FERMIAMO IL DDL 1660 LA LOTTA NON SI ARRESTA!

Un contributo per la mobilitazione per Fermare il DDL 1660 dall’assemblea della Panetteria Occupata

FERMIAMO IL DDL 1660
LA LOTTA NON SI ARRESTA!

Il disegno di legge 1660 presentato dal Governo Meloni a firma del ministro dell’interno
Piantedosi, della difesa Crosetto e della giustizia Nordio (partorito quindi da tutte le funzioni e poteri del governo: legislativo, esecutivo e giudiziario), dopo il vaglio della Commissione Giustizia Affari Costituzionali (che su richiesta della Lega ha aggravato alcune norme), il 10 settembre è approdato alle Camere per la discussione ed approvazione. L’ennesimo pacchetto di norme sulla “sicurezza” finalizzate a colpire, impedire e prevenire iniziative di lotta, agibilità politica e libertà di critica attraverso l’aumento dei reati e l’incremento delle pene detentive.
Un disegno di legge che si abbatterà su un largo spettro di soggetti e movimenti, a partire dai lavoratori più combattivi che in questi anni, soprattutto nella logistica, hanno ottenuto, con dure lotte, importanti vittorie salariali, occupazionali, sull’ organizzazione dei ritmi e dei tempi di lavoro; sui movimenti contro le grandi opere e la guerra, per la casa; nei confronti dei giovani che lottano contro le scelte economiche che determinano devastazioni ambientali e climatiche; gli immigrati che rivendicano un documento e si oppongono allo sfruttamento, al razzismo, alle condizioni ed internamento nei CPR; i prigionieri contro le condizioni disumane nelle carceri.
La legge in discussione è figlia della logica securitaria che da oltre 40 anni i vari governi che si sono succeduti, a suon di legislazioni e decreti speciali hanno messo in campo per contrastare i presunti nemici di turno (mafia, “terrorismo”, rom, immigrati, islamici ….), e costruire una narrazione che permettesse di attuare misure sempre più repressive e di controllo preventivo, impedire ogni possibile critica al fine di spezzare e pacificare essenzialmente la lotta di classe.
Legislazioni che dagli anni 70-80 (legge Reale, art.90 …) hanno svolto una funzione repressiva e di deterrenza per contrastare la lotta di classe che si era sviluppata in un grande movimento rivoluzionario (non solo in Italia, ma a livello internazionale) e per annientare ogni possibilità di cambiamento sociale. Di quel movimento, che vide oltre 20.000 indagati e oltre 6.000 prigionieri politici, ancor oggi, nel silenzio più assoluto, 16 compagni sono in galera in AS2, senza possibilità di uscita, se non quello di un movimento che lo richieda incondizionatamente.
A partire dalla lotta a quello che lo Stato chiama “terrorismo”, sono state applicate misure
emergenziali che avrebbero dovuto avere un carattere temporaneo, ma in realtà sono diventate norma ordinaria, utilizzate e generalizzate ad altri soggetti e tipologie di reati, consolidate, man mano, da altri pacchetti sicurezza. Si veda l’applicazione dell’art. 41 bis del Regolamento penitenziario, nato per contrastare la mafia e ampliato a quell’arcipelago di reati per terrorismo a cui è sottoposto oggi Alfredo Cospito e altri 3 compagni da quasi 20 anni e non ultima, la detenzione di Luigi Spera in AS2 nel carcere di Alessandria accusato in maniera arbitraria e aleatoria di attentato con finalità di terrorismo per un’iniziativa di denuncia contro la multinazionale dell’apparato industriale-militare Leonardo.
Operazione che lo Stato ha condotto attraverso un’opera anche ideologica di differenziazione, desolidarizzazione, indottrinamento ed ingabbiamento delle lotte all’interno di una logica di compatibilità e legalità borghese.
Un solco continuato, via via negli anni, seguendo le varie emergenze, ergo, necessità da parte dello Stato e del capitale di portare avanti i propri piani e il proprio dominio. Solo qualche esempio: con la legge Bossi-Fini, il pacchetto sicurezza Minniti/Orlando, la legge 80/2012 nota come “piano casa Renzi-Lupi, il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza, il decreto Cutro, Caivano .., si formalizza, attraverso una revisione di codici penali e la creazione e ampliamento di nuovi reati, chi sono i nemici da combattere: la classe subalterna che lotta in tutte le sue espressioni e forme.
