18 marzo: Presidio al Pio Albergo Trivulzio

Sabato 18 marzo la Rete Tanta Salute a Tutti organizza un presidio davanti al Pio Albergo Trivulzio dalle ore 10 alle 12:30

A TRE ANNI DAL 18 MARZO 2020 – Nel ricordo degli operatori e delle operatrici sanitarie vittime del “Covid-19”

PER RENDERE GIUSTIZIA ALLE VITTIME DELLA MALASANITÀ,
ALLE MORTI SUL LAVORO E DA LAVORO.

Durante la pandemia, l’assenza di investimenti adeguati nella sanità, ha determinato il contagio di migliaia di operatori e operatrici del settore. Tantissime le vite spezzate tra operatori sanitari e popolazione, vittime provocate da una politica che, nel corso di decenni, ha determinato il depotenziamento del servizio sanitario pubblico e della
L.833/78, strappata con le lotte e le mobilitazioni.
Dopo anni di ristrutturazioni e privatizzazioni sono stati ridotti posti letto, unità di terapia intensiva, servizi ambulatoriali, è stato bloccato il turn-over del personale con una diminuzione media in Italia del 7% nei 20 anni che andavano dal 1997 al 2017 e del 12% in
Lombardia nello stesso periodo. All’introduzione dei ticket non si è avuto un miglioramento delle prestazioni ma un tale aumento, costantemente in crescita, delle liste d’attesa, da costringere utenti e pazienti a rivolgersi al privato per avere le cure in tempi accettabili.
Scelte che hanno sempre avuto come obiettivo la privatizzazione della sanità che, da servizio solidaristico e universale, è stata trasformata a sistema basato su assicurazioni e ospedali privati.
Una politica irresponsabile e scellerata opposta a risposte adeguate alla gravita’ della situazione pandemica. Il 40% dei decessi è avvenuto nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali), nelle Residenze per disabili confermando che queste strutture sono, oramai, enti di profitto e di interessi politici ed elettorali. Dopo la fase di ‘eroi ed eroine, i
lavoratori che hanno denunciato queste gravi mancanze sono stati pesantemente ripagati, grazie ad un presunto ‘dovere di fedelta’ all’azienda, attraverso richiami, multe, sospensioni, licenziamenti.

Ma ora è sempre più palese l’emergenza in termini di mancanza di personale. Lavoratori e lavoratrici cronicamente sottoposti a carichi di lavoro eccessivi per il taglio del personale, a minacce e soprusi, a continui trasferimenti, a precarietà, non possono garantire livelli di
qualità se non a proprio spese.
L’iniziativa di oggi è volta in primo luogo a salvaguardare la memoria, smascherando scelte politiche dove tutto viene sacrificato in nome del profitto, dove istituzioni e partiti a chiacchiere mostrano di indignarsi, ma nei fatti perseguono la politica di smantellamento e privatizzazione della sanità.
L’assunzione di personale è fondamentale per una sanità pubblica, universalistica e solidale, su tutto il territorio nazionale.
Questa iniziativa si svolge in contemporanea con quelle dei lavoratori, familiari, operatori del Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara e del Comitato Non Ci Sto Firenze

A FIANCO DI CHI HA LOTTATO IN QUESTI ANNI PER LA PREVENZIONE, LA CURA, LA DIGNITÀ! SOLIDARIETÀ AI FAMILIARI DELLE VITTIME DA COVID-19

PER RIBADIRE CHE, OGGI COME IERI, LA SALUTE NON SI SVENDE, NON SI MONETIZZA, NON SI DELEGA!!!

