24 novembre: incontro su immigrazione e ddl 1660

Domenica 24 alle ore 16 in Via Valfurva 9 Milano
INCONTRO SUGLI ULTIMI INTERVENTI NORMATIVI IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE E SUL DDL 1660
ne parliamo con l’avvocato Nicola Datena dell’Associazione Le Carbet
organizza Rete Solidale Ci Siamo
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Giornata internazionale di memoria ed azione per il compagno anarchico Kyriakos Csymitiris

“date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all’aurora ….”
In un sabato di inizio novembre, una giornata autunnale, nella 56° manifestazione dalla
rivoluzione palestinese del 7 ottobre, per le strade di Milano ci arriva una mesta notizia, un
compagno è morto ad Atene ed una compagna è gravemente ferita, ora in un ospedale
sotto arresto. Vogliamo capire, conoscere. Chi, cosa, perché?
Un esplosione ha messo fine alla corsa di un compagno anarchico in un appartamento di
Atene, ha messo fine al suo desiderio di costruire un mondo nuovo, un mondo libero dallo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura ma non ha cancellato il ricordo, il
riconoscerlo come compagno che dedica tutto se stesso per il cambiamento
Rivoluzionario.
Forse non ti abbiamo conosciuto, o forse si abbiamo camminato insieme per le tortuose
vie della lotta, della sommossa di classe che vede tutti noi “dannati della terra” ricercare il
percorso migliore per mettere la parola fine a questo sistema sociale, il capitalismo, che
genera miseria, guerre e barbarie.
Si, ti conosciamo: sei, siamo compagni!
Questo sabato saremo di nuovo per le strade di Milano, alzando bandiere al vento,
portando la nostra rabbia e la nostra gioia, invitando alla Rivoluzione Sociale nella 58°
manifestazione dalla rivoluzione palestinese del 7 ottobre e nel rumoroso frastuono
grideremo compagno il tuo nome, Kyriakos Ksymitiris, e ci sentiremo più coraggiosi, e ci
sentiremo più forti.
Compagne/i della Panetteria Occupata, Milano, novembre 2024

“δώστε λουλούδια στους πεσόντες εξεγερμένους
με το βλέμμα στραμμένο στην αύρα…”

Ένα Σάββατο στις αρχές Νοέμβρη, μια φθινοπωρινή ημέρα, κατά τη διάρκεια της 56ης διαδήλωσης μετά την παλαιστινιακή επανάσταση της 7ης Οκτώβρη, στους δρόμους του Μιλάνου μας ήρθε μια θλιβερή είδηση, ένας σύντροφος πέθανε στην Αθήνα και μια συντρόφισσα τραυματίστηκε σοβαρά, και βρίσκεται σ’ ένα νοσοκομείο, συλληφθείσα. Θέλουμε να καταλάβουμε, να μάθουμε. Ποιός, τι, γιατί;

Μια έκρηξη έβαλε τέλος στην πορεία ενός αναρχικού συντρόφου σ’ ένα διαμέρισμα στην Αθήνα, έβαλε τέλος στην επιθυμία του για τη δημιουργία ενός νέου κόσμου, ενός κόσμου ελεύθερου από την εκμετάλλευση ανθρώπου από άνθρωπο και της φύσης, αλλά δεν έσβησε στη μνήμη, την αναγνώριση του ως συντρόφου που αφιερώνει όλο του το είναι για την Επαναστατική αλλαγή.

Ίσως να μην γνωριστήκαμε, ή ίσως να περπατήσαμε μαζί στους ελικοειδείς δρόμους του αγώνα, της ταξικής ταραχής που αντικρίζει όλους εμάς “της γης τους κολασμένους”, ενώ αναζητούμε την καλύτερη διαδρομή ώστε να δώσουμε τέλος σ’ αυτό το κοινωνικό σύστημα, τον καπιταλισμό, που γεννάει εξαθλίωση, πολέμους και βαρβαρότητα.

Ναι, σε γνωρίζουμε: είσαι, είμαστε σύντροφοι!

Αυτό το Σάββατο θα είμαστε και πάλι στους δρόμους του Μιλάνου, υψώνοντας σημαίες στον άνεμο, φέροντας την οργή μας και τη χαρά μας, καλώντας σε Κοινωνική Επανάσταση, κατά τη διάρκεια της 58ης διαδήλωσης μετά την παλαιστινιακή επανάσταση της 7ης Οκτώβρη, μέσα στο θορυβώδη χαμό θα κραυγάσουμε σύντροφε το όνομα σου, Κυριάκος Ξυμητήρης, και θα αισθανθούμε πιο θαρραλέοι, και θα αισθανθούμε πιο δυνατοί.

Συντρόφισσες/οι από την Panetteria Occupata. Μιλάνο, Νοέμβρης 2024.