Lotte che si sono espresse nel lavoro, così come nei territori, nelle scuole, come risposta ad una crisi che produce inflazione galoppante, erode sempre più i salari, precarizza le condizioni di lavoro, aumenta la speculazione e la privatizzazione, crea sempre più disuguaglianze e discriminazioni e che produrrà sempre più miseria per le classi subalterne.
Il futuro che si prospetta nella relazione di Draghi a Bruxelles non lascia dubbi: per uscire dalla forte crisi che attraversa l’UE, c’è bisogno che l’Europa sia competitiva, e la ricetta prevede investimenti di 700-800 miliardi tramite ricorso al debito comune, cioè pubblico, quindi ulteriori tagli alle politiche sociali, da riacquisire, in parte attraverso il recupero di
produttività, quindi maggior sfruttamento e risparmio sul costo del lavoro, perché l’UE
rispetto a Cina e Stati Uniti ha perso posizione in termini di produttività del lavoro e
produzione nei confronti dei colossi internazionali. “Come dice Draghi: Il bilancio dell’Ue
dovrebbe essere riformato per aumentarne l’efficacia e l’efficienza, oltre a essere
meglio sfruttato per sostenere gli investimenti privati”, istituendo “un ‘pilastro della
competitività. “La competitività dell’Ue è attualmente compressa da due lati. Da un lato, le imprese dell’Ue devono far fronte a una domanda estera più debole, soprattutto da parte della Cina, e a crescenti pressioni competitive da parte delle imprese cinesi. La quota dell’Ue nel commercio mondiale è in calo, con una notevole diminuzione dall’inizio della pandemia. Dall’altro lato, la posizione dell’Europa nelle tecnologie avanzate che guideranno la crescita futura si sta riducendo“.
“Per ridurre le sue vulnerabilità, l’Ue deve sviluppare una vera e propria politica
economica estera basata sulla sicurezza delle risorse critiche…. “con una strategia
globale che copra tutte le fasi della catena di approvvigionamento dei minerali critici,
dall’estrazione alla lavorazione al riciclaggio” .
E Draghi, unite a queste misure strutturali, non manca di porre l’accento sulla necessità di
incrementare la produzione bellica e la “difesa”, per essere preparati ad affrontare le “minacce incombenti”: “La pace è il primo e principale obiettivo dell’Europa. Ma le minacce alla sicurezza fisica sono in aumento e dobbiamo prepararci. L’UE è collettivamente il secondo Paese al mondo per spesa militare, ma questo non si riflette nella forza della nostra capacità industriale di difesa … L’industria della difesa è troppo frammentata, il che ostacola la sua capacità di produrre su scala, e soffre di una mancanza di standardizzazione e interoperabilità delle attrezzature, che indebolisce la capacità dell’Europa di agire come una potenza coesa. Ad esempio, in Europa vengono prodotti dodici diversi tipi di carri armati, mentre gli Stati Uniti ne producono solo uno.”
Crisi e guerra, sono i due pilastri principali su cui reggono le manovre in atto. Appare evidente come queste pesanti politiche antiproletarie, acutizzeranno ulteriormente le contraddizioni sociali e come sia una questione di sopravvivenza per gli Stati e il capitale evitare che sfocino in risposte conflittuali da parte della classe, difficili da controllare e gestire. La necessità di avere una società pacificata, in mancanza e nell’impossibilità di elargire ammortizzatori sociali, diventa quindi un imperativo.
Lo Stato, in apparente contraddizione con le sue stesse regole e principi di legalità,
costituzionalità, democrazia borghese nega lo stesso diritto di espressione e manifestazione del dissenso attaccando a 360° le lotte nel mondo del lavoro, sulla casa, per la difesa dell’ambiente, contro le grandi opere, le proteste nelle carceri e nei CPR, la libertà di pensiero, che, in questa fase sempre più acuta di crisi in cui versa il capitale e di guerra aperta a livello globale, rappresentano le contraddizioni sulle quali si sono sviluppate le lotte e che potrebbero in futuro porsi nella prospettiva di un cambiamento sociale complessivo.