RETE TANTA SALUTE A TUTTI – Milano
mail: tantasalute@inventati.org

 

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12 marzo: COME LE UNIVERSITA’ ITALIANE SI FANNO COMPLICI DELL’APARTHEID IN PALESTINA

Domenica 12 marzo dalle ore 18 presso Arci Turro in Via Rovetta 14 a Milano un incontro su “COME LE UNIVERSITA’ ITALIANE SI FANNO COMPLICI DELL’APARTHEID IN PALESTINA”

Intervengono gli studenti e le studentesse di:

Cambiare Rotta Milano
Giovani palestinesi d’Italia – GPI

l’iniziativa è organizzata da “Campagna NO al Ponte Ben Gurion

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11 marzo: presentazione libro UFO 78 di WU MING

SABATO 11 MARZO ALLE ORE 17 PRESENTIAMO IL LIBRO “UFO 78” e DIALOGHIAMO CON IL COLLETTIVO WU MING

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2 Marzo: Stato assassino – presidio

Pubblichiamo il testo preparato dall’Assemblea cittadina milane se contro carcere, 41 bis, ergastolo per il presidio di Giovedi 2 marzo sotto la sede di Fratelli d’Italia in solidarietà con Alfredo in sciopero della fame contro il 41 bis e l’ergastolo.

TUTTA COLPA DI ALFREDO?

Dicono che è colpa nostra se ancora una volta sono morti i nostri figli in mare, non dovevamo farli salire sulla barca e rischiare un lungo viaggio in condizioni precarie. Che importa se sarebbero morti di miseria, malattia o di guerra lì dov’erano in Mali, Guinea, Palestina, Afghanistan, Iraq, Pakistan, Sri Lanka…
E’ colpa nostra se in tredici siamo morti in carcere perché ci siamo imbottiti di metadone durante una rivolta causata dal terrore del contagio da Covid nel marzo 2020. Che importa se i cadaveri avevano i denti spezzati e le ossa rotte, cremati in tutta fretta perché potenzialmente contagiosi e le indagini sono state subito archiviate.
E’ colpa nostra se abbiamo usato il nostro corpo come un'arma e dopo quattro mesi di digiuno ora possiamo solo morire. Ma non é anch’essa una lenta morte quella vissuta nei loculi del 41 bis totalmente isolati dal mondo esterno? Dobbiamo viverla ad ogni costo magari curati e alimentati a forza, sedati e legati al letto mentre nelle carceri gli altri muoiono proprio per mancanza di igiene, cure mediche, uccisi dalle botte e dall’indifferenza?
E’ colpa nostra se non abbiamo creduto che sarebbe andato tutto bene se ci iniettavamo tre o quattro dosi di “vaccino” solo per poter andare a lavorare muniti di lasciapassare sanitario. Intanto siamo morti nelle residenze per anziani e negli ospedali, pubblici e non quelli privati finanziati con i soldi pubblici, isolati dai nostri affetti più cari. No, non è andato tutto bene e non è di certo finita visto che la produzione di sieri geneticamente modificati procede a ritmi serrati.
Ancora nostra é la colpa se da cinque mesi non abbiamo più uno stipendio perché abbiamo rifiutato la cassa integrazione e continuato ad occupare la fabbrica pretendendo il rilancio dell'attività produttiva per noi e per il territorio in cui viviamo. Dovevamo invece credere alle bugie che ci raccontavano e fare un passo indietro?
Colpa nostra se siamo morti schiacciati da un camion, non avremmo dovuto tentare di bloccarlo ai cancelli del magazzino. Ma potevamo continuare ad accettare turni di lavoro massacranti, infortuni, contratti di lavoro a 1 mese, continue rapine sulle buste paga già da fame?
Pure colpa nostra le botte, le multe, le denunce, i processi, la galera perché non capiamo l’utilità delle grandi opere come il TAV che fa arrivare una arancia sulla nostra tavola in tempo zero dopo aver girato per tre continenti e distrutto e avvelenato irrimediabilmente territori ed economie di prossimità.
Anche colpa nostra se, con tutta la propaganda che c’é, proprio non riusciamo a convincerci che le ragioni della guerra si possano spiegare con la minaccia del “cattivo” di turno (Saddam, Bin Laden, Milosevich, Gheddafi, Assad e ora Putin) e che stare con la NATO ovvero con gli USA rappresenti indiscutibilmente lo stare dalla parte dei “buoni”. Così come non possiamo credere che le decennali politiche di sicurezza che hanno edificato una società sempre più militarizzata e privatizzata sull'emergenza di turno (mafia, terrorismo islamico, black block, ultras, immigrazione, negazionisti e ravers) ci abbiano reso la vita migliore e più sicura.
Queste colpe non ce le sentiamo ma è nostra di certo la responsabilità di riuscire costruire le forze per affrontare la guerra che questo Stato corrotto e assassino ci sta muovendo contro per difendere un sistema di privilegi e di miseria che sta portando velocemente tutti alla catastrofe.
Tanto abbiamo fatto in questi anni per resistere mantenendo viva la lotta e la solidarietà di classe ma occorre uno sforzo ben maggiore per ricomporre in una prospettiva potenzialmente rivoluzionaria un panorama di lotte così frammentato. Questa unità delle lotte va cercata, costruita e difesa, giorno per giorno.
Non sarà oggi e forse nemmeno domani ma con questo spirito parteciperemo alle prossime scadenze di lotta che necessitano, per la rilevanza acquisita, della presenza, dell’impegno, dell’intelligenza e del coraggio di tutti e di ciascuno.
Sabato 4 marzo saremo a Torino (P.za Solferino, ore 16) in sostegno alla lotta di Alfredo Cospito, per continuare la difficilissima opera di demolizione del regime di tortura del 41 bis e dell’ergastolo e con essa della legittimità di uno Stato sempre più militarizzato e guerrafondaio. Un percorso che troverà anche nella giornata di mobilitazione di domenica 12 marzo a Modena (P.zle 1° maggio, ore 14), a tre anni dalla strage nel carcere di Sant'Anna, un'altra imprescindibile tappa.
Giovedì 2 marzo, dalle 18, saremo in presidio davanti alla sede milanese di Fratelli d’Italia (C.so Buenos Aires, 15) che è oggi il primo responsabile per la condanna a morte di Alfredo.