Chiamata a Giornata internazionale di memoria ed azione per il compagno anarchico Kyriakos Csymitiris.
Per il Sabato 16/11, chiamiamo i gruppi e le colletività, i compagni e le compagne di tutto il mondo ad una Giornata di memoria ed azioni per l’ anarchico morto in lotta e nostro caro compagno Kyriakos Csymitiris.
Invitiamo chiunque compagn* dall’ estero desidera inviarci dei testi che vuole che siano letti al Evento d’Iniziativa politica di memoria che si terrà lo stesso giorno ad Atene, per il compagno Kyriakos.
synelallil@riseup.net
Il 31 Ottobre per sempre segnata ai cuori di ogni uomo e donna in lotta. Con rabbia e determinazione ci schieriamo accanto a* nostr* compagn*.
Il 31/10/24, dopo lo scoppio di un ordigno ad un appartamento al quartiere di Ambelokipi, è caduto nella battaglia per la liberazione sociale e di classe il nostro compagno anarchico Kyriakos Csymitiris, mentre la nostra compagna anarchica Marianna M, anch’ essa presente all’ appartamento, si troverà pluriferita e fino adesso, si trova ricorevata sotto custodia all’ Ospedale Evangelismos. Parallelamente, altre due persone vengono arrestate e portate al p.m, il compagno Dimitris e la compagna anarchica Dimitra che sono stati imprigionati in stato di custodia cautelare.
La compagna anarchica Marianna M. si trova sotto custodia all’ ospedale di Enangelismos, con tutto l’apparato repressivo e l’ antiterrorismo a puntare per poter strappare la dichiarazione della compagna.
Non ci siamo dimenticati i casi delle torture contro compagni e compagne in stato d’ ostaggio, in custodia ad instituti ospedalieri, dove sono stati violentati a livello fisico tramite azioni medicali a loro imposte, con il loro stato fisico, sentimentale e spirituale diventato ad oggetto d’ utilizzo. Questi tipi d’ imposizioni del potere statale costituiscono esplicitamente delle torture.
Non devono far passare dalle loro teste, nessun pensiero per un’ulteriore pressione poliziesca o per il continuarsi della procedura (pre)inquisitoria contro la compagna pluriferita Marianna, mentre lei si trova ancora ricoverata, e viene chiamata, dopo l’ esplosione, a gestire tutto il peso sentimentale, spirituale e politico. Il suo interrogatorio è una tortura ed i partecipanti di ogni genere ad esso sono dei torturatori del potere statale. La direzione ed il personale di Evangelismos portano le maggiori responsabilità per
qualunque cosa accadrà alla nostra compagna. Qualunque membro della comunità medica acconsentirà o semplicemente tacerà dinanzi ad una procedura di questo genere, sarà coresponsabile alla tentata violenza statale e del tentativo di tortura della compagna Marianna. La violenza statale è stata gia manifestata contro la nostra compagna dagli infami dell’antiterrorismo che hanno strappato le sue impronte, mentre lei si trovava sotto la responsablità del personale medico senza aver superato ancora il pericolo, senza il suo consenso visto che non aveva ancora recuperato i suoi sensi.
Il canibalismo contro le personalità ed i corpi dei compagni e dellle compagne si era iniziato già con le manovre di ogni risma del’ aparatto statale, sotto la guida del servizio antiterroristico e del ministro ΠροΠο [“Protezione del Cittadino”] Christocoidis. Oppure ancora un punto del ruolo vomitevole dei mezzi di diffusione della propaganda statale e capitalistica. Il riferimento dettagliato e la pubblicazione delle foto e dei video da luogo dell’ accaduto, punta contro il compagno morto ed impronta la crudeltà, dinanzi alla
quale si trova la sua famiglia ed i suoi vicini. In contemporanea con la depoliticazzione dell’ azione dei nostri compagni si tenta a presentarli come dei bombaroli amoralisti che distruggono le case dei cittadini, avendo come scopo il loro isolamento sociale, per essere espost* dinanzi alla repressione.
Lo stato, i suoi aparatti ideologici ed il capitale tentano per ancora una volta a colpire le linee del movimento antagonista, per rendere insensati i suoi contenuti politici, le scelte di lotta e la tradizionale rivoluzionaria d’interi decenni. Prima che la compagna Marianna si riprenderà le sue forze per parlare come lei desidera e come il compagno morto desiderasse, hanno già scatenato accaniti la propaganda statale contro di loro, contro l’ intero mondo della Lotta e delle sue scelte. Lo scherno e la calunnia per la lotta rivoluzionaria si trovano al punto piu avanzato della propaganda controrivoluzionaria. In questo, ci schieriamo contro, senza un passo indietro, diffendeno la Questione rivoluzionaria, ma anche la volontà delle persone che si trovano sotto il tiro dalla repressione.
Per i fatti del 31/10 e le scelte politiche di lotta che hanno portato a questi, non parleranno le canaglie degli aparatti statali e del capitale. Parlerà inanzitutto, quando lei scieglierà a farlo, la compagna che li a vissuti e pagati a caro prezzo, ed i compagni che si trovano sotto accusa per questi. Parlerà il movimento antagonista, tutte e tutti noi che abbiamo caminato insieme al compagno Kyriakos e la compagna Marianna, che ci siamo ispirati e continuiamo ad ispirarsi dallo squadro chiaro e la loro combattività implacabile. Noi che riconosciamo la loro presenza a tutti i campi della lotta, e comprendiamo il come il
compagno e la compagna incarnano il dialogo aperto in movimento. Compagn* che hanno dedicato le loro vite alla lotta contro l’ opressione, per la costruzione di un mondo di uguaglianza e libertà, rivendicando responsabilità e scelte che hanno portato Kyriakos alla morte, e Marianna pluriferita in stato d’ostaggio. Tramite la loro posizione e presenza ci sono dati in corpo, anima e pensiero alla Questione rivoluzionaria, e tramite questo percorso si trovano all’avamposto della società in lotta.
Marianna e Kyriakos sono d’ anni ed ininterrotamente presenti alle iniziative di solidarietà per i detenuti, al movimento internazionalista contro la guerra, alla lotta per la resistenza palestinese, ad azioni per la difesa del quartiere di Exarchia, alle lotte nelle università, per la difesa degli spazi liberati, delle occupazioni ed ad ogni lotta sociale e di classe. Si erano dati a questi, sempre con un spirito di scoprire insieme le loro estensioni insurezionali. Non hanno difeso soltanto teoricamente la lotta pluriforme verso la liberazione sociale, ma costituiscono la sua incarnazione piu viva. Hanno preso posizione, con tutti i mezzi, contro il mondo del potere, lo stato, il capitale, il razzismo, il patriarcato, dalla parte degli opressi e dei rivoltosi, sempre con la visione per un mondo migliore, un mondo di solidarietà, uguglianza e libertà.
Dinanzi ad un mondo che butta all’imondinzia qualunque persona non entra nella sua normalità, che naturalizza lo sfruttamento e l’ opressione del sottomondo, il movimento anarchico – antiautoritario lotta con tutti i mezzi. L’ azione pluriforme è quella che guiderà alla radicalizzazione e la pienezza delle nostre risposte e del nostro attacco contro l’ esistente. Le scelte di controviolenza rivoluzionaria e di lotta armata, come parte impresnindibile della lotta pluriforme, superano i limiti della legalità borghese,
contestando il monopolio di stato alla violenza. Questo tipo di scelte di lotta sono da quelle che mantengono vivo il filo della rivolta da quel Novembre del ’73 fino ad oggi. Questo tipo di scelte costituiscono parte imprescindibile di una continuità di rivolta che tiene viva, nei nostri cuori e nelle nostre menti, la visione di una rivoluzione sociale.
L’ operazione in atto per il rovesciamento della parola rivoluzionaria e la repressione conseguente fanno vedere che gli infami che si trovano in servizio del terrorismo statale hanno paura della gente che non si sottomette all’ingiustizia, alla diseguaglianza, lo sfruttamento. Dinanzi al operazione di propaganda e del terrorismo dello stato e dei padroni, ma anche dinanzi al tentativo di depolicitizzazione delle scelte avanzate, rispondiamo prima di tutto politicamente ed indipendentemente dal caso specifico. Questo lo dobbiamo -fra l’ altro- a tutti quelli e quelle che hanno dato la loro vita, sono stati imprigionati, hanno lottato durante tutti questi anni della guerra sociale e di classe. La lotta armata è una parte integrante del movimento radicale, della lotta pluriforme sociale e di classe, radicata nella nostra tradizione di lotta, e la difendiamo senza nessuna trattativa.
Dinanzi al mondo di atomizzazione e fatalismo, ci rivendiciamo la lotta con tutti i mezzi. Raffroziamo l’uno ad altra, difendiamo i nostr* compagn*. Giu le mani dall’ ambiente famigliare e d’ amicizia, nessuno e nessuna non sara lasciato solo e sola dinanzi all’ avanzata repressiva dello stato e del capitale. Dinanzi alla manovre dell’antiterrorismo e del canibalismo dei media, la nostra solidarietà va a costruire un mur di protezione per le compagn* imprigionat*, e contro qualunque accusa da qua in poi. La repressione non ci
terrorizza e senza nessun dubbio, ci schieriamo al loro fianco.
GIU’ LE MANI DALLA COMPAGNA ANARCHICA MARIANNA
KYRIAKOS KSYMITIRIS UNO DI NOI, PER SEMPRE INSIEME A NOI NELLE STRADE DEL FUOCO
LIBERTA’ PER IL COMPAGNO DIMITRIS E LA COMPAGNA ANARCHICA DIMITRA.
Assemblea di solidarietà con detenuti, latitanti ed accusati uomini e donne in lotta