Il DDL 1660 rappresenta in questo contesto un ulteriore tassello di erosione degli spazi
democratici in linea con la riforma del premierato: una democrazia autoritaria, in cui concetto di sicurezza è sinonimo di criminalizzazione delle lotte sociali.
Le forme più significative su cui agisce il nuovo “pacchetto sicurezza” sono l’ampliamento dei reati associativi (art. 270), l’ estensione della possibilità di revoca della cittadinanza per gli immigrati, pene pesanti per chi occupa, sostiene o solidarizza con gli occupanti; l’ aumento dell’utilizzo del daspo urbano; aggravanti per blocco stradale e ferroviario; la detenzione per le donne madri o in stato di gravidanza; la creazione del nuovo reato di “terrorismo della parole” contro chi si oppone alla realizzazione delle grandi opere (NoTav, NoPonte); il reato di rivolta, esteso anche alle forme di protesta pacifiche, nelle carceri e, per i migranti, nei CPR e nei CAS.
La necessità di controllo e di pacificazione è ancora più necessaria se si contestualizza la
situazione a livello internazionale di scontro economico e militare imposto dai poli imperialisti USA, UE e Nato. In particolare, se si legge la questione palestinese, con il genocidio in corso ad opera del sionismo israeliano con la complicità e la partecipazione attiva degli Usa e dei governi europei, Italia in primis, che ha aperto uno spiraglio, dato coraggio e rafforzato le lotte a livello internazionale. Conflitto che ha messo in evidenza le contraddizioni delle cosiddette democrazie occidentali, l’aspetto coloniale ed imperialista della guerra, il concetto di Resistenza, il rifiuto della divisione fra “buoni e cattivi”, messo in luce la necessità di una lotta internazionalista che rafforzando la lotta dei palestinesi, allude alla liberazione dal capitalismo in tutti i paesi.
È in questo scenario di rafforzamento del ruolo dell’esecutivo, di proposta del premierato, di una svolta autoritaria e di fascistizzazione del potere che va letto l’attacco oggi in atto e va inquadrato il DDL 1660 che assume un carattere “strutturale” a livello politico, economico, sociale, ideologico. Un’ operazione che crea le condizioni per una massificazione della repressione, ma soprattutto mira a sancire che non si debbano creare condizioni e velleità di cambiamento, di poter immaginare e pensare la possibilità di costruire una società diversa da quella capitalista. Assume quindi, attraverso l’azione punitiva, anche una funzione di prevenzione, deterrenza e monito.
Queste le ragioni per cui il disegno legge in discussione non è riformabile, né emendabile, ma va fermato.
A livello nazionale si è formato un coordinamento tra numerose realtà politiche, sindacali e sociali, la “Rete liberi/ e- Fermiamo insieme il DDL1660”, che attraverso lo sviluppo di una mobilitazione unitaria si pone l’obiettivo di bloccare questo progetto all’interno di una lotta più generale contro la guerra, lo sfruttamento dell’uomo e della natura.
Per rafforzare il percorso intrapreso a livello nazionale, pensiamo sia possibile attivare
concretamente anche nell’area metropolitana milanese, con tutte quelle realtà impegnate nella lotta per la casa, sul lavoro, contro i cpr, nelle carceri, contro i progetti delle grandi opere, per l’ambiente, nelle università, contro il genocidio palestinese e la guerra, un polo metropolitano, che a partire, dalla costruzione di iniziative sui territori, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, contro la proposta di legge in discussione, lavori per diventare un punto di riferimento, di discussione, organizzazione e mobilitazione metropolitano delle lotte.
Uno sforzo verso il coinvolgimento di ampi settori di classe già attivi nelle lotte, ma che si
allarghi anche a quei settori e soggetti oggi ancora silenti, condizione necessaria per, concretamente, FERMARE il DDL 1660.

Assemblea della “Panetteria Occupata”- Milano

Fermiamo_DDL_1660_Panetteria_sett_2024

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