Assemblea cittadina milanese contro carcere, 41 bis, ergastolo

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41 BIS E LOTTA DI CLASSE

Pubblichiamo il testo distribuito sabato 24 febbraio alle manifestazioni contro la guerra. Essendo stato preparato in anticipo non si riporta la scelta di mantenere Alfredo Cospito sotto il regime carcerario del 41 Bis che i giudici della Corte di Cassazione hanno riconfermato Venerdi 23 febbraio sancendo in definitiva una condanna a morte.

41 BIS E LOTTA DI CLASSE

Il 41 bis è un trattamento penitenziario introdotto in via eccezionale nel 1992, nel quadro
della lotta alla mafia per impedire i collegamenti tra il detenuto e l’organizzazione di
riferimento. Nato con una durata limitata è diventato norma (così come tutte le
emergenze nate come speciali e temporanee di questi ultimi decenni), allargato ad altre
tipologie di reato e categorie sociali e ad oggi sono 750 le persone sottoposte a questo
regime, così come sono aumentati di pari passo il numero dei detenuti all’ergastolo negli
ultimi decenni.
La vicenda di Alfredo Cospito, il compagno anarchico detenuto al 41 bis, in sciopero della
fame dal 20 ottobre scorso, contro questo sistema carcerario e l’ergastolo, ha svelato la
vera natura di questo trattamento: attraverso la tortura dell’isolamento totale protratto
nel tempo si punta a colpire non tanto l’atto in sé – il reato – quanto le idee – il soggetto.
Privando l’individuo non solo della libertà, come se questa non fosse già una punizione-
limite, ma isolandolo 24 ore su 24 da qualsiasi forma di relazione, affettività, bisogno
primario di socialità e di conoscenza (letture, informazione), si cerca di piegarne l’identità,
di costringere il prigioniero al pentitismo e/o a denunciare altri da mandare al proprio
posto. È una forma di tortura legalizzata ed istituzionalizza di “messa a morte in vita”,
così come si prefigura, nella sua essenza, anche l’ergastolo.
Lo Stato italiano è in guerra.
Non solo perché presente in 54 missioni militari, molte di esse strettamente legate agli
interessi economici e neocoloniali della multinazionale ENI, ma anche perché dalle basi
militari USA e NATO presenti sui nostri territori partono le missioni di guerra verso
l’Oriente e l’Africa e per il controllo del Mediterraneo, perché sostiene ed arma il conflitto
imperialista tra NATO-Ucraina contro la Russia;
Lo Stato italiano è in guerra perché, stanziando una parte cospicua delle sue finanze
sottraendole alle spese per sanità, scuola, edilizia pubblica, ambiente, sostegno al reddito.
È in guerra contro i lavoratori, i proletari, gli immigrati, le donne e gli studenti che
devono pagare scelte utili solo a mantenere in vita gli interessi del capitale, dei padroni in
questa fase di profonda crisi a livello mondiale.
Lo Stato italiano è in guerra e lo si riscontra anche dal linguaggio bellicista e militare
adottato già nel periodo della pandemia: amico/nemico, difesa dello Stato, attacco allo
Stato, le armi contro il virus, e altre amenità del genere, in cui si afferma un pensiero
unico, si addita di tradimento e disfattismo ogni pensiero critico e in nemico chi se ne fa
portatore.
Si militarizzano le idee e le risposte sono sempre più autoritarie con un aumento del
controllo sociale e repressivo che si abbatte sulle lotte.
Fioccano le denunce per associazione sovversiva, a delinquere, devastazione e saccheggio,
i fogli di via, i daspo, le misure cautelari, sorveglianze speciali e avvisi orali… si rispolvera
un armamentario giuridico di guerra contro le lotte che mettono in discussione lo
sfruttamento, la precarietà, la devastazione ambientale, la privatizzazione ed