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13/14 novembre: presentazione “La rivoluzione palestinese del 7 ottobre”

Con l’autore Filippo Kalomenidis presentiamo “La rivoluzione palestinese del 7 ottobre”  PGreco Edizioni- 2024

…..Questo libro parla di Palestina, ma è anche il racconto di un’avventura nella zona ferale dell’Occidente, seguendo l’ombra indelebile che il 7 ottobre ha gettao sulla civiltà capitalistica, liberale e democratica….

13 NOVEMBRE ORE 16 UNIVERSITA’ STATALE Via Festa del Perdono 7

14 NOVEMBRE ORE 21 ARCHIVE Via Arquà 15

organizzato da:
Giovani Palestinesi Milano
Panetteria Occupata
Gruppo Studio – Intifada Studentesca

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9 novembre: Assemblea pubblica “Autonomia differenziata – verso l’estinzione della sanità pubblica”

AUTONOMIA DIFFERENZIATA
VERSO L’ESTINZIONE DELLA SANITA’ PUBBLICA; UN VANTAGGIO SOLO PER I PRIVATI!
ASSEMBLEA PUBBLICA ORGANIZZATA DALLA “RETE TANTA SALUTE A TUTTI!”
presso la Biblioteca Lambrate di Via Valvassore Peroni 56
SABATO 9 NOVEMBRE ORE 15:30
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Fermiamo il DDL 1660 – alcuni materiali utili

Pubblichiamo due materiali utili per la continuazione della mobilitazione per fermare il Disegno di legge DDL 1660. questi materiali, insieme ad altri, rientrano nella campagna e nel lavoro delle diverse realtà che hanno aderito alla Rete Liber* di lottare – Fermiamo insieme il DDL 1660. Strumenti per dare forza alla lotta contro la deriva autoritaria e contro i processi di guerra in atto.

Un dossier prodotto dal C.O.R.E. Comitato romano contro carcere e repressione che dall’analisi del contesto generale in cui si inserisce l’azione legislativa del Governo italiano con la quale attraverso il DDL 1660 svolge un azione di repressione preventiva con “il tentativo di bandire e sterilizzare il conflitto e di creare un’ipoteca sulla praticabilità delle lotte sociali” analizza e contestualizza i singoli articoli del Decreto. Questo dossier vuole essere uno stimolo allo studio e alla comprensione di ciò che i governi stanno preparando per il fronte interno della guerra imperialista.

