CORTEO PER LA PALESTINA – LODI 30 GIUGNO ORE 10
PARTENZA PIAZZALE STAZIONE
Dal Coordinamento Lodi per la Palestina: Dopo la manifestazione del 28 gennaio, stiamo organizzando un secondo corteo per la mattina di domenica 30 giugno. Di seguito il
testo che racchiude le nostre ragioni.
In questi otto mesi di bombardamenti ininterrotti, 36.479 sono i Palestinesi assassinati dalle bombe e dalla fame, data l’impossibilità per loro di ricevere aiuti umanitari per via del blocco intorno a Gaza, ma anche per l’assedio dei camion con i viveri da parte di bande di sionisti. Un numero di morti impressionante che aumenta di giorno in giorno e al quale vanno aggiunti, come in un macabro conteggio, le migliaia di corpi ancora sepolti sotto le macerie e quelli delle fosse comuni non ancora ritrovate. I feriti sono 82.775 e gli assalti dei coloni armati in Cisgiordania hanno già causato 520 morti dall’inizio dell’anno.
Non è solo una questione di “numeri”: non sembrano esserci limiti allo spregio di qualsiasi
regola stabilita dal diritto internazionale. Anche su Rafah, definita zona sicura, è stata avviata un’offensiva brutale appoggiata dagli USA, nonostante la disapprovazione di gran parte della comunità internazionale. La popolazione sopravvissuta è stata costretta a evacuare per la propria “sicurezza”, salvo poi essere comunque colpita a fuoco dalle forze occupanti durante gli spostamenti. Il 10 maggio, dopo giorni di pressioni, coloni appiccano fuoco alla sede dell’UNRWA di Gerusalemme sotto l’occhio inerte dei soldati. A fine maggio la Corte Internazionale di Giustizia ordina a Israele di fermare l’operazione su Rafah, e poco dopo Israele risponde con bombardamenti sulle tende di nylon, causando incendi che hanno carbonizzato gli sfollati che lì vivevano. Una delle peggiori immagini di questo genocidio è pervenuta al mondo: un piccolo corpo a malapena riconoscibile, carbonizzato, senza testa. E le principali testate italiane ne hanno dato notizia includendo e amplificando le parole dei leader israeliani: “tragico incidente”, “errore”.
Durante l’assemblea generale dell’ONU per valutare la promozione della Palestina a stato
membro, il rappresentante israeliano osa rimproverare i favorevoli all’ammissione e riduce con un tritacarte la Carta delle Nazioni Unite sostenendo di rappresentare così la “vergognosa” decisione di ammettere la Palestina, composta da soli “terroristi”.
Quello che i sionisti stanno compiendo a Gaza, dopo aver raso al suolo case, scuole, ospedali, università, siti archeologici, chiese, moschee e sparato agli animali che avevano la sola colpa di muoversi sul terreno, è un genocidio sistematico, organizzato e con tanti complici, a partire dagli USA, agli Stati dell’Unione Europea con l’Italia che oltre a sostenere Israele continua ad astenersi nelle varie votazioni all’ONU. Colpendo in modo scientifico anche medici, operatori sanitari, ambulanze e giornalisti, si tende ad eliminare ogni tipo di possibile testimonianza di questo orrore, con una disumanità che non ha precedenti. Viviamo una realtà rovesciata: i genocidi si permettono di dare lezioni di moralità, la maggior parte degli europei scesi alle urne ha scelto più militarizzazione, depredazione e orrori.
Eppure l’intifada studentesca che da aprile ha preso corpo nelle Università di tutto il mondo per chiedere il blocco degli accordi con le Università israeliane e le aziende dell’industria militare coinvolte nel genocidio, ha dato nuova forza a chi si batte per la Palestina, dimostrando con le proprie vittorie che attivarsi seguendo la propria coscienza vale lo sforzo.
Pensiamo quindi che in una città come Lodi dove le voci solidali sono tante ed eterogenee sia arrivato il momento di fare un secondo corteo a sostegno della lotta del popolo palestinese che, nonostante le condizioni disumane in cui sopravvive, continua a resistere.
Non chiediamo una “pace generica”, chiediamo un cessate il fuoco immediato, la fine del
genocidio, il ritiro delle truppe d’occupazione per una Palestina libera (“dal fiume al mare”) con il diritto al ritorno per tutti i profughi e che non vengano fornite ulteriori armi ad Israele, ancor più considerando che l’Italia ne è il terzo principale fornitore e che il materiale militare è prodotto nelle nostre democratiche fabbriche di morte che si trovano anche nei territori limitrofi a Milano e nella città stessa.