aziendalizzazione della sanità e della scuola; è sotto attacco chiunque lotti per un
permesso di soggiorno e per la residenza, chi lotta per sopravvivere…
Oggi come ieri, il controllo e la repressione sono necessità che ha lo Stato per poter
silenziare qualsiasi dissenso o idea di trasformazione sociale, per annullare qualsiasi
conflitto e legame solidale espresso in forme e modi differenti.
Questo è il fronte di una guerra interna, il prodotto di un sistema basato sull’esproprio e
lo sfruttamento, che si rivolge contro chi non può o non vuole essere complice dello
stato di cose presenti.
La storia ce lo insegna e le misure degli ultimi decenni ce lo confermano: l’ “eccezionalità”
diventa norma e serve a poter essere utilizzata ed ampliata, a seconda del periodo storico, ad
altre categorie e soggetti sociali, con il chiaro scopo di spezzare le lotte, recidere legami di
solidarietà, lasciare cadere nell’oblio la memoria storica e il contributo, quanto meno ideale,
della storia delle diverse espressioni del movimento di classe, così come sta accadendo per 16
prigionieri appartenenti alle formazioni guerrigliere, da 41 anni reclusi nelle prigioni e
sottoposti all’ergastolo, fine pena mai, a meno che non svendano la loro identità.
Non si tratta di condividere le scelte e l’ideologia di questa o quell’altra organizzazione ma
di comprendere che la lotta di Alfredo contro la tortura del 41 bis e dell’ergastolo è parte
della lotta, la stessa, condotta perché si aumentino i salari, vengano eliminate le norme
che consentono l’utilizzo dei contratti di lavoro precari e flessibili attraverso anche le
Agenzie interinali o il sistema delle false cooperative o l’obbligo del lavoro autonomo,
contro la TAV, il MOUS, la devastazione ambientale e climatica, le politiche razziste e
coloniali nei confronti dei proletari immigrati, per l’accoglienza e per i documenti, per una
scuola non classista e fautrice di precarietà, per una sanità gratuita ed universale, per il
soddisfacimento del bisogno di una casa, per un cambiamento sociale ed economico.
Per questo lo sciopero di Alfredo contro il 41 bis e l’ergastolo ci riguarda, perché
repressione/carcere e condizioni di vita sono le due facce dello Stato e del capitale, ed è
per questo che non possiamo tacere.
Sul nostro silenzio la repressione si rafforza, i nostri bisogni vengono calpestati e la
possibilità di una società senza sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, libera da
diseguaglianze e discriminazioni di qualunque genere e provenienza diventa sempre più
lontana.