DDL_1660 – Una legge liberticida

Un fumetto “Alcuni appunti che ho preso sul…DDL 1660” con testi e disegni di Elena Mistrello utilizzando gli appunti presi a “Deliri di legge” incontro organizzato da FOA Boccaccio e Rete lotte sociali Monza e Brianza con la presenza di Eugenio Losco e Antonio Mazzeo.

appunti sul DDL1660

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IL LAVORO SI … LA CASA NO! – dalla Rete solidale Ci Siamo

IL LAVORO SI … LA CASA NO!

ovvero: serviamo per essere sfruttati, ma non quando rivendichiamo un bisogno
Il lavoro si, la casa no, è quanto ha sintetizzato un abitante dell’occupazione di via Fracastoro che, con la rete Ci siamo, rivendica la necessità ad avere una casa non solo per questa realtà di immigrati e immigrate, ma per tutti quei lavoratori e lavoratrici che con le loro attività per lo più precarie, in nero, con contratti a termine e senza garanzie contrattuali, sono interni e motore della stessa economia e produzione di ricchezza. Economia che attua anche in questa città, verso queste fasce di proletari e le figure più fragili e non produttive, politiche di espulsione e di sfruttamento.
La storia di Ci siamo ovvero della nostra comunità di lotta, è una storia lunga otto anni ed è fatta di occupazioni e sgomberi. Nell’ultima occupazione in via Fracastoro abitavano in una settantina di persone, nuclei familiari e singoli, provenienti dal Mali, Gambia, Marocco, Brasile, Perù, Costa d’Avorio, Palestina, Algeria, Tunisia, Nigeria, Togo, Liberia, Guinea Conakry. Lavoratori e lavoratrici stranieri/e impegnati principalmente nel campo dell’assistenza domiciliare, della logistica, della sicurezza, dei servizi.
Crediamo che la nostra storia sia paradigmatica e il riflesso delle politiche abitative sia a livello nazionale che locale verso le fasce più deboli e fragili. Una politica abitativa e sociale a favore degli interessi economici dei grossi gruppi immobiliari e finanziari, che privatizzata e mercifica il bisogno della casa.
1- L’occupazione come risposta.
È importante ribadire ancora una volta che, anche in assenza di politiche abitative attente ai bisogni dei proletari, le occupazioni, informali o rivendicate e sostenute dai movimenti cittadini di lotta per la casa rappresentano la soluzione alla vita in strada. Una necessità vitale che garantisce di non perdere tutto quello che si ha, ma di continuare a lavorare, portare i figli minori a scuola, vivere dignitosamente e progettare un futuro.
Oggi la pratica dell’occupazione, che rappresenta anche una forma di denuncia nei confronti delle migliaia di immobili privati e pubblici lasciati vuoti e al degrado, si trova difronte ad una repressione sempre più capillare. Basta guardare le nuove norme contro le occupazioni abitative (Direttiva Ministro dell’Interno 10 agosto 2023), che hanno attuato a Milano, così come in altre parti d’Italia, lo sgombero di diversi stabili occupati con lo scopo dichiarato di “tutelare la proprietà privata e ripristinare la legalità”.
Una legalità sempre più a difesa delle speculazioni immobiliari private che, in accordo con le amministrazioni pubbliche e i soggetti del terzo settore, stanno trasformando le città in base alle proprie esigenze di profitto, accerchiando i quartieri popolari, espellendone gli abitanti, devastando e saccheggiando anche dal punto di vista ambientale interi territori.
Una legalità che utilizza in modo ostentato la repressione per il ripristino di una sicurezza aleatoria trasformando un problema sociale in una questione di ordine pubblico. Ancor di più oggi, visto quanto prevede il DDL 1660 (Pacchetto sicurezza), in fase di approvazione definitiva, che mette in campo un armamentario normativo che aggrava le leggi già esistenti e ne prevede di nuove che allargano i reati punendo ogni forma di conflitto sociale, di lotta esistente o futura, anche pacifica.

