27 gennaio Giornata della Memoria. Non rimaniamo indifferenti e ricordiamo per far si che non si ripeta la storia. La memoria è una cosa viva dove alla denuncia dei crimini passati del nazismo e fascismo critichiamo i nuovi genocidi come quello che sta avvenendo al popolo palestinese. Oggi davanti all’Università Statale di Milano è stato ricordato tutto questo in attesa di continuare le mobilitazione a fianco della Resistenza Palestinese. Questo il testo del volantino che i “Solidali con la Palestina” hanno distribuito:
Avere memoria è non restare indifferenti al genocidio in atto a Gaza e Cisgiordania. L’olocausto subito dagli ebrei (e non solo) non può essere pagato dai palestinesi
Nell’invito per la cerimonia che si sta svolgendo nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, oggi 27 gennaio 2024 in occasione della Giornata della Memoria, si scrive:
“Le Università sono, per loro stessa natura, luogo di incontro e dialogo fra le culture, fondamentali per la tutela dei valori della nostra democrazia, tra cui, imprescindibile, quello del rispetto della vita umana e di condanna di ogni forma di violenza, guerra e razzismo”.
Ci auguriamo, quindi, che almeno delle parole siano finalmente spese contro il massacro in atto in Palestina. Ma temiamo che il passaggio in cui si fa riferimento alla “nostra
democrazia” abbia il significato che abbiamo conosciuto in Iraq, Afghanistan, in Libia e in tutte le occasioni in cui per difenderla ed “esportarla”, questa democrazia, si sono
trucidate popolazioni.
La carneficina in corso a Gaza e in Cisgiordania non può essere in alcun modo giustificata, né la si può considerare una risposta proporzionata all’attacco del 7 ottobre.
Si tratta invece del risultato di un secolo di occupazione coloniale e mira a stroncare la resistenza e i palestinesi tutti in modo definitivo. L’obiettivo di “israele” è chiaro, i palestinesi, chiamati apertamente animali o subumani, sono da eliminare perché si realizzi la visione sionista: Una terra senza popolo per un popolo senza terra.
Sionista, non semitica l’affermazione fondante il progetto sionista. Ricordando, a chi attacca chiunque si esprima contro “israele” accusandolo di antisemitismo, che di origine
semitica lo sono anche gli arabi, e quindi i palestinesi.
Antisionismo non significa antisemitismo, lo ribadiamo per l’ennesima volta pur sapendo che non servirà a contrastare la propaganda dei sionisti e delle potenze capitaliste occidentali che, ormai da un secolo, mantengono un silenzio complice sui loro crimini.
Oggi la nostra memoria va alla Nakba, quando nel 1948, dopo la dichiarazione di nascita dello stato di “israele”, 800.000 palestinesi furono costretti ad abbandonare città e villaggi,
per vedere poi rifiutato fino a oggi il ritorno nelle proprie terre. I profughi palestinesi conservano ancora la chiave della loro vecchia abitazione, e se la passano di padre in figlio.
Una questione morale, scriveva Ilan Pappé, è chiedersi perché il mondo abbia permesso allora l’espulsione dei palestinesi. Una questione morale è oggi chiedersi perché stia
avvenendo ancora una volta. La Nakba che “israele” sta riproponendo, con gli ordini di evacuazione da una Striscia di Gaza ridotta in rovine e la distruzione in Cisgiordania, deve
essere impedita.
I palestinesi lo sanno e non se ne andranno un’altra volta. E noi li sosteniamo.
Solidali con la Palestina