Alla Guerra – Precarietà – Devastazione ambientale e sociale
contrapponiamo la partecipazione e la lotta

come motore di emancipazione per milioni di lavoratori e disoccupati
SOLIDALI CON ALFREDO – NO AL 41 BIS – NO ALL’ERGASTOLO
“GUERRA ALLE GUERRE È UNA GUERRA DA ANDARE
LOTTA DI CLASSE È LA GUERRA DA FARE” (E. Sanguineti)

“Assemblea Cittadina Milanese” contro il 41 bis e l’ergastolo

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25 febbraio: manifestiamo contro la guerra

  • Sabato 25 febbraio giornata internazionale di mobilitazione contro la guerra. A Milano partecipiamo alla manifestazione con concentramento in Piazzale Loreto alle ore 15 contro Guerra Carovita e Governo.
  • Partecipiamo allo spezzone in solidarietà ad Alfredo Cospito in lotta contro il 41 bis e l’ergastolo. Uno spezzone sarà presente anche al corteo di Genova “Abbassate le armi, alzate i salari” contro guerra, traffico di armi e morti sul lavoro.
  • Partecipiamo a Milano insieme alla rete solidale Ci Siamo: MANIFESTAZIONE CONTRO GUERRA, DISCRIMINAZIONE E REPRESSIONE
    SABATO 25 FEBBRAIO dalle 15.00 in PIAZZALE LORETO
    Ai nostri fratelli e sorelle allontanate/i dalle loro terre e dalle loro famiglie dal disastroso saccheggio colonialista. A nostri fratelli e sorelle della diaspora che qui svolgono i lavori più duri e peggio pagati e che vivono in condizioni inumane.
    Il ricatto dei documenti ci costringe, più di altri, a questa vita miserabile dove solo i padroni ci guadagnano. Ci usano e ci gettano a loro piacimento.
    Siamo lavoratori e lavoratrici, mandiamo avanti i cantieri e i magazzini, siamo riders e facchini, puliamo uffici e hotel, mandiamo avanti le cucine, accudiamo bambini ed anziani e ci spezziamo la schiena in campagna. È ora di unirci, di far sentire la nostra voce che è la stessa di tutte/i le lavoratrici e lavoratori
    sfruttate/i, di mettere fine alle discriminazioni e ai ricatti.
    Le nostre rivendicazioni sono chiare:
    • permesso di soggiorno incondizionato per tutte/i, non legato né al contratto di lavoro né alla residenza;
    • cittadinanza per tutte/i le/i bambine/i nate/i in Italia;
    • abolizione di tutti i decreti sicurezza;
    • fine degli abusi e dei lunghi tempi di attesa nelle questure;
    • azzeramento dei costi dei permessi;
    • chiusura dei centri di detenzione (CPR) e fine dei rimpatri;
    • permesso di soggiorno valido in tutta l’Unione Europea.
    La voracità e l’insaziabilità di questo sistema getta nella miseria e nella guerra milioni di persone in tutto il mondo, per questo la nostra lotta e anche contro la guerra e contro l’aumento delle spese militari. Vogliamo salari più alti, protezione sanitaria e abitazioni dignitose. Siamo contro tutte le forme di tortura e vessazione per questo siamo per la chiusura dei lagher chiamati C.P.R. e l’abolizione del 41 bis.
    CiSiamo vuole essere un punto di forza sul territorio per costruire lotta e organizzazione con al centro gli interessi di tutti gli sfruttati.Ti aspettiamo tutti i giovedì alle 19.30 in via Esterle e le domeniche alle 11.30 in via Siusimail: cisiamoretemilano@gmail.com – fb: Ci Siamo rete Solidale
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20 febbraio: Assemblea a Cologno per difendere il diritto ad abitare

Partecipiamo Lunedì 20 febbraio, ore 18 – davanti al CPA di via Mozart, 28 a Cologno Monzese all’assemblea pubblica per difendere le famigli che abitano presso il CPA e per trovare insieme la soluzione per avere una casa dove vivere.

