Sabato 22 marzo dalle ore 11 troviamoci in Via Padova angolo Via Giacosa
per costruire insieme un percorso di lotta per contrastare l’applicazione del DDL 1660 e delle Zone Rosse
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NON C’È PIÙ TEMPO: MOBILITIAMOCI!
I mutamenti nei processi produttivi hanno determinato effetti considerevoli nel mondo del lavoro in termini di accrescimento di povertà e sfruttamento, esasperazione del controllo sociale e utilizzo del razzismo tra la classe dei lavoratori.
Flessibilità e precarietà lavorativa, privatizzazioni, chiusure aziendali, bassi salari e lavoro povero, progressiva riduzione dello stato sociale stanno determinando un peggioramento delle condizioni di vita della maggioranza della popolazione. Stiamo vivendo una profonda crisi economica che sta determinando un aumento dell’utilizzo della guerra come risoluzione dei problemi per gli Stati ed il padronato.
Crisi e discesa in guerra dell’Italia, dell’UE, rendono, anche per il Governo italiano, necessario applicare sempre nuove forme di militarizzazione e controllo sociale per avere un retroterra pacificato e disponibile ai sacrifici al fine di preservare e garantire gli interessi del padronato (e del Governo). Occorre difendere la politica coloniale nell’Est d’Europa, in Africa, nel Medio Oriente, per avere accesso alle materie prime tanto
utili alle economie occidentali per conservare l’egemonia tanto utile alle economie occidentali per conservare la propria egemonia nel mondo; così si arriva a legittimare e sostenere il genocidio del popolo Palestinese da parte dei sionisti israeliani o a continuare a rifornire armi a paesi come l’Ucraina.
In questo scenario il 18 settembre 2024 viene approvato alla Camera dei Deputati il DDL 1660, ennesimo “decreto sicurezza” come tentativo di creare una società caserma, uno stato di polizia necessario allo stato di guerra. Un sistema sempre più adatto allo spirito della guerra.
Questo disegno di legge, è stato promosso dai Ministri Piantedosi (interno=repressione) Nordio (in/giustizia) Crosetto (difesa = guerra e vendita armi), in pratica da tutte le forze politiche del Governo Meloni che si caratterizza per essere una compagine governativa con una matrice autoritaria/poliziesca e sicuramente con un carattere razzista e classista. Con questo Disegno di legge lo Stato sociale muore e si trasforma in Stato penale e lo strumento repressivo (per le classi popolari) diventa tecnica di governo. Il DDL 1660 allarga la sfera di applicazione del diritto penale, istituisce nuove fattispecie di reato e diverse aggravanti comuni o speciali (aumento delle pene e delle sanzioni) e per le persone rinchiuse nelle carceri pone limiti alla concessione di misure alternative alla detenzione. Persegue la volontà di sterilizzare gli ambiti di conflittualità sociale che in questi anni sono stati tra i più attivi. Tutti i soggetti che esprimono critica e conflittualità sono considerati “nemici” e nel DDL vengono perseguiti.
Si colpisce il movimento sindacale che, soprattutto, in alcuni settori conduce numerose lotte e scioperi come quello nella logistica e nei trasporti; il movimento ambientalista e le loro pratiche di lotta; gli occupanti di case o gli inquilini morosi; le persone detenute in carcere e ristrette nei Cpr; i movimenti di protesta contro le grandi opere come la TAV; i giovani dei quartieri ed i poveri e quei fenomeni considerati di “marginalità sociale” (con l’ampliamento del Daspo Urbano). Così come, mira a colpire e reprimere quei movimenti di solidarietà che negli anni si sono mobilitati a sostegno dei detenuti nelle carceri e nei Cpr, della lotta per il bisogno della casa ed a difesa degli sfratti verso una parte sempre più ampia della popolazione che è impossibilitata a pagare un canone di locazione a costi di mercato o è costretta ad una condizione di morosità per disoccupazione e/o salari bassi.
