16 maggio: Corteo Dalle periferie alla Palestina – Libertà per Anan Yaeesh

Il 16 maggio alle ore 19.00 scenderemo nelle piazze di Corvetto per esprimere il
nostro pieno sostegno al compagno Anan Yaeesh, processato dallo Stato italiano per
il suo legittimo ruolo all’interno della Resistenza palestinese di Tulkarem, nella lotta
contro il sionismo e la sua violenza. La mobilitazione è anche un’occasione per
lanciare la manifestazione del 21 maggio a L’Aquila, in vista dell’udienza che
potrebbe risultare decisiva per le sorti dei compagni Anan, Ali, Mansour.
Il 26 gennaio 2024 segna l’inizio di un nuovo capitolo nel calvario di Anan Yaeesh, Ali
Irar e Mansour Doghmosh. Lo Stato italiano, infatti, ha avviato una vera e propria
campagna di criminalizzazione e repressione nei confronti dei compagni palestinesi,
con un processo politico orchestrato ad hoc, mirato non solo a criminalizzare le
azioni individuali, ma soprattutto a colpire la Resistenza stessa in Italia. Un processo
che è parte di una strategia più ampia, volta a soffocare ogni forma di opposizione al
sistema dominante, sia dentro i confini italiani che al di là del Mediterraneo, in
Palestina.
Dalle periferie d’Italia fino alla Palestina, le nostre rivendicazioni sono chiare e
indivisibili: la Resistenza non si processa! Anan Yaeesh libero ora! La lotta di
liberazione palestinese, come quella dei popoli oppressi in ogni angolo del mondo, è
una causa comune contro l’imperialismo, il razzismo e l’oppressione di tutte e tutti
noi. Uniti in questa battaglia, non lasceremo che il compagno Anan venga sacrificato
sull’altare dell’imperialismo e della guerra preventiva contro ogni forma di dissenso.
La nostra lotta per la liberazione, la giustizia e la dignità è indivisibile. Non possiamo
separare le oppressioni che colpiscono i popoli del mondo da quelle che
marginalizzano gli immigrati, le masse impoverite e gli oppositori all’interno dei
confini dell’impero. Ogni ingiustizia è parte di un progetto globale che sfrutta e
divide, ma noi rispondiamo con la solidarietà internazionale e reale e la
determinazione della lotta nelle piazze, di massa, unita e decisa, che dalle Periferie
passa per L’Aquila e arriva in Palestina.
Lo Stato italiano che perseguita i compagni della Resistenza palestinese, sotto
mandato sionista, è lo stesso che opprime gli sfruttati, i lavoratori, chiunque sia
considerato “altro”, “straniero”, parte di una classe impoverita e socialmente
marginalizzata, ma funzionale all’economia. Il razzismo di Stato, che si manifesta
attraverso pratiche discriminatorie e sistemi sociali e giuridici che escludono e
perseguitano, trova il suo corollario nella difficoltà sempre maggiore ad avere un
documento, una casa, a curarsi; nel soffocante quotidiano controllo e nella violenza
dello Stato esercitata per mano delle forze dell’ ordine; nella detenzione
amministrativa nei Cpr, nei Cas, nei dormitori dove rigide regole, basate su un
rapporto di subordinazione e dipendenza, infantilizzano gli individui, ledono le
libertà e la dignità delle persone.
L’obiettivo è di alienarci, tra noi e nella lotta, inibire ogni idea, desiderio di
cambiamento: perché i popoli pacificati non possono rappresentare minaccia per le
politiche fasciste, guerrafondaie; perché i popoli pacificati non possano
rappresentare ed esprimere una reale alternativa alle politiche imperialiste che
massacrano i fratelli e le sorelle palestinesi, mentre il capitalismo sfrenato semina
morti sul lavoro, morti di razzismo, morti di Stato. Lo sfruttamento è la risultante di

politiche che non solo non riconoscono dignità alle persone, ma le riducono a corpi
invisibili e subalterni, condannati a una vita di paura e precarietà.
Questo ciclo di esclusione non si può spezzare senza un cambiamento radicale, senza
mettere in discussione un sistema economico e sociale che si fonda sulla
disuguaglianza e sulla repressione.
La lotta di Anan Yaeesh e dei suoi compagni, in Palestina come in Italia, è una
battaglia che non si può scindere dalla lotta portata avanti contro un sistema che
arricchisce pochi a spese di milioni di persone incatenate dalla sete di profitto del
capitale. Un sistema che, dalle demolizioni di case a Tulkarem fino agli sfratti nelle
periferie italiane, cerca di spegnere ogni scintilla di resistenza e cambiamento reale,
possibile solo attraverso la lotta congiunta.
Per Anan, per Ali, per Mansour, per tutte le vittime della repressione e
dell’oppressione del capitale e dell’imperialismo, scendiamo in piazza il 16 maggio e
ci prepariamo a intensificare la mobilitazione del 21 maggio a L’Aquila. Perché la
Resistenza non si processa e le lotte per la giustizia non si arrestano fino alla
liberazione della Palestina – dal fiume fino al mare, fino al diritto al ritorno di ogni
profugo palestinese – fino a che tutte e tutti avranno casa, pane e dignità.
Io voglio anche la felicità, come diceva Sankara!
Anan Yaeesh libero ora! La Resistenza non si processa!
Dalle Periferie alla Palestina: Anan libero!
Ora e sempre resistenza!


Anan Yaeesh, partigiano palestinese, è detenuto dallo Stato italiano su volontà di “Israele”. È accusato di aver partecipato alla resistenza del suo popolo contro la guerra e lo sfruttamento che le potenze occidentali impongono al mondo arabo. La sua prigionia è l’ennesima dimostrazione del carattere coloniale, razzista e repressivo del sistema in cui viviamo. Colpire Anan significa colpire chiunque lotti contro le guerre, il genocidio del popolo palestinese, lo sfruttamento e l’emarginazione che viviamo ogni giorno nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle periferie. Il 21 maggio a L’Aquila si terrà una nuova udienza del processo nei suoi confronti e dei compagni, Ali Irar e Mansour Doghmosh. Come sfruttati di ogni parte del mondo, dobbiamo organizzarci e unirci per liberare Anan e sostenere la resistenza palestinese, perché è anche così che si combatte l’oppressione nelle strade, nei CPR, nei dormitori e nelle fabbriche. Per questo il 16 maggio alle 19 saremo in Piazzale Gabrio Rosa: portiamo insieme la nostra lotta con determinazione nelle strade di Corvetto, quartiere segnato ogni giorno da emarginazione e repressione.

ANAN LIBERO

Questa voce è stata pubblicata in Generale. Contrassegna il permalink.