NON SI PUÒ BUTTARE FUORI CASA LE PERSONE
SENZA UN’ALTERNATIVA ABITATIVA

Assemblea pubblica Lunedì 20 febbraio, ore 18 – davanti al CPA di via Mozart, 28 a Cologno
Diverse famiglie abitanti presso il Centro di Prima Accoglienza in via Mozart 28 a Cologno, gestito dalla cooperativa Creare Primavera, da tempo stanno denunciando i continui tentativi di intimidazione volti a cacciarle dal centro senza alcuna alternativa abitativa.
Si tratta in maggioranza di famiglie con figli minori provenienti da Vimodrone, Parabiago, Bussero, Agrate, Gorgonzola, Cologno assegnate a tale struttura a seguito di procedure esecutive di sfratto avvenute in tali comuni.
Di seguito alcuni dei casi avvenuti in questi ultimi periodi.
Una donna africana, con una ragazza di 14 anni, è stata buttata fuori, le hanno messo i vestiti fuori sotto la pioggia, ha chiamato i carabinieri per trovare una sistemazione ma niente, è venuto il proprietario del posto e le ha detto che l’avrebbe denunciata se non fosse andata via subito.
Una ragazza marocchina, con 2 bambini e il marito con problemi per i documenti, è stata minacciata dall’assistente sociale perché le diceva che se non avesse lasciato questo uomo le avrebbero preso i figli, le avevano bloccato anche il Reddito di Cittadinanza.
Una signora italiana con 4 figli di cui uno disabile ha vissuto al centro per 3 anni, è stata portata con forza al centro di seconda accoglienza in una casa piccola 40 mq e paga 330 euro mensili.
Una signora marocchina con 2 figli, quando hanno saputo che lei era incinta da 5 mesi l’hanno buttata fuori.
Qualche mese fa c’era una famiglia pakistana con 4 figli e con la moglie incinta. Sono rimasti solo 3 mesi perché erano stati minacciati dall’assistente sociale che se non fossero andati via, avrebbero preso i figli insieme alla madre.
Una famiglia egiziana con un 2 figli, monolocale, dormono tutti insieme, lei è malata e sono stati qua per 3 anni, è stata portata in seconda accoglienza per poi essere buttata fuori e mandata da privati.
Ci sono molte persone uscite per gli stessi motivi, la cooperativa Creare Primavera ha accordi con vari comuni ma sopratutto con quello di Cologno Monzese; il contratto dura solo 6 mesi e ogni volta cercano di intimidirti per farti uscire. La struttura non è neanche tenuta bene, ci sono insetti, addirittura topi.
Attualmente, fra gli altri, c’è una donna egiziana con 4 figli, tra cui la prima ha soli 9 anni e l’ultimo ne ha 2, la casa è piccola, piena di muffa e l’appartamento si trova vicino a delle scale e infatti il bambino cade ogni volta.
Una famiglia marocchina, 2 figli, tra cui uno maggiorenne studente e quest’ultimo intimidito molte volte a lasciare gli studi per andare a lavorare. Una famiglia peruviana, con due figli minori, dovranno uscire marzo ma non hanno alcuna alternativa abitativa.
Una famiglia palestinese con 2 figli a carico reduce da un recente sfratto ad Agrate è stata pressata a lasciare il centro, dopo 1 mese di permanenza e un rinnovo di un altro mese, con l’ausilio di diverse pattuglie di carabinieri ma per il momento sono riuscite a restare.
Una donna africana con 4 figli che dovrebbe lasciare il centro a marzo.
Questa situazione è il risultato della legge regionale del 2016 che toglie punti agli sfrattati nella graduatoria per l’assegnazione delle case popolari e della riduzione del numero di alloggi assegnati a canone sociale
Invitiamo tutti/e a partecipare all’assemblea di lunedì per trovare soluzioni abitative per le famiglie abitanti nel centro che non siano quelle prospettate fin’ora ovvero dormire in macchina o in mezzoalla strada.