2- Comune di Milano – Responsabilità pubbliche

Quella del Comune è una responsabilità ampia perché da oltre due anni, cioè da quando era stato emesso il bando per destinare l’edificio di via Esterle a luogo di culto (25 marzo 2022), gli abitanti, sostenuti dalla Rete solidale Ci Siamo, avevano denunciato quanto per loro era impossibile trovare una casa. Il tentativo era quello di mettere il Comune nella condizione di attuare politiche abitative in grado di offrire una abitazione dignitosa anche a loro, lavoratori stranieri con contratti brevi e a basso reddito.
Il Comune, al momento dello sgombero, pur avendo dichiarato di voler continuare a cercare delle soluzioni, non si è né presentato nel giorno dello sgombero né ha avviato successivamente alcuna interlocuzione con gli abitanti. In tal modo ha reso palese che l’incontro ottenuto dopo le diverse manifestazioni davanti al Comune e i presidi presso gli uffici comunali dell’Assessorato alla casa, era stato concesso solo perché si trattava di un immobile pubblico che andava consegnato alla Casa della Cultura Musulmana di via Padova per realizzare la prima moschea autorizzata di Milano.
Successivamente allo sgombero di via Esterle e una volta che gli abitanti si sono trasferiti nello stabile occupato di via Fracastoro 8, il Comune ha mostrato ancora disinteresse, come se il riconoscimento di un istanza che gli abitanti rappresentavano fosse svanito e la richiesta di non criminalizzare le occupazioni non riguardasse più l’ amministrazione comunale in quanto, l’immobile di via Fracastoro, di proprie proprietà di un privato, costituisse solo un problema di ordine pubblico di competenza eventualmente della Prefettura.
Il ripristino della “legalità” e il “disinteresse” dimostrato hanno reso ancora più difficili le
condizioni di vita all’ interno dello stabile, dove sono confluiti tutti gli abitanti provenienti dagli altri edifici sgomberati. Uno spazio ben presto congestionato per la presenza di circa 70 persone, diventato non idoneo a famiglie e bambini, a persone con problemi di salute ed anziani, che ha creato problemi gestionali importanti a causa dell’insufficienza di bagni, docce, di spazi abitativi dignitosi e la possibilità di messa in sicurezza che è stata la causa dell’avvenuto incendio.
Ancora una volta infatti l’ Amministrazione comunale si è disinteressata del caso solo perché l’immobile è privato e occupato; ha ribadito che i lavoratori stranieri che vi abitano non rappresentano una fragilità e dunque una priorità per il Comune e neppure che la ricerca di una soluzione al problema abitativo di queste persone rappresenti una richiesta di attenzione particolare, così come invece era stato sostenuto dalla vicesindaco Scavuzzo in una dichiarazione pubblica rilasciata il giorno dello sgombero dello stabile di via Esterle.
3- L’incendio
Da emergenza a problema di ordine pubblico.
La notte del 19 settembre c’è stato un incendio in una palazzina di via Fracastoro 8 dove abitavano circa settanta persone, lavoratori immigrati singoli e famiglie con minori.
La Protezione civile del comune di Milano, intervenuta per coordinare e assistere gli abitanti evacuati, ha comunicato che i nuclei familiari sarebbero stati accolti nella struttura comunale di viale Ortles e gli adulti singoli si sarebbero dovuti rivolgere al Centro Sammartini, dove li ha accompagnati con i propri mezzi.
Al Centro di via Sammartini 120, di fronte all’ esigenza dichiarata di trovare soluzioni per tutti gli abitanti, la funzionaria ha fatto presente che il servizio prevede prima incontri individuali e poi, sulla base di questi, delle soluzioni temporanee solo per le persone con particolari fragilità. Dopo una prima serie di colloqui conclusasi con la consegna di un elenco di strutture a pagamento a cui si sarebbero potuti rivolgere, gli abitanti hanno deciso di non muoversi dalla sala d’aspetto fino a quando non avrebbero ottenuto almeno una soluzione per la notte.
La funzionaria invece di adoperarsi per rispondere all’emergenza, dopo aver dichiarato che non c’erano più le condizioni per continuare il servizio, ha chiuso anticipatamente tutti gli uffici e fatto uscire gli operatori, lasciando aperta solo la sala d’aspetto.
Con questa scelta, l’emergenza si è trasformata in un problema di ordine pubblico gestito dalla Digos, che nel frattempo aveva raggiunto il Centro e svolto un ruolo di intermediario con la Protezione civile, la quale in tarda serata ha proposto come soluzione per la notte la palestra di via Cambini da loro allestita, dove hanno trovato pernottato 38 persone.

4- L’offerta comunale
“Soluzioni” ordinarie, temporanee e non per tutti “

La mattinata seguente gli abitanti sono stati riportati dalla Protezione civile al Centro Sammartini 120 e, nonostante la continua richiesta di interlocuzione con l’Assessorato al Welfare e Salute, la funzionaria del Centro Sammartini ha ribadito l’indisponibilità a un incontro per affrontare l’emergenza di una collettività.
Le soluzioni prospettate sono state quindi i colloqui individuali e dieci posti in due dormitori differenti più altri da verificare in Casa Jannacci. Soluzioni che, oltre a non risolvere il problema per tutti gli abitanti, erano solo per pochi giorni. Inoltre non era certa la possibilità che fossero garantite le esigenze di chi ha orari lavorativi notturni come rider, addetti alla sicurezza e alle pulizie e ancora meno certa la probabilità di una futura e stabile sistemazione abitativa.
Di fronte al muro di gomma da parte delle istituzioni, gli abitanti e gli attivisti della Rete solidale Ci Siamo hanno deciso di spostarsi in piazza Leonardo da Vinci, luogo simbolico di protesta e di lotta.
Qui hanno piantato delle tende. Una sistemazione di fortuna dove temporaneamente vivere e, al tempo stesso, rendere visibile e denunciare anche alla cittadinanza l’assenza di politiche abitative e l’indisponibilità a trovare soluzioni che non siano aleatorie e temporanee. Ma è stato anche rivolto un appello a tutte le realtà cittadine attive nella lotta a difesa degli interessi delle classi subalterne al fine di rafforzare le relazioni solidali.
5- La mobilitazione
Dalle tende in piazza a Casa Loca
Con le tende in piazza Leonardo è iniziato un confronto assembleare per continuare e rafforzare un percorso di lotta per la casa in cui la nostra esperienza come attivisti, lavoratori e lavoratrici migranti, si è messa in relazione con le lotte metropolitane e nazionali contro il DDL 1660 e in solidarietà attiva alla resistenza palestinese e anticoloniale. Consapevoli che l’intreccio di esperienze e percorsi di lotta uniti attorno ad obiettivi comuni possano contribuire a modificare i rapporti di forza affinché si creino le condizioni per cambiare lo stato delle cose presenti.
Da questo confronto e a maggior ragione in mancanza di alternative istituzionali, è maturata come soluzione alla vita in tenda, che non poteva oggettivamente continuare a lungo a causa delle condizioni climatiche, delle esigenze lavorative e dei problemi sanitari, la decisione di tornare a fare vivere lo stabile di Casa Loca sgomberato nell’agosto di quest’anno.
Uno sgombero avvenuto, come ha riportato Casa Loca, “… a seguito della denuncia della
proprietà, la Lambda S.R.L., facente parte del gioco di scatole cinesi del blocco di potere
economico della Pirelli, del gruppo Prelios e delle aziende collegate: i padroni del quartiere
Bicocca, alla periferia di Milano” … È importante ricordare che “Casa Loca è stato un luogo
simbolico per la città di Milano, … di occupazione e autogestione nato sulla scorta della solidarietà internazionalista, dell’autorganizzazione studentesca e delle lotte per i diritti delle e dei migranti … inoltre, la vicinanza con l’università Bicocca ha fatto sì che lo spazio fosse da sempre punto di riferimento per studentesse, studenti e personale dell’università stessa, in un quartiere di antica estrazione operaia.”

