una maggiore presenza di medici, infermieri e di cure vere all’interno degli istituti, considerando la situazione di cosante e gravissima emergenza sanitaria diffusa in tutte le prigioni del paese

– l’estensione della possibilità di videochiamate tra detenuti e familiari, in aggiunta e non in sostituzione del colloquio in presenza

– l’allargamento della liberazione anticipata a 75 giorni invece che 45, considerando il regime di straordinarietà che continua a vigere negli istituti

– l’applicazione immediata e massiva di misure alternative alla detenzione in carcere

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UCRAINA – UN’ANALISI DI CLASSE

Riproponiamo il testo “Ucraina – Un’analisi di classe” edito nel Giugno 2015 dal Collettivo “Odessa 2 Maggio”. Un lavoro collettivo che aveva provato a leggere secondo un’ottica di classe e anticapitalista lo scontro in atto in Ucraina e in Donbass. L’analisi e le riflessioni di allora sono uno strumento ancora attuale per aiutare a comprende quello che oggi sta avvenendo.

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UCRAINA – Un’analisi di classe

Questo approfondimento non vuole essere il semplice tentativo di “fotografare” gli eventi che si stanno susseguendo in Ucraina, ma uno sforzo collettivo finalizzato alla comprensione degli interessi in gioco e degli attori protagonisti di questo conflitto.

Ogni ragionamento non poteva non tenere conto della lettura prevalente degli avvenimenti, tutta tesa a pilotare le fonti d’ informazione per impedire la conoscenza reale dei fatti.

Con la messa in scena di spettacoli falsi, si capovolge la realtà: l’aggressore si difende, attraverso le “guerre preventive”, dall’aggredito; gli interessi reali dell’imperialismo si celano, dietro il sostegno esterno alle borghesie locali ad esso legate, attraverso il compimento di “rivoluzioni popolari democratiche”, nell’est Europa come nel sud del mediterraneo, al fine di mantenere l’ordine economico vigente e impedire sul nascere l’insorgenza di una critica allargata agli assetti di potere di questa società, ossia i rapporti di produzione e proprietà.

Attraverso uno sguardo che non vuole essere “specialistico” si è tentato di cogliere la complessità della realtà e un metodo conseguente; di dare una lettura che tenga conto sia delle contraddizioni esistenti sia della continuità che, per certi versi, lega le esperienze di lotta e resistenza attuali con il patrimonio del movimento comunista internazionale e un metodo che unisca all’analisi un lavoro pratico.

L’obiettivo che ci siamo posti non è esprimere “solidarietà” a questo o a quel movimento, né inseguire gli eventi di volta in volta, tanto meno sviluppare una occasionale e disorganica “controinformazione”, ma darsi un’opportunità per iniziare a impostare un lavoro organico e continuativo, in grado di sviluppare un processo di accumulazione di sapere e di esperienza.

Un lavoro di apprendimento e d’inchiesta… un lavoro di ricerca aperta, a partire dalle discriminanti generali, quali l’antimperialismo e l’anticapitalismo, orientato però a ricostruire una visione strategica e una rete di relazioni, basate sul dibattito e sulla prassi comune…

Al fianco di tutte quelle esperienze che lottano, che resistono ed intendono l’internazionalismo non come un enunciato ma come una “necessità vitale”.

Collettivo “Odessa 2 Maggio” – Giugno 2015

(dalla 4a di copertina)

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