Abitanti del CPA di via Mozart, 28, Rete dei comitati per la casa, Ci siamo – rete solidale

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17 febbraio: presentazione “Quando caddero le stelle rosse”

VENERDI 17 FEBBRAIO DALLE ORE 20:30 PRESENTAZIONE DEL LIBRO “QUANDO CADDERO LE STELLE ROSSE” di Rosella Simone con autrice e con Clelia Pallotta autrice dell’introduzione al libro

 

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venerdi 10 febbraio: Proiezione Fino all’ultimo respiro: il caso Alfredo Cospito e Anna Beniamino

VENERDI 10 FEBBRAIO DALLE ORE 20:30

PROIEZIONE DEL DOCU-FILM

“FINO ALL’ULTIMO RESPIRO – Il caso Alfredo Cospito e Anna Beniamino” prodotto dal collettivo Videocitronix di Torino

a seguire AGGIORNAMENTI RIFLESSIONI COLLETTIVE sulla lotta di Alfredo Cospito contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo.

Alla Panetteria Occupata in Via Conte Rosso 20 a Milano

I più di 110 giorni di sciopero della fame intrapreso da Alfredo Cospito hanno svelato il ruolo e gli scopi del 41bis e dell’ergastolo e aperto ad un ampia riflessione sulla situazione generale delle carceri in Italia. Condizioni delle carceri in stretta correlazione con l’aumento del controllo sociale e della repressione necessari alla gestione sul fronte interno della crisi del sistema produttivo capitalistico e della propensione alla guerra permanente. Il trasferimento di Alfredo Cospito nel marzo scorso nel circuito carcerario del 41bis si configura in un monito, da parte degli apparati repressivi, contro tutti coloro che si  ribellano alla carcerazione, in particolare per chi ha lottato e continua a lottare contro un sistema economico e politico basato sullo sfruttamento che amplifica le diseguaglianze  imponendo un’economia di guerra che aumenta il caro vita, erode con un’inflazione deflagrante i salari da fame, si riorganizza con licenziamenti punitivi e si finanzia tagliando il diritto alla casa, all’istruzione e alla sanità pubblica. È necessario quindi coniugare la battaglia per la sopravvivenza di Alfredo con una battaglia per l’abolizione del 41bis e dell’ergastolo che va strutturata ed organizzata.

Partecipiamo SABATO 11 FEBBRAIO AL CORTEO ORE 16 PIAZZA XXIV MAGGIO

Il film FINO ALL’ULTIMO RESPIRO – IL CASO ALFREDO COSPITO E ANNA BENIAMINO è No Copyright, quindi riutilizzabile a piacimento.

Lo potete scaricare da qui: https://mab.to/t/EL9T16e0eRD

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Contro il 41bis e l’ergastolo, fuori Alfredo dal 41bis – INIZIATIVE A MILANO

Contro il 41bis e l’ergastolo, fuori Alfredo dal 41bis

Non è da ora che assistiamo ad un acuirsi dell’utilizzo di forme repressive per gestire le contraddizioni sociali: l’uso di reati associativi per le lotte per la casa, le lotte sindacali, la criminalizzazione dei movimenti ambientalisti, il controllo del territorio attraverso operazioni militari mass mediaticamente spettacolari che colpiscono prevalentemente i soggetti più deboli e divisi, per non parlare del ricatto nei confronti dei migranti, necessari come forza lavoro, utili finché deboli ed invisibili.
Significative in tal senso sono la condanna di primo grado per “associazione a delinquere” ai compagni del comitato di lotta per la casa del Giambellino; le medesime imputazioni toccate ai sindacati di base Si.Cobas e USB per le lotte nel settore della logistica; le denunce per associazione a delinquere ai disoccupati di Napoli; il decreto anti-rave il cui scopo sarà anche in funzione anti-picchetto/presidio, e, non ultime, le retate alla Stazione Centrale e i lacrimogeni contro le lunghe file di immigrati in coda per il permesso di
soggiorno a Milano.
Carcere e repressione sono elementi strutturali ineliminabili per le società che vivono di differenze, sopraffazione e sfruttamento. Sono una necessità che si manifesta ancor più violenta nei momenti di crisi o ‘di guerra’ come quello attuale, in cui è necessario, per la stessa sopravvivenza del sistema, silenziare qualsiasi dissenso, idea di trasformazione sociale e annullare qualsiasi conflitto che lo esprima in forme e modi diversi.
In nome di una emergenza che muta ma non finisce mai: la norma regola e il carcere punisce.
Di tutti i dispositivi carcerari il 41bis e l’ergastolo sono la punta più alta, una forma di annientamento fisico e sociale totale. Una forma di tortura da cui si esce solo abiurando la propria identità o scambiando il proprio posto con qualcun altro.