6- L’occupazione
A/R Casa Loca – Piazza Leonardo
Nei cinque giorni della rioccupazione di Casa Loca, lo spazio è stato attraversato ed utilizzato da differenti realtà e soggettività milanesi solidali che intorno alle tende di piazza Leonardo avevano rafforzato l’esperienza di Ci Siamo. È diventato così luogo di assemblee, cene, momenti condivisi, fino allo sgombero avvenuto il due ottobre con una forte presenza della Digos, di polizia e carabinieri.
Benché si fosse consapevoli di un probabile sgombero in tempi brevi, la rioccupazione di Casa Loca, oltre a rispondere all’esigenza di un posto in cui vivere, ha assunto un forte carattere simbolico sia per la sua storia politica e sociale, sia per le ragioni per cui era stata sgombrata precedentemente, legate a interessi privati e speculativi.

7- Il ritorno alle tende e l’interlocuzione con il Comune
Dopo lo sgombero di Casa Loca, dal due ottobre gli abitanti sono ritornati a vivere alle tende in piazza Leonardo da Vinci dove, anche a causa delle condizioni climatiche (13 giorni di pioggia intensa), resistono a quelle condizioni indignitose, nel fango e nell’umidità, in condizioni igieniche precarie e con problemi di salute sempre più frequenti, solo grazie alla solidarietà che si è creata intorno a loro.
Solo dopo 23 giorni dall’incendio, l’assessore alla sicurezza Marco Gramelli e l’assessore alla casa Giudo Bardelli si sono resi disponibili ad un incontro in Comune.

Nel corso dell’incontro gli assessori hanno dichiarato, a parole, una volontà e un impegno a trovare soluzioni vista la situazione di invivibilità nelle tende, ipotizzando una prima fase a carattere emergenziale, quindi temporanea, quale tampone verso una soluzione più duratura.
Han chiesto qualche giorno di tempo per valutare e verificare le possibili soluzioni.
A distanza di 10 giorni dall’incontro dell’undici ottobre, nessuna notizia né negativa né positiva è pervenuta, nonostante ripetute richieste di riscontro.
Quanto accaduto nel corso di questo percorso e di quanto sta accadendo alle persone
accampate in piazza Leonardo da Vinci in circostanze climatiche particolarmente difficili, con freddo e piogge abbondanti, condizioni igieniche e sanitarie basilari invivibili, è una
responsabilità che il Comune si deve assumere, a fronte, se non a parole, di risposte e soluzioni reali e fattibili che non sono mai arrivate e neanche ipotizzate.
Una responsabilità ancora più grave da parte di questa amministrazione in quanto, nel recente passato, di fronte all’incendio della Torre dei Moro e quelli di via Vasari e via Luxemburg, ha sostenuto gli abitanti sfollati stanziando ingenti fondi e individuando soluzioni abitative, ma anche agevolazioni fiscali.
Ci si chiede dunque qual è la ragione di questo disinteresse verso i lavoratori immigrati, se non quello di mantenerli in condizioni di precarietà, marginalità e sfruttamento, spingendoli a vivere in strada, in edifici dismessi o più lontano possibile dalla città.
È evidente che la vita nelle tende non è più accettabile e sostenibile, non solo per il fango e le condizioni igienico-sanitarie che comporta, ma perché lede la dignità delle persone.
Una dignità rivendicata, fin dalla sua nascita, da questa comunità di immigrati, che è stata il motore e la spinta per non vivere più nella paura e nascosti negli scantinati.
Una spinta che ha permesso per alcuni anni di avere un tetto sulla testa dove poter dare un
ordine alla propria vita, organizzarsi, sperimentare forme di socialità e mutualità, mettere a nudo le responsabilità delle politiche immigratorie dei nostri governi, frutto delle stesse logiche coloniali che condannano ad immigrare ed esercitano qui le stesse forme di dominio e sfruttamento.

Milano 23-10-2024 Rete solidale Ci Siamo

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24 ottobre: COSTRUIAMO LA MOBILITAZIONE QUEER!