Il DDL, in sintesi, si propone di colpire, punire, criminalizzare quella maggioranza della popolazione che potenzialmente potrebbe mettere in discussione questo sistema sociale fondato sullo sfruttamento e le disuguaglianze. È un’operazione repressiva, di prevenzione e monito verso le lotte attuali e future. Si vuole imporre un disciplinamento sociale nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle scuole e nell’intera società. Allo stesso tempo tenta di creare un “diritto penale dell’amico” introducendo delle norme che allargano
l’impunità e discrezionalità alle Forze di Polizia e alle Forze Armate, per creare quel modello di democrazia autoritaria, oggi così necessario nella guerra globale di conquista di spazi di mercato e di egemonia del comando. Si concedono quindi privilegi a coloro che sono chiamati a far rispettare, accettare e reprimere le inique regole del mercato e della guerra.
Mentre il DDL 1660 (ora rinominato AS 1236) è attualmente in discussione al Senato per la sua definitiva approvazione dal 27 dicembre 2024, seguendo le direttive del Ministro degli Interni, i Prefetti hanno istituito in diverse città, tra cui Milano, le cosiddette “zone rosse”. Hanno individuato alcune aree, considerate più sensibili e assegnato alle Forze di Polizia una maggiore funzione di controllo e il mandato per espellere, in pieno arbitrio e discrezionalità (per colore della pelle, postura, abbigliamento?), tutti quei soggetti che
possano essere ritenuti potenzialmente disturbatori per le attività produttive o di svago. Un controllo capillare caratterizzato da una ferocia classista e razzista.
Anche attraverso le “zone rosse” al proletariato metropolitano si vuole imporre un nuovo modello di rapporto con la città, fondato sul disciplinamento sociale necessario a tutelare il Capitale e lo Stato facendo sì che le classi subalterne siano costrette ad accettare condizioni di vita insostenibili.
Il 3 marzo scorso, durante l’incontro del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutosi in Prefettura a Milano, il ministro dell’Interno Piantedosi ha annunciato che a brevissimo inizierà a partire dalla zona di Via Padova un presidio fisso delle forze di polizia intorno al quale, usando le parole del ministro, ruoterà un sistema di alcune volanti che faranno il controllo del territorio. Oltre a questo viene confermato l’arrivo di risorse economiche per ulteriori sistemi di videosorveglianza. Con questa ulteriore
operazione di carattere solamente repressivo si vuole far passare le aree metropolitane proletarie come luoghi di in/sicurezza, mentre noi sappiamo che forti sono i rapporti di solidarietà e di comunità che vivono in queste zone e numerosi i momenti di lotta a partire da quelli per il bisogno della casa, per la fratellanza dei popoli, per la solidarietà con la Palestina.
In questi mesi si sono tenute in tutta Italia numerose iniziative, assemblee – manifestazioni – scioperi per bloccare il DDL 1660 e di critica alle “zone rosse”. Pensiamo sia necessario sostenere e rafforzare questa mobilitazione per impedire che il disegno di legge venga attuato. Un disegno legge che va respinto nella sua totalità, che non è riformabile.
Pensiamo che solo con l’unità e la solidarietà tra tutti gli sfruttati si possa avere la forza per lottare contro questa deriva autoritaria e contro i processi di guerra in atto. Che anche nei quartieri dove viviamo si possono organizzare momenti di lotta e di resistenza per contrastare, anche dopo la sua approvazione, il DDL 1660 e rendere inapplicabili le “zone rosse”, per fermare le guerre e contrapporre alle politiche governative gli interessi ed i bisogni, di noi lavoratori, di noi proletari.
Vi invitiamo a partecipare, per discutere insieme ed organizzarci, all’Assemblea Pubblica Sabato 22 marzo dalle ore 11 in viale Padova ang. via Giacosa.
Milano, marzo 2025 Panetteria Occupata