Cosa prevede il 41bis?

Completo isolamento sensoriale, vale a dire che su 24 ore solo 2 sono d’aria in compagnia di un massimo di 3 persone scelte dalla direzione del carcere, che il campo visivo è limitato alla cella o ai passeggi chiusi da reti dove il cielo si vede a quadretti; che le visite con i familiari si svolgono, una volta al mese, con vetri divisori e non c’è nessun tipo di contatto umano; viene impedito di leggere, studiare (libri, non più di 4, giornali, riviste, sono
acquistabili solo tramite il carcere e soggetti all’arbitrio della direzione carceraria che censura, taglia articoli, gestisce tutte le notizie e le informazioni); tutto è sottoposto a censura, compresa la visione di alcuni canali televisivi e la difesa è di fatto impedita dall’impossibilità di partecipare ai processi se non in videoconferenza e al divieto ai difensori di diffondere notizie relative alle condizioni di vita dei detenuti …
Come oramai si può leggere anche sulla pagine di molti giornali la narrazione che vuole che questo regime abbia lo scopo di recidere i legami con l’organizzazione di appartenenza non regge neanche nel caso della lotta alla mafia, che negli anni si è trasformata e ha trasferito la sua attività nei grandi appalti e nella finanza.
Contro questi regimi Alfredo Cospito sta facendo uno sciopero della fame ad oltranza da più di 100 giorni. Ha ben chiarito che il problema non è la sua detenzione ma la condizione di tutti quelli sottoposti al 41bis e all’ergastolo.
In questi 100 giorni il dibattito sul carcere è cresciuto e molte delle sue contraddizioni sono venute a galla: il sovraffollamento, le mancate condizioni igieniche e sanitarie, l’altissimo numero di suicidi, le rivolte del Marzo 2020 terminate con una brutale repressione che ha causato tredici morti…
Diversissimi settori della società ne sono stati coinvolti e anche i non addetti ai lavori iniziano a confrontarsi su questo problema e a comprendere il reale scopo delle misure e strumenti punitivi.
In questi 100 giorni la risposta dello Stato è stata un lungo silenzio terminato con una posizione di fermezza nei confronti di una ‘trattativa’ inesistente. Negando il nocciolo della questione – da loro stessi creata – facendo sfoggio di muscoli a beneficio dei media. “Non cederemo” si dice, ma di fronte a chi?
Ora Alfredo è stato trasferito nel carcere di Opera che avrebbe una struttura sanitaria più attrezzata che quello Bancali a Sassari (benché sulla sanità Lombarda, perché di questo si parla, molto ci sarebbe da dire). Rimane comunque sempre in regime di 41bis e, avendo lui scritto che rinuncia alle cure forzate, la sua situazione resta pericolosamente invariata.
Lo sciopero della fame di Alfredo contro il 41 bis, l’ergastolo/ostativo ci riguarda, ed è per questo che non possiamo tacere. Sul nostro silenzio la repressione si rafforza, i nostri bisogni vengono calpestati e la possibilità di realizzare una società senza sfruttamento dell’essere umano, dell’ambiente, libera da diseguaglianze e discriminazioni di qualunque genere e etnia diventa sempre più lontana.
È necessario quindi coniugare la battaglia per la sua sopravvivenza con una battaglia per l’abolizione del 41bis e dell’ergastolo.

L’Assemblea milanese invita a partecipare

Venerdì 3 febbraio alle ore 18 al presidio in piazza Duca D’Aosta

Sabato 4 febbraio alle ore 14.30 al presidio all’ingresso del carcere di Opera

Milano 1/2/2023 – l’Assemblea milanese

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