S.O:FUTURA organizza:     COSTRUIAMO LA MOBILITAZIONE QUEER!
Assemblea pubblica a Milano, Panetteria Occupata (via conte rosso, 20), 24 ottobre h. 17:00
Gli avanzamenti legislativi dei governi occidentali, a partire da USA e Inghilterra, nella persecuzione delle persone queer e trans*, hanno subito un’accelerazione negli ultimi anni per via dell’inasprimento delle contraddizioni sociali culminato con la crisi, il ricorso alla guerra e l’ascesa delle destre reazionarie.
Questo ricorso alla transfobia sta venendo adottato ora più che mai anche dal governo Meloni.
A causa della progressiva lotta contro la subalternità prodotta dal binarismo di genere e sessuale, l’esistenza di chi non corrisponde ai criteri patriarcali è messa a repentaglio  oltre che da un clima di polarizzazione sempre maggiore a livello sociale, anche da una serie di provvedimenti legislativi e risoluzioni che stanno ormai prendendo piede in Italia.
Ci ritroviamo ora in una situazione critica, in cui la frammentazione sociale imposta e mantenuta dal sistema capitalistico non basta più per reprimere il dissenso generale, e i governi si trovano costretti a implementare misure repressive sempre maggiori per impedire che le categorie sociali subalterne si organizzino per contrastare la propria oppressione. Vediamo ora questa ondata repressiva prendere forma attraverso, ad esempio, il DDL sicurezza o la crescente violenza delle forze dell’ordine nei confronti delle comunità marginalizzate.
Lo sviluppo imperialista dell’ultimo secolo ha inoltre favorito la settarizzazione delle forze politiche antagoniste in ambiti sempre più ristretti, limitando il carattere organico e rivoluzionario dell’azione politica, spesso compartimentalizzando le lotte in settori stagni, e dunque mancando di una comprensione intersezionale della militanza. Le lotte per i diritti delle persone queer e trans non possono essere concepite come separate dalle lotte anti-imperialiste e anti-razziste, né dalle lotte per il diritto all’abitare o per l’abbattimento del capitalismo in generale. Tutte queste contraddizioni hanno una stessa matrice in comune, ed è quella della proprietà privata, in quanto essa modella e sviluppa tutti i rapporti economico-sociali della realtà in cui viviamo, e tali rapporti possono essere trasformati solo agendo in maniera organica e intersezionale.
Al contempo, stanno prendendo piede in alcune aree della sinistra borghese e liberale sempre più realtà TERF (trans-exclusionary radical feminist), le quali, portando avanti rivendicazioni estremamente reazionarie, invece che supportare materialmente la liberazione delle subalternità di genere e sessuali, auspicano per la loro distruzione, rinforzando il modello di genere basato sul binarismo. Ad esempio l’organizzazione TERF “RadFem” sta organizzando per il 26 ottobre a Milano un convegno estremamente transfobico, in preparazione a un presidio che si terrà il 1 novembre davanti al consolato tedesco per protestare contro una legge per la semplificazione dell’iter burocratico di affermazione di genere per le persone intersex e non binarie, legge che entrerà in vigore in Germania in quella stessa data.
A questa situazione serve una risposta forte e unitaria, ed è per questo motivo che, come Futura, abbiamo deciso di organizzare un momento di riflessione politica rivolta al panorama transfemminista e queer milanese.
Il nostro scopo è catalizzare una mobilitazione generale a partire dall’ambito della queerness, per capire come agire a livello cittadino per contrastare e trasformare i rapporti sociali che ci impediscono di esprimere le nostre necessità e volontà in quanto persone queer e trans*.
Per questo motivo abbiamo deciso di chiamare un’assemblea pubblica per giovedì 24 ottobre in Panetteria Occupata. L’obiettivo è porci una serie di interrogativi sulla lotta queer, far partire un dibattito e infine organizzarci per contrastare materialmente il sistema che produce e mantiene la nostra oppressione, ovvero il binarismo di genere.
instagram: @s.o.futura
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20 ottobre: Cineforum

Domenica 20 ottobre dalle 17:30 S.O.Futura organizza

CINEFORUM

a seguire Cena

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18 ottobre: Sciopero Generale NO DDL 1660 NO DDL LAVORO

