26 novembre: presidio all’Assessorato Welfare

Martedì 26 novembre 2024 ore 10:00
Presidio davanti all’Assessorato al Welfare in via Sile, 8
Contro una politica sociale discriminatoria e razzista, per riportare al centro del dibattito la questione della casa, l’autonomia e l’emancipazione degli individui.
Basta con soluzioni temporanee nei dormitori pubblici con orari e regolamenti oppressivi che non tengono conto delle necessità quotidiane e lavorative delle persone.
Basta con i ricatti, le minacce e le denunce che mirano a cacciare gli adulti e i bambini dalle strutture di accoglienza con lucido cinismo.
Più risorse pubbliche sulle case popolari, meno soldi ai servizi abitativi gestiti dai privati che hanno tutto l’interesse a speculare sull’emergenza.
Più case e autonomia! Meno assistenza e prevaricazione!
In seguito agli sgomberi delle occupazioni abitative di via Siusi e via Esterle, e all’incendio dello stabile di via Fracastoro, la Rete solidale Ci Siamo ha seguito diverse famiglie di lavoratori stranieri prese in carico dai servizi sociali del Comune di Milano e ha potuto constatare quanto segue.
A Milano, una famiglia con minori che si rivolge all’Amministrazione comunale perché è senza casa a causa di uno sfratto o dell’impossibilità di affittarla, quasi sicuramente finisce per essere presa in carico dai servizi sociali piuttosto che da quelli abitativi.
Ciò accade perché viene data la responsabilità di questa condizione al nucleo familiare piuttosto che inquadrare la loro condizione all’interno di un contesto sempre più escludente, precario e razzista. Così il bisogno di una casa, che fino a quel momento rappresentava la necessità prevalente, passa in secondo piano.
Questo pregiudizio sulle persone povere, molto radicato tra gli assistenti sociali, porta a una conseguenza altrettanto dannosa, cioè quella di considerare il nucleo familiare divisibile, da una parte la mamma con i figli minori, dall’altra il padre con quelli maggiori come se per la tutela e il benessere dei minori non fosse importante l’unità della famiglia e la figura paterna.
Una consuetudine ormai diffusa che prevede l’individuazioni di soluzioni abitative temporanee e in emergenza solo per i soggetti considerati fragili del nucleo familiare, a cui viene offerta nell’immediato ospitalità nei dormitori pubblici.
L’accesso in queste strutture, costituite da spazi angusti e asettici con regole rigide e
vessatorie, avviene nella maggioranza dei casi senza sapere il tempo che si resterà al loro interno e neppure se verrà individuata un’altra soluzione stabile e duratura.
Dunque, si resta a lungo separati, in una condizione di incertezza sul futuro, di precarietà quotidiana e di assoluta dipendenza e assoggettamento alle scelte degli assistenti sociali, che agiscono in totale autonomia individuando, tra le risorse a disposizione del pubblico, quella che ritengono più adeguata.
Si tratta di soluzioni come le case di accoglienza o le residenze sociali, gestite dal privato con costi molto elevati per il Comune, che nella maggioranza dei casi non rispondono alle esigenze reali.
Il tutto avviene in una gestione che infantilizza gli adulti e prolunga a tempo indeterminato la loro condizione emergenziale fino a trasformarla in “ordinaria”.
Il più delle volte queste “soluzioni”, presentate come l’unica risorsa che l’Amministrazione può mettere in campo, vengono imposte dagli assistenti sociali alle sole donne, in assenza dei mariti e solo verbalmente, con notevoli pressioni affinché queste siano accette o meno in tempi molto brevi, un paio di giorni al massimo.
Se la famiglia, nonostante le pressioni ricevute, mostra dubbi sulla proposta individuata oppure la rifiuta chiedendo una soluzione abitativa dignitosa, stabile e duratura per l’intero nucleo familiare, allora gli assistenti sociali cambiano registro, prima minacciano la segnalazione al Tribunale dei minori, poi intimano alla donna con i figli minori di lasciare la struttura in cui sono ospitati per poi allontanarli con la forza.
In questo modo, il servizio sociale territoriale, con arbitrio e ostilità, sposta ulteriormente il piano del discorso, da quello abitativo a quello assistenziale a quello penale, cioè ti dice in modo brusco e netto “o fai esattamente quello che diciamo noi, oppure te ne puoi andare e lasciare il posto a qualcun altro. Se non lo fai ti cacciamo e denunciamo!”
Rete solidale Ci Siamo- Lume Occupato- S.O Futura- Rete per il Diritto all’Abitare Municipio 4 – Drago Verde – FGC Milano- Asia USB Milano- Aderisce Unione Inquilini Milano
Milano, 22.11.2024
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