Con la resistenza palestinese contro i governi guerrafondai
Il Parlamento sta per approvare una proposta di legge del governo Meloni che stabilisce pene pesanti e carcere per chi organizza o fa picchetti, per chi prende parte a manifestazioni contro la guerra, le basi militari, le “grandi opere”, i disastri ecologici, per chi per bisogno occupa case sfitte, per chi protesta nei centri per immigrati o nelle carceri contro condizioni insopportabili, perfino per chi ha in casa scritti che il governo considera “terroristi” – una legge da stato di polizia.
Questa legge-manganello serve al governo e allo stato per mettere a tacere chiunque si opponga all’economia di guerra, che sta spostando sempre più risorse dai salari e dalla spesa sociale e sanitaria alle enormi spese per le guerre in corso (Ucraina, Palestina) in cui l’Italia, con la NATO e l’Unione europea, è implicata, e per la preparazione di nuove guerre, fino a Taiwan.
Crisi e guerra, sono i due pilastri principali su cui reggono le manovre in atto. Appare
evidente come queste pesanti politiche antiproletarie, acutizzeranno ulteriormente le
contraddizioni sociali e come sia una questione di sopravvivenza per gli Stati e il capitale evitare che sfocino in risposte conflittuali da parte della classe, difficili da controllare e gestire. La necessità di avere una società pacificata diventa quindi un imperativo.
Per fermare questa corsa all’instaurazione di uno stato di polizia e ad una nuova guerra mondiale, dobbiamo mobilitarci nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università. Il nostro nemico è a casa nostra! Per questo abbiamo costituito
nei mesi scorsi la Rete Liberi/e di lottare contro il decreto-sicurezza, e proposto ai
sindacati di base uno sciopero generale per far sentire forte la voce dei lavoratori.
Il Si.Cobas e, nel trasporto locale, Al-Cobas, hanno raccolto questa richiesta proclamando lo sciopero generale dei settori pubblico e privato per venerdì 18 ottobre, come risposta anche all’esplicito attacco fatto in Parlamento da Piantedosi contro il sindacato Si.Cobas, reo di aver, con picchetti e scioperi, organizzato le migliaia di lavoratori prevalentemente immigrati contro il super-sfruttamento nella logistica.
Facciamo tutto il possibile perché si rompano i muri che dividono la classe lavoratrice, e tutti i settori di classe e i movimenti confluiscano in un solo fronte di lotta contro il governo, i padroni, la legge-manganello, le guerre e l’economia di guerra; per imporre il ritiro dei decreti-sicurezza, Valditara e “lavoro”; per porre fine al genocidio in Palestina; per il rinnovo dei contratti di lavoro con forti aumenti salariali e la riduzione dell’orario di lavoro; per il taglio drastico delle spese belliche e l’incremento massiccio delle spese per sanità, istruzione, disoccupazione, prevenzione dei disastri ambientali, pensioni; per bruciare i diktat anti-operai di Stellantis.
Come Rete Liberi/e di lottare contro il DDL sicurezza di Milano vi invitiamo
VENERDÌ 18 OTTOBRE, SCIOPERO GENERALE, contro il
DDL 1660, DDL lavoro e lo stato di polizia.
A sostegno e per rafforzare le iniziative di lotta che il Si.Cobas con i lavoratori
organizzeranno nei luoghi di lavoro, Presidio con corteo, in piazzale Accursio (MI), ore 13, contro la CABI Cattaneo che arma Israele e l’industria della guerra.
C.a.b.i. Cattaneo un’azienda nazionale leader nella progettazione, sviluppo e
fornitura di mezzi subacquei per le forze speciali della marina militare con rapporti
consolidati con la marina israeliana di cui ha contribuito anche alla costituzione.
La complicità è lunga, storica e documentata: ricordiamo i siluri a lunga o a lenta
corsa (i maiali) usati per la prima volta nel ‘48 dall’entità sionista per rompere
l’accerchiamento egiziano nel porto di Gaza.
Il fondatore Giustino Cattaneo progettò i Mas (Motobarca armata svan, poi Motoscafo anti sommergibile) che vennero commissionati dalla Regia Marina per far fronte alla flotta austro-ungarica. Inoltre, CABI ha dato la sua “entusiasta adesione al progetto” di un libro in più volumi dedicato agli “eroici assaltatori della Decima Flottiglia Mas della Regia Marina” che l’11 settembre, in seguito all’armistizio del ’43, si dichiararono alleati della Germania nazista e si attivarono anche contro la resistenza dei partigiani italiani. Capriotti della Decima Mas e un suo collega di CABI
Cattaneo addestrarono gli operatori della Tredicesima Flottiglia Commando di
Israele fin dalla sua fondazione e nel ’48 i siluri a lunga o a lenta corsa (i maiali)
progettati da CABI furono usati dalla neonata entità sionista per rompere
l’accerchiamento egiziano nel porto di Gaza.
Gli accordi commerciali e di ricerca insieme alla presenza delle navi della marina militare italiana nel Mar Rosso manifestano chiaramente la volontà del governo di continuare a essere complice del genocidio del popolo palestinese e del massacro di altri popoli per lo sfruttamento delle risorse e l’egemonia politico-militare nella logica imperialista, coloniale e capitalista dell’Occidente, con Stati Uniti ed Europa in prima fila.
In tempi recentissimi, da agosto 2023, CABI ha stretto un’alleanza con Fincantieri e
il 12 dicembre 2023 ha presentato con Leonardo al Polo Nazionale della Dimensione
Subacquea di La Spezia un mezzo declassificato per l’utilizzo di mini siluri nei raid da
parte della marina militare statunitense e israeliana.
La lotta contro l’occupazione in Palestina è per la liberazione dal colonialismo, massima espressione del capitalismo, in cui la classe lavoratrice salariata è sottoposta a condizioni di vita sempre più degradanti; è per la liberazione, lì come da noi, dallo sfruttamento e dall’oppressione sistemica su terra, corpi e spazi.
Rete Liberi/e di lottare – Fermiamo il DDL 1660 –
fermiamoidecretisicurezza@gmail.com

 

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17 ottobre: presidio per Seif

PRESIDIO GIOVEDI’ 17 ORE 11.00 TRIBUNALE DI MILANO – CORSO DI PORTA VITTORIA

Seif Bensouibat è un rifugiato politico di cittadinanza algerina arrivato in Italia 13 anni fa. Seif lavorava come educatore al liceo Chateaubriand di Roma da cui è stato licenziato per alcuni commenti e post dove esprimeva supporto alla resistenza palestinese.

Nei confronti di Seif è stato aperto un procedimento con sospensione e revoca del permesso di soggiorno. Dopo una perquisizione in casa Seif è stato internato nel CPR di Ponte Galeria, dal quale è uscito dopo 4 giorni di mobilitazioni nazionali; il giudice della convalida ha infatti sentenziato che non ci fossero i presupposti per la detenzione.

Tuttavia la battaglia di Seif non è terminata: giovedì 17 ottobre, a Milano, si terrà l’udienza per la revoca della protezione, che ne comporterebbe la deportazione.

Seif non ha avuto paura, pur conoscendo i rischi a cui andava incontro, rimanendo fedele alla storia di liberazione del suo popolo contro la brutale colonizzazione francese, esprimendo posizioni chiare contro il genocidio in atto da parte dell’entità sionista nei confronti del popolo palestinese a Gaza.

Il caso di Seif è l’esempio lampante di come la nostra lotta si inserisce in un quadro più ampio dove la repressione tocca tutti e tutte: il DDL1660 – in discussione al Senato – porta avanti una logica repressiva e securitaria per criminalizzare il conflitto sociale e il dissenso in ogni sua forma, inclusa quella della solidarietà con persone migranti e persone private della libertà nei CPR.

Oggi più che mai bisogna fare una scelta, c’è chi è disposto a perdere tutto per la verità e la giustizia, mentre altri, pieni di benefici e privilegi sopra al collo, hanno paura di stare dalla parte giusta della storia.

Seif ci ricorda che quando lottiamo per la nostra libertà, stiamo lottando per la libertà di tutti e tutte; quando lottiamo per la libertà di tutti e tutte, stiamo lottando per la nostra libertà.

Questo giovedì 17/10, alle ore 11:00, ci troveremo in presidio davanti al Tribunale di Milano in Corso di Porta Vittoria per esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza a Seif.

LIBERTÀ PER SEIF
LIBERTÀ